Mangiare a casa con i ristoranti virtuali, pentitevi e tornate nei ristoranti
I servizi di consegna a domicilio, naturalmente, sono ben lieti di sbandierare dati che confermano questa tendenza
Ci sono i temperamenti casalinghi, che adorano la quiete domestica e non di rado amano mettere alla prova la loro abilità ai fornelli, per stupire amanti, coniugi e amici o semplicemente per bearsi di una delle attività più belle del mondo (cucinare). E poi ci sono gli irrequieti, i claustrofobici, quelli che non ne vogliono sapere di spadellare ma sono insofferenti anche all’idea di rinchiudersi in un luogo chiuso, con i soliti noti, per rimasticare le solite cose tra quattro mura: sono gli amanti dei ristoranti, della scoperta di nuovi sapori, dell’idea stessa di vivere un’esperienza a contatto tra la gente, in un’ambiente vivace, rinnovando la gioia di mangiare, essere serviti e riveriti e discutere amabilmente, senza impegni da rispettare. E poi c’è la terza categoria, infausta, che avanza a macchia d’olio: quella di chi si fa portare il cibo a casa, dove divora roba spesso scotta o fredda o dozzinale, spargendo briciole di hotdog e di malinconia sulle coltri del letto.
I servizi di consegna a domicilio, naturalmente, sono ben lieti di sbandierare dati che confermano questa tendenza. E così Deliveroo fa sapere che a Roma ci sono ben 40 ristoranti virtuali (erano 18 nel 2018). Cosa sono i ristoranti virtuali? Sono laboratori di cucina, senza sala, senza tavoli, senza ristorazione aperta al pubblico, che si limitano a cucina e a far consegnare i loro piatti a domicilio. Non solo. Spiega Deliverooo che dal 2016 gli ordini sono cresciuti in media del 190% ogni anno e il numero dei ristoranti del 90%: oggi a Roma è possibile ordinare da circa 1.500 ristoranti, con la possibilità di scegliere tra più di 20 tipologie di cucine differenti. Sul podio delle preferenze dei romani, la cucina italiana, con la pizza al top nelle scelte, la tradizione americana degli hamburger e la cucina giapponese.
Intendiamoci, niente di male. A tutti capita di volersi rinchiudere in casa e di farsi portare una pizza senza troppi sbattimenti. Benissimo, viva la pigrizia. Però, che tristezza l’idea di una società che si rifugia a casa, chiude le porte al mondo e le apre solo per ricevere un cartone unto o nigiri spappolati. Finché possiamo, cuciniamo noi. Oppure usciamo, godiamoci il mondo, i mille ristoranti, le trattorie, le vinerie. Diamo un’occhiata intorno, ubriachiamoci (con moderazione), rimorchiamo (con classe), facciamo amicizia con l’oste, leggiamo un libro tra un bicchiere e l’altro e condividiamo con gli altri la fine di un’altra giornata.