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Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Azotea terrazza sul mare aperta a Laigueglia ha un nuovo chef Alexander Robles e la sua cucina nikkei

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea.  

Classe 1989 e originario di Cuzco, in Perù, Alexander ha fatto gavetta nei due ristoranti di famiglia nel suo paese natale, prima di approdare in Italia. Qui, si è arricchito con la frequentazione dell’istituto alberghiero, con le esperienze a Chieri, agli ordini di Marco Avidano, e al ristorante Del Cambio a Torino, con lo chef Riccardo Ferrero. Il ritorno in Perù, per replicare lo stesso percorso didattico fatto in Italia e per la prestigiosa esperienza dallo chef più importante del Perù, Gastón Acurio, ha fatto da preludio al suo ultimo viaggio sola andata verso la nostra penisola. 

Nella seconda finestra italiana ha collezionato un ruolo da sous-chef a Villa Tiboldi, agli ordini di Andrea Ferrucci, sotto la consulenza di Davide Palluda, 1*Michelin, ha annoverato una parentesi al ristorante L’Escale in Francia, che gli trasferisce molto a livello professionale, la prima da chef in un ristorante di cucina italiana in Arabia Saudita, dove ha ottenuto riconoscimenti dall’ambasciata italiana per l’autenticità dell’offerta culinaria, e una seconda al Carlina Restaurant di Torino, dove ha ricoperto l’incarico di chef dal 2019.

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Poi è arrivata la chiamata di Azotea. “Fin da subito sono stato catturato dall’idea dei titolari dell’insegna: un cocktail-restaurant nikkei, a Torino. Nikkei è un termine che indica gli emigrati giapponesi nel mondo e i loro discendenti. Nel mio caso, non solo faccio parte di questa ampia cultura, per via della bisnonna giapponese, ma incarno anche i valori di contaminazione che le migrazioni stesse hanno implicitamente prodotto. La cucina nikkei è nata per definizione dalla commistione fra quella giapponese e quella peruviana e io non credo possa esserci occasione migliore di Azotea per mettere in mostra la mia personale visione di questa tipologia di cucina equilibrata nei sapori e nei colori, frutto della fusione tra la disciplina nipponica e l’intensità gustativa sudamericana”.  

Anche i proprietari e rispettivamente anime di sala e cocktail bar Noemi Dell’Agnello e Matteo Fornaro sono visibilmente soddisfatti per la scelta: “Le sue origini ed esperienze lavorativo-culturali collezionate nel corso degli anni ci hanno fatto pensare sin da subito che fosse la persona giusta al momento giusto. Siamo orgogliosi del suo arrivo e siamo sicuri che sarà in grado di apportare un ulteriore valore aggiunto all’interno di un percorso che ci sta già regalando enormi soddisfazioni: dall’inaugurazione avvenuta a Laigueglia in Liguria, di fronte al mare, sino a oggi”.

Ad aiutare Alexander Robles nell’avventura che si prospetta a iniziare di qui a poco, vi sarà una brigata che ha avuto modo di conoscere il mondo Azotea da più tempo e che, per questo, potrà essergli ancora più d’aiuto perché già in sintonia con il progetto ancor prima del suo arrivo.

Brigata

• Chef: Alexander Robles (Cuzco, Perù)

• Vera Lucia Moreira Dos Santos (Belo Horizonte, Brasile)

• Albert David Luque Cabrera (Lima)

• Simone Buggiani (Italia)

• Bhuya Entag (Bangladesh)

AZOTEA 

La storia

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Perù e Giappone distano 15.473,57 km in linea d’aria ma, nella realtà dei fatti, non sono così lontani come sulla mappa. Azotea ne è la cristallina testimonianza. Fin dall’inizio, il progetto, nato a Laigueglia e maturato a Torino, è stato incentrato su un’idea ben precisa: esaltare a tavola il mondo nikkei, di contaminazione nippo-peruviana appunto, nelle sue mille e più sfumature. Qui non esistono divari culturali, linguistici, gastronomici, ma solo spunti. Per scoprire, approfondire e arricchirsi. Azotea significa terrazza e, se il termine fu scelto perché il locale poteva proprio vantare una terrazza ligure davanti al mare, il concetto è quanto mai attuale adesso, che il locale si trova nel centro di Torino, nei pressi di Piazza Vittorio e della Gran Madre. Terrazza è metaforicamente il privilegiato punto sopraelevato dal quale poter guardare il mondo, poterne raccogliere i migliori spunti e quindi contaminarsi.

