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Aperti a pranzo anche in zona rossa ed arancione? Si può!

Ristoranti, i locali pubblici possono rivedere il loro codice ateco e restare aperti in zona rossa e arancione

Aperti a pranzo anche in zona rossa ed arancione? Si può!

Una circolare che consente di rivedere i codici Ateco dei locali pubblici per poter diventare mense aziendali anche se originariamente nascono come bar e ristoranti. È questa la novità che fa tornare alla speranza il settore.

Emilia Romagna e Veneto (con le province di Rovigo, Venezia, Vicenza e Padova) sono state le prime regioni a introdurre la modalità, con il permesso delle loro prefetture. Una dichiarazione di Bruno Meneghini, segretario provinciale della Fipe Confcommercio di Rovigo, infatti faceva notare che anche i ristoranti e attività similari rientrano nelle attività che possono erogare servizio di mensa e di catering continuativo su base contrattuale come previsto negli ultimi Dpcm.

Valutando che i protocolli di sicurezza da seguire sono quelli entrati in vigore sin dal primo sblocco di fine primavera/inizio estate, poi basta un contratto stipulato con un’azienda la quale deve comunicare nomi e cognomi dei dipendenti che potrebbero entrare nel locale così da favorire controlli ed eventuali tracciamenti. Il servizio sostitutivo di mensa aziendale dà luogo all’instaurazione di un duplice rapporto contrattuale tra i soggetti coinvolti: il primo, tra la società emittente i buoni pasto e il datore di lavoro, è soggetto a Iva con aliquota del 4%; il secondo, tra la società emittente e la mensa aziendale ed interaziendale che accetta i buoni pasto, è soggetto a Iva con l’aliquota del 10%. È quanto chiarito dalla risoluzione n. 75 del 1° dicembre 2020, con la quale l’Agenzia delle Entrate è intervenuta in merito al trattamento, ai fini Iva, dei servizi sostitutivi di mensa aziendale resi a mezzo di buoni pasto.

“Un segnale positivo - ha osservato Sbraga - che resta comunque una pezza ad una situazione paradossale. La scelta giustifica e rende ancor più ragionevole la nostra richiesta di aprire i ristoranti in zona arancione almeno a pranzo perché i lavoratori in mobilità hanno il diritto di sedersi a mangiare. Manca un ultimo passaggio: il Ministero non comprende che i ristoranti non generano mobilità, ma la intercettano e per questo non possono essere additati di essere responsabili di un innalzamento dei contagi.”

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