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La cucina non ha sesso e se mancano "Stelle Rosa" e riconoscimenti alle donne, molto probabilmente non li meritano

Con la quarta edizione del Madame Clicquot, torna la questione: Donne in cucina, valutarle da parte è offensivo

La cucina non ha sesso e se mancano "Stelle Rosa" e riconoscimenti alle donne, molto probabilmente non li meritano

Poche stelle alle donne e premi dedicati, con la quarta edizione del Madame Clicquot, premio della Michelin per la miglior chef donna dell'anno, ripropongo la questione:

E' corretto classificare, dedicare, riconoscere il lavoro femminile in cucina con dei premiad hoc?

La cucina non ha sesso né tantomeno etnia e se mancano "Stelle Rosa" e riconoscimenti alle donne, molto probabilmente non li meritano.

Mi offenderebbe (da essere umano) ricevere un riconoscimento al posto di un collega più bravo solo perché esiste una quota da rispettare.

Difficilmente mi capita di chiedere il sesso di chi cucina quindi augurarsi "Quote Rosa" è una fesseria senza precedenti, peggiorerebbe lo stato attuale delle cose, e pur di raggiungere il "Numero" una "Quota", si finirebbe per premiare cucine non meritevoli.

Poi si potrebbe discutere di tante altre cose, come ad esempio la capacità di governare una brigata ed essere rispettate in un mondo ancora al maschile che in qualche modo limita al sesso femminile di raggiungere la posizione di Capo, ma in genere, nelle cucine da me conosciute viene buttato avanti il più bravo e talentuoso a prescindere dal sesso, dall'etnia, dal colore della pelle e dal credo religioso.

Oggi un "Cuoco/a" moderno per essere anche un capo, essendo un lavoro che per quanto ci possano far credere i cooking show, si svolge ancora dietro le quinte e dietro al sipario conta quasi sempre quanto sai fare e non quanto sai apparire, deve innanzitutto possedere la capacità di saper gestire una brigata quindi, molto probabilmente, mancano Leader al femminile.

Mi domando come mai non si è cominciato a discutere anche di poche stelle ai cuochi di colore? (nel mondo si contano sulle dita di una mano).

Vuoi vedere che il giornalismo gastronomico, la Michelin e via andando, sono organizzazioni misogine e razziste?

Se Dominique Crenn, Emma Bengtsonn o per stare a casa nostra Marianna Vitale e Rosanna Marziale sono riuscite a raggiungere il loro status di capo (al sud notoriamente maschilista), allora non esistono limiti se non caratteriali.

Guardate Isabella Potì, una "Millennials" sfrontata e libera dal pregiudizio (perché spesso sono proprio le donne ad autolimitarsi) che senza fasciarsi la testa ha intrapreso un percorso facendo della propria femminilità un punto di forza. O anche Jay Fay una donna anziana capace con la sua sola padella, nella caotica Bangkok, di far parlare di se in tutto il mondo.

Il sesso c'entra poco, vi sono umani con gli attributi e altri che semplicemente non ne hanno.

Se il piatto "parla" dubito che un investitore, un ristoratore autolimiterebbe i suoi affari relegando una grande cuoca a ruolo di comprimaria, inoltre in questo periodo storico avere una brava cuoca sarebbe oggetto di marketing & visibilità che tradotto fa più soldi per l'attività. Quindi per favore, basta stronzate.

Bisogna premiare i più bravi, trovo che il premio miglior donna ( a cui anche noi di The Best Chef avevamo ceduto), offenda le donne e che la Michelin anziché guardare avanti abbia fatto un passo indietro istituendo un riconoscimento del genere, se poi accontentare gli sponsor è tutto allora chiedo perdono. Sono forse le donne una minoranza micro dotata?

Mi auguro che in futuro le donne restituiscano al mittente questi premi, chiedendo di essere giudicate alla pari in quanto CUOCO e non "minoranza" da proteggere. La cucina non ha sesso e un buon piatto resta tale anche fosse cucinato da un alieno. Le donne, meritano di più, ma per far si che ciò avvenga, devono essere loro in primis a volerlo perché probabilmente la cucina, è uno dei pochi luoghi a questo mondo meritocratici.