Il Comitato Scientifico avrebbe lasciato aperto i ristoranti, emerge dal verbale: Conte e Speranza decisero diversamente
Covid, Conte e Speranza hanno mentito. Il Comitato Tecnico Scientifico lasciava i ristoranti aperti
È stato pubblicato il testo del verbale del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) del 17 ottobre. Il testo ci lascia sorpresi, ma nemmeno tanto.
Risulterebbe dal verbale del 17 ottobre che il CTS avesse dato per buoni gli adeguamenti ai criteri di sicurezza di bar e ristoranti in tema di distanziamento, controlli, utilizzo dei dispositivi di sicurezza e prevenzione degli assembramenti. Il CTS avrebbe dato, quindi, l’ok per l’apertura serale.
Vi riportiamo il testo del verbale del 17 ottobre:
“Per ciò che concerne il settore della ristorazione, il CTS rimarca il rigoroso rispetto e controllo delle misure già più volte indicate dal CTS ed oggetto delle norme attualmente in vigore (es. distanziamento, prevenzione degli assembramenti, obbligo nell'uso della mascherina negli esercizi commerciali e di ristorazione) con intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione (es.: obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi). Il CTS suggerisce la coerenza della limitazione già prevista dalle raccomandazioni vigenti per i contesti domestici relativa al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all'interno dei locali di ristorazione”.
Insomma, la scelta di chiudere di sera bar e ristoranti non sarebbe stata consigliata dal CTS che suggerì solo maggiori dettagli, piuttosto sarebbe totalmente a carico del governo, responsabilità del premier Giuseppe Conte e del ministro Roberto Speranza. Una scelta totalmente politica, forse consapevole dell'incapacità di poter tenere sotto controllo il territorio e discriminatoria nel confronti di un intero settore.
Eppure se si guarda un po’ oltre, tutto ciò non ci dovrebbe sorprendere. In fondo abbiamo avuto tutti modo di notare la serietà e l’attenzione con cui il settore dell’ospitalità ha messo a norma i suoi locali e come ha seguito le disposizioni. Per cui ancora una volta si torna all’idea che il problema non siano le attività in se ma l’impossibilità di gestire la “presenza su strada” e mettere in campo la forza necessaria per garantire il rispetto delle regole.
La scelta politica in questo caso sarebbe comunque da considerarsi una mossa per tutelare i cittadini, ma non tutti, o meglio, non quelli che rispettosi dello stato hanno fatto di tutto pur di contribuire al controllo della diffusione epidemiologica.