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Massimo Bottura: "Ma noi chi siamo?", la lettera dello chef al premier Conte

La proposta in 5 punti dello chef Massimo Bottura per salvare la ristorazione è indirizzata al presidente Conte.

Massimo Bottura: "Ma noi chi siamo?", la lettera dello chef al premier Conte

I più grandi e premiati rappresentanti del mondo della ristorazione, man mano si pronunciano sulla situazione, sulle nuove normative.

Arrivano imponenti le parole del pluripremiato chef Massimo Bottura in una lettera aperta indirizzata al governo italiano ed al premier Conte.

E' una lettera che con una sola domanda riesce a rivelare una moltitudine di risposte: cosa rappresenta la ristorazione, cosa significa sognare e cosa è necessario affinché si possa continuare a fare della realtà il proprio sogno. Una lettera destinata a passare alla storia.

Riportiamo le parole di Bottura, testualmente:

"Io mi domando: Ma noi chi siamo?

Io credo che oggi un ristorante, in Italia, valga una bottega rinascimentale: facciamo cultura, siamo ambasciatori dell’agricoltura, siamo il motore del turismo gastronomico, facciamo formazione, ed ora abbiamo dato inizio ad una rivoluzione culinaria “umanistica” che coinvolge il sociale.

L’ospitalità e la ristorazione, l’arte e l’architettura, il design e la luce sono gli assi portanti della nostra identità. Negli ultimi cinque anni a Modena, grazie ad un micro ristorante come l’Osteria Francescana,

sono nati oltre 80 b&b. È nato il turismo gastronomico dove migliaia di famiglie, coppie, amici, passano due o tre giorni, in giro per l’Emilia, a scoprire e celebrare i territori e i loro eroi: contadini, casari, artigiani, e pescatori.

Focalizzandoci sulla ristorazione in pochi oggi hanno liquidità, anzi, oggi più che mai ci sentiamo soli.

Abbiamo chiuso a marzo e ci avete chiesto di riaprire dopo tre mesi rispettando le regole. L’abbiamo fatto. In tantissimi si sono indebitati per mettersi in regola: mascherine, gel, scanner di temperatura, saturimetri, sanificazione dell’aria, test per tutto lo staff, ingressi alternati, tavoli distanziati.

Per uscire da questa crisi senza precedenti, abbiamo bisogno di speranza e fiducia. La speranza è quella che ci mantiene in una condizione attiva e propositiva. La fiducia è credere nelle potenzialità personali e degli altri.

La forza principale che ci ha sempre sostenuto è il sogno, non il guadagno. Oggi, senza liquidità, perché in tanti continuano a sognare con l’incasso giornaliero, molti non ce la faranno e il paese perderà una delle colonne portanti della sua identità.

La mancanza di contante porta prima di tutto al mancato pagamento degli stipendi, poi dei fornitori, le rate dei mutui e infine gli affitti. Serve un segnale che ci riporti fiducia.

Ora si rischia la depressione. Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli. Per trovare la voglia di continuare e non sentirci soli.

In concreto abbiamo bisogno:

1) Della chiusura serale almeno alle 23.00

2) Di liquidità in parametro ai fatturati.

3) Della cassa integrazione almeno fino alla stabilizzazione del turismo europeo.

4) Della decontribuzione 2021 visto che per il 2020 abbiamo già adempito in pieno.

5) Dell’abbassamento dell’aliquota iva al 4% per il prossimo anno.

La politica è fatta di coraggio e di sogni. È simile alla poesia. È fatta di immaginazione e di futuro. La politica deve rendere visibile l’invisibile.

Massimo Bottura"

In pochi semplici concetti arrivano i bisogni di un mondo al collasso.