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Gian Piero Vivalda meglio di Gordon Ramsey: "Chiuso da un mese, ma non licenzio nessuno"

Lo stile italiano che fa la differenza, Antica Corona Reale non licenza nessun membro del personale

Gian Piero Vivalda meglio di Gordon Ramsey: "Chiuso da un mese, ma non licenzio nessuno"

"Non sono uno che al giorno zero dell’emergenza virus licenzia in tronco 500 dipendenti con una mail. A casa mia le persone non sono usa e getta", queste le parole di Gian Piero Vivalda, chef del ristorante 2 stelle Michelin Antica Corona Reale di Cervere, nella profonda provincia piemontese, riferendosi alla caduta di stile compiuta dallo chef Gordon Ramsey nei giorni scorsi.

Il ristorante che vanta una storia di 208 anni, per la prima volta, è chiuso da quasi un mese, a causa dell'emergenza da COVID-19, ma lo chef Vivalda non si abbatte e non abbandona la nave e, soprattutto, la sua ciurma di 35 dipendenti: "Io non lascio indietro nessuno dei miei 35 dipendenti. Non solo perché ho davanti famiglie, figli e mutui. Ma perché so che è grazie a queste persone se sono quel che sono" .

"Non ci sarebbe altro da aggiungere a chi dimostra di essere all’altezza dei propri valori. Invece c’è pure del resto. Ad esempio il pane. Quello che ogni giorno, senza clamore, Vivalda regala nel suo laboratorio di panetteria a chi domani potrebbe non avere più manco quello. E poi ci sono le mille colombe che lo chef ha sfornato per il fronte dell’emergenza Covid: dal Sacco allo Spallanzani, dal Carle di Cuneo al San Luigi di Orbassano. In una filiera di solidarietà che ha coinvolto tanti imprenditori: dall’Inalpi per il burro alla Lavazza per il caffè. Vivalda ci ha messo impasto, manodopera, e bontà. In un messaggio che suona così: «La colomba- dice- è l’immagine potente di un Dio che traghetta verso la salvezza l’Arca di Noè portando pace sulla terra. E tutti sappiamo quanto bisogno ci sia di superare questo diluvio»".

"A ciascuno la sua bussola. La sua? Papà Renzo. Oggi ha 82 anni. Prima gestiva lui la Corona Reale. A ritroso il nonno e il bisnonno di Gian Piero, quello che andava a caccia con il re Vittorio Emanuele. Figlio e papà oggi si parlano ogni giorno dal balcone. «Mi conforta parlare con lui. Progettiamo tante cose a ristorante riaperto». Ad esempio? «Una serata per la vita. Mio padre tornerà ai fornelli per cucinare la sua mitica finanziera. E la dedicherà al mondo che rinasce». Insieme ad agnolotti, porri e lumache, fa parte di quel melting pot di piatti contadini che ribollivano in pentole di vecchie osterie e putagè. Con le sei generazioni di famiglia sono diventate una banca dati di sapori. Amatissimi da calciatori, industriali, politici. Da Renzo è un buen ritiro per tanti che sognano di tornarci presto. «Diciamo che questa è una clientela amica da 200 anni. Mi manca moltissimo - confessa -. Non vedo l’ora che gli abbracci tornino di moda»".