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Hong Kong: Terza ondata di coronavirus, è di nuovo lockdown

La terza ondata di coronavirus ad Hong Kong fa ripartire il lockdown per tutte le attività

Hong Kong: Terza ondata di coronavirus, è di nuovo lockdown

Terza ondata di coronavirus ad Hong Kong, inizialmente considerata modello di contenimento è di nuovo in lockdown.

Per la prima volta saranno anche i ristoranti a chiudere, nelle precedenti chiusure era stato deciso di tenerli aperti in misura ridotta fino alle 18. Palestre, scuole, spiagge, cinema e tutti i luoghi dove la comunità diventa tale saranno serrati. Torna l'obbligo di indossare la mascherina anche nei luoghi aperti e sarà assolutamente vietato formare assembramenti di numero superiore a 2 persone.

«La situazione è molto preoccupante» ha avvertito il governo locale di Hong Kong, aggiungendo che l’attuale esplosione di contagi, con diverse centinaia di nuovi casi nelle ultime tre settimane, è la più importante mai registrata. Ieri è stato il quinto giorno consecutivo con nuovi infetti a tre cifre: superato ampiamente il picco di marzo, con «soltanto» 65 nuovi contagiati in un giorno.

Gli esperti hanno attribuito la nuova ondata di contagi ad alcune falle nelle regole per gli ingressi, che consentono di evitare test e quarantena ad alcune categorie di viaggiatori provenienti dalla Cina, dove i contagi sono ai massimi da marzo.


Le autorità non riescono a rintracciare i focolai e così non possono troncare la catena di trasmissione del virus. Tra gli errori commessi, le autorità hanno individuato anche lo sbaglio di una clinica oculistica che ha scambiato i test di due pazienti: una positiva e una negativa al Covid-19. Il personale del laboratorio era stressato dall’alto numero di analisi quotidiane, ripetute per mesi.


Altra falla nel sistema: gli equipaggi degli aerei e quelli delle navi avrebbero importato il contagio. Un’inchiesta del South China Morning Post ha rilevato che sui 111 casi importati dall’8 luglio, 34 sono piloti di aereo, steward e marinai (30% del totale). Tra i nuovi malati, 28 fanno parte dell’esercito di lavoratori domestici stranieri che prestano servizio nelle case degli hongkonghesi benestanti: il 25% dei casi importati.

L’autorità sanitaria locale ha chiarito che gli ospedali pubblici non riescono a tenere il passo con il ritmo accelerato dei nuovi contagi. E Pechino ha fatto sapere ieri che la «madrepatria» rafforzerà la capacità della «regione speciale» di testare i suoi abitanti e creare nuovi posti ospedalieri.

Come osservava il nostro corrispondente a Pechino, dietro l’allarme sanitario ci sono ombre politiche. A settembre sono in calendario le elezioni per il Legislative Council; l’opposizione democratica e anti-Pechino ha portato ai seggi 610 mila cittadini per le primarie non ufficiali, sfidando la nuova Legge sulla sicurezza nazionale. Il voto a suffragio universale per i 70 seggi dell’assemblea parlamentare potrebbe essere rinviato per evitare il contagio (sanitario e politico).