Chiave dell’identità di Azotea è stata fin da subito anche la cura riposta in prima persona nei singoli dettagli d’arredo. La scelta degli oggetti e della loro disposizione negli spazi dallo stile vintage-esotico non è stata mai scontata né, in alcun modo, banale. Tre sono gli ambienti dove ci si può accomodare: la Saletta Tropicale appena di fronte all’ingresso, con 12 coperti, ampi tavoli, carta da parati colorata, pareti pastello, poltroncine di velluto aragosta e un inconfondibile tocco vintage, anche prenotabile per eventi privati da 4-12 persone, la Sala Verde affacciata sul dehors, situata sulla sinistra, con 25 coperti, un’atmosfera unica, uno splendido tavolo centrale, angoli intimi e preziosi particolari d’arredo, tra cui le sedute in rattan, e infine la Cocktail Room in fondo, spazio d’ispirazione internazionale dedicato alla miscelazione con 10 comode sedute in velluto al tavolo e 6 alla barra, dove ogni limite tra chi prepara un drink e chi lo assaggia viene cancellato grazie alle alte sedute che si affacciano sul banco bar ispirato alle atmosfere dei grandi alberghi d’epoca. Appena dietro, nel retrobanco di inizio ‘900, fanno libero sfoggio esclusivi bicchieri soffiati artigianalmente, infusiere, copitas sudamericane e coppe degli anni ’30-’40 collezionate nel corso degli anni. La bottigliera dalla struttura ottonata con premium spirits appesi a vista, davanti agli occhi del cliente e dei bartender, e piccoli ma imperdibili dettagli, come le gabbie che richiamano il mondo dell’hotellerie, chiudono il cerchio.

Nonostante questa primaria suddivisione degli spazi, non ci sono ostacoli alle richieste, si può scegliere di gustare un menu degustazione nella Cocktail Room, un drink abbinato al proprio piatto scelto dalla carta nella Saletta Tropicale o nella Sala Verde. Inclusione è il termine che meglio identifica quest’esperienza, che vuole abbracciare un mondo sempre più ampio. Quello nikkei.

La Cucina

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Se le ricette peruviane si caratterizzano per l’intensità gustativa, l’arte culinaria nipponica si distingue per la pulizia stilistica. Il perfetto connubio tra queste due caratteristiche è il fil rouge delle ricette protagoniste da Azotea, cocktail-restaurant dove la ricerca tende sempre verso un equilibrio etereo in ogni piatto, nei profumi e nei sapori. Chiave identitaria della meta è la scelta di una strada individuale. La ricerca delle migliori materie prime sul mercato è solo il tassello base, dal quale si sviluppa un lavoro che culmina con il racconto al tavolo. Si sfoglia, per la prima volta, un dizionario che quasi nessuno di noi può vantare di custodire nella propria casa: platano, funghi enoki, canchita, manioca, leche de tigre, camote, salsa tonkatsu, achiote, rocoto, aji amarillo, bok choy, daikon, dulce de leche.

Due sono le sezioni in cui si suddivide l’offerta gastronomica: tapas e cucina.

Le tapas raccontano di un’universalità contemporanea, di quei bocconi che stuzzicano il palato, anche se gli ingredienti non li abbiamo mai provati in precedenza. Le tapas possono rappresentare l’inizio di una cena o il pasto stesso: si tratta di assaggi di cibo di strada sudamericano e giapponese, come le empanadas e le chips di platano oppure i bao e i noodles, rivisti in una chiave decisamente personale. La presenza di ingredienti e tecniche giapponesi in una ricetta sudamericana e viceversa è il fattore distintivo di questa proposta, che si fa apprezzare per la versatilità di consumo e per la possibilità di essere abbinata con i cocktail.

La cucina è quanto di più emotivo e libero possa essere pensato, elaborato e realizzato, rimanendo in questi larghi e sconfinati paletti del mondo nikkei. Essendo presente un divario culturale nel servizio dei piatti tra Sudamerica e Giappone e tra questi due Paesi e l’Italia, la scelta fatta è stata quella di costruire un menu in cui, a fianco di Ostriche, Antipasti e Secondi, potessero trovare posto anche Zuppe, gyoza y tajarin – i nostri primi piatti – e un Menu degustazione, in grado di offrire un assaggio di piatti provenienti da entrambe le culture, con contaminazioni e influenze che spaziano dalla Cina all’Amazzonia ancestrale.

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Tutte le portate profumano di viaggi, di avventure o di racconti, tradotti in una scelta controcorrente, in un contrasto o nell’aggiunta di un ingrediente insolito. Si parte dai prestigiosi molluschi, dove spicca l’Ostrica Acevichada, dressata come un piccolo ceviche, e si prosegue con icone della ristorazione nikkei e sudamericana come il Tiradito e i Tamales. Il primo è un piatto che parla delle tradizioni peruviane per contaminarsi con un’evidente influenza giapponese: si tratta di un pesce il cui taglio è simile a quello di un sashimi, che viene condito con un dressing leggermente piccante e piacevolmente acidulo. Il secondo, invece, è il piatto più rappresentativo del Perù amazzonico, un involtino di foglie di banano che nella versione di Azotea è farcito con cozze, vongole e achiote. Nei primi piatti, se così vogliamo chiamarli, troviamo le differenti declinazioni dell’argomento pasta: tra tajarin, zuppe e dumplings si ha sempre l’imbarazzo della scelta. Fra i secondi, invece, un importante spazio viene occupato da piatti capisaldi della cultura mondiale, come Lomo Saltado e il Tataki, alternati a ricette più di nicchia, con varietà di mais e tuberi sconosciