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Fulvio Marcello Zendrini, pensiero sulla critica: Chi può dire “buono” e “cattivo” ?

Fulvio Marcello Zendrini, pensiero sulla critica: Chi può dire “buono” e “cattivo” ?

Fulvio Marcello Zendrini, pensiero sulla critica: Chi può dire “buono” e “cattivo” ?
Fulvio Marcello Zendrini lancia un tema che vale una riflessione. Buona lettura.
In questi giorni più volte mi hanno stimolato su un tema che effettivamente riveste un’interesse non banale nelle attività di critica e giornalismo gastronomico, come pure nella critica in generale: chi può esercitare l’attività critica ?
Chi può dire “buono” e “cattivo” ?
Chi può dire “meglio” o “peggio” ?
Il tiro al bersaglio del critico gastronomico ( come di quello politico o artistico) e’ forse l’attività prediletta degli ultimi anni.
Non c’è giorno che passi senza sentir dire “ quel giornalista e’ un demente “, “quel commentatore non sa cosa dice “ e via di seguito.
L’attività e Il lavoro di critico e’ indubbiamente un percorso di pensiero scomodo, se agito in maniera corretta, e porta a esaltare o denigrare lavoro di altre persone che in quel lavoro comunque credono e investono.
Ma se non ci fossero i critici non ci sarebbe probabilmente un fil rouge da seguire, un percorso valoriale esplicito, una classifica distintiva. ,magari da criticare e denigrare, appunto, ma che forma comunque la basa per costruirsi un proprio pensiero, una singola valutazione sulla materia del contendere.
E’ quindi da esaltare e da difendere l’attività di colui che si prende la briga di essere “laico”, di essere a volte “ contro” e di descrivere bontà e cattiverie come sono, e non come vogliono apparire.
Togliere la maschera e’ infatti una delle attività alla base del pensiero critico.
Denudare il soggetto e analizzarlo appieno e’ l’essenza del lavoro.
Ma quando entriamo in campo gastronomico, entra in ballo una variabile impazzita e difficile da governare: il gusto.
Ognuno di noi pensa con la sua testa.
Ognuno di noi vede coi suoi occhi.
Ognuno di noi mangia con la sua bocca.
E con la sua lingua.
E con il suo palato.
E a ognuno di noi piacciono cose diverse.
Uno ama il salato, uno il dolce.
Uno impazzisce per l’acido, uno non sopporta il croccante.
Che fare ?
Come commentare ?
La scuola di giornalismo inglese ti direbbe che si racconta solo ciò che e’, non ciò che ci piace.
Ma questo non è’ il modo di fare nostro, latino.
Noi raccontiamo ciò che ci piace, eccome.
Esaltiamo cucine, descriviamo ristoranti, mettiamo cuochi sul podio.
È giusto?
E’ corretto ?
Non lo so, ma tant’è’... il risultato è una continua classifica, un continuo scalare, primeggiare, confrontare.
La somma è’ un continuo campionato, quello meglio di questo, questo meglio di quello... una descrizione fatta per riferimenti e confronti.
Non so se sia quella corretta.
So però’ di cosa necessita questa classifica : conoscenza.
Si deve conoscere il mercato, i piatti, i cuochi, i ristoranti.
Si deve frequentarli, non una sola volta.
Si deve sapere ciò che si dice.
Si deve insomma avere una cultura gastronomica.
Quella che spesso manca a chi commenta sui social, e si basa sui “mi piace “ e “ non mi piace”, senza sapere veramente cosa c’è sotto e dietro.
Per questo non mi piacciono i social network gastronomici: sono portatori di giudizi, non di conoscenza, di opinioni, non di cultura.
Ed e’ con la cultura e la conoscenza che si analizzano le situazioni, anche in gastronomia.
“Mi piace” e’ ovviamente ben diverso da “e’ buono “
E sempre lo sarà.
Guardiamoci delle opinioni quindi, se non espresse da chi conosce, da chi sa., da chi ha assaggiato molto e , soprattutto, ha visto molto sbagliare.
Affidiamoci al consiglio di chi ha provato e sa confrontare, con parametri di valutazione corretti e profondi.
Il lavoro del cuoco e’ quello di un grande artigiano, ma anche di un artista del gusto.
Comprereste un’opera di arte contemporanea senza capirla?
Forse si, ma sarebbe un grande rischio.
Buona scelta, quindi, ma guidata.
E , come sempre, buon appetito.

Chi è Fulvio Marcello Zendrini? Cosi è descritto su https://www.identitagolose.it/

Triestino, partito dall'agenzia di pubblicità Armando Testa, ha ricoperto ruoli di vertice nei settori della comunicazione di aziende come Michelin, Honda, Telecom Italia. Oggi è consulente di comunicazione e marketing aziendale e politico, per clienti quali Autogrill,Thevision.com. Tiene lezioni all'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e a quella di Genova. È docente presso Niko Romito Formazione, Intrecci Scuola di Sala e In-Cibum. Presidente dell'Associazione "Le cose cambiano", che lotta contro il bullismo omofobico