Coronavirus, emergenza sociale & sucidio: Cuoco non ha resistito al secondo lockdown e si è tolto la vita. Lo Stato deve agire subito
Crisi coronavirus: cuoco "licenziato" per la pandemia si suicida in casa
Secondo il documento ‘L’economia della Toscana – Aggiornamento congiunturale’ la pandemia di Covid-19 ha colpito la Toscana “in un contesto di diffusa debolezza congiunturale, determinando una forte caduta dell’attività economica: per il primo semestre del 2020, l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER), sviluppato dalla Banca d’Italia, segnala una flessione di quasi il 12%, in linea con quanto stimato per l’intero Paese".
La produzione industriale si è contratta in misura significativa. Il quadro di estrema incertezza ha interrotto l’accumulazione di capitale, con un’ampia revisione al ribasso degli investimenti programmati. Inoltre il documento diffuso da Bankitalia ha attestato che anche il commercio estero è stato vittima di cali incredibili: in Toscana l’export (nei primi sei mesi del 2020 e rapportando i dati a quelli dello stesso periodo del 2019) ha subito un calo di oltre il 15%.
Inutile dire che i flussi turistici si sono interrotti soprattutto nelle città d’arte, in quanto si sono preferiti (complice anche il periodo in cui le limitazioni sono state ammorbidite) le città mete balneari.
Tutto questo ha impattato sulla Toscana e si Firenze in cui dopo 10 anni di crescita redditizia, si è bloccato quasi completamente il settore della produttività.
“Nessun aiuto concreto è arrivato. E non siamo i soli a non aver avuto sostegni: tutto il commercio, ambulanti, tassisti, partite Iva. Tra l'altro i mesi duri sono alle porte, settembre, ottobre, novembre”, spiegava Pasquale Naccari, portavoce del gruppo Ristoratori Toscana, già a fine Agosto.
In occasione di una protesta in regione Toscana, che arrivava proprio qualche giorno dopo il suicidio di Luca un ristoratore di 44 anni, si chiedeva venisse proclamata nella data del 22 agosto “la giornata del Ristoratore”, il settore Trani più lesi da questa emergenza, dalla crisi economica e soprattutto dalla crisi personale e identitaria di migliaia di persone.
L’occupazione dunque ha subito un forte scossone. In Italia, si e contratta con una percentuale intorno al 2%.
Secondo i dati ISTAT l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra una forte diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2019 (-20,0%). Tali andamenti risultano coerenti con la fase di eccezionale caduta dell’attività economica, con una flessione del Pil nell’ultimo trimestre pari al 12,8% in termini congiunturali. Il numero di persone occupate subisce un ampio calo in termini congiunturali (-470 mila, -2,0%), dovuto soprattutto alla diminuzione dei dipendenti a termine e degli indipendenti.
Questi sono dati che esistono nonostante il divieto di licenziare, quindi quando tale divieto verrà meno si rischia di assistere a dinamiche dirompenti e forse persino inedite.
Il calo occupazionale interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale, per i quali nel 63,9% dei casi il part time è involontario. Diminuiscono, inoltre, gli occupati che hanno lavorato per almeno 36 ore a settimana (50,6%, -13,8 punti), a seguito delle assenze dal lavoro e della riduzione dell’orario dovute all’emergenza sanitaria. Nel confronto annuo, prosegue con maggiore intensità la riduzione del numero di persone in cerca di occupazione (-647 mila in un anno, -25,4%). Si accentua, inoltre, l’aumento del numero di inattivi di 15-64 anni (1 milione 310 mila in più in un anno, +10,0%).
La mancanza del lavoro distrugge la persona. Nell’intimo, nel profondo.
Ieri ci ritroviamo a contare un’altra vittima di questo scenario. Un uomo, un cuoco, è stato trovato privo di vita nella abitazione della madre. Pare che l'uomo avesse perso il lavoro lo scorso marzo, a inizio pandemia. Lavorava come aiuto chef in un locale e nonostante si fosse ben presto rimesso a cercare lavoro, da allora - cioè dallo scorso marzo- era rimasto disoccupato.
Anche per questo, oltre che per motivi personali, l'uomo sarebbe entrato in depressione e avrebbe richiesto l'aiuto di uno specialista. Ma con l’avvio del secondo lockdown ha scelto il tragico epilogo.
Le persone disoccupate rischiano maggiormente di soffrire di depressione, con sintomi che peggiorano per chi è senza lavoro per sei o più mesi. Una Ricerca del 2017 dell’Università di Leipzig in Germania è arrivata ad una simile conclusione: i lavoratori disoccupati da più tempo e più anziani sono più a rischio di soffrire di depressione rispetto al resto della popolazione. In più, uno studio del 2015 ha rivelato che le probabilità di depressione sono tre volte più alte per i lavoratori disoccupati giovani (18-25) rispetto alle loro controparti.
Aumentano del 30% i ricoveri. Lo segnalano gli psichiatri al Convegno Internazionale, organizzato dalla Sapienza Università di Roma. Aumentano i disturbi e da marzo a oggi in Italia si sono registrati 71 suicidi e 46 tentativi di togliersi la vita.
Il coronavirus e le sue conseguenze colpiscono e mettono duramente alla prova anche la salute mentale.
Hanno definito l’epidemia da Covid-19 “la sfida del secolo”. Ed a quanto pare lo sarà davvero.
Uno studio pubblicato negli Usa prevede nel prossimo decennio 75mila suicidi per quarantena, lockdown ed effetti economici del Covid-19.
Isolamento, distanziamento sociale sono come killer silenziosi, ma sono anche la forbice ricchezza-povertà. Il fatto economico è certamente importante ma non è l’unico: pesano anche lo stigma, il senso di esclusione, il dolore sociale oltre quello fisico. Tutti, indubbiamente, dettagli su cui la mancanza di un lavoro e della dignità che ne consegue intervengono distruttivamente, accrescendone le sensazioni di inadeguatezza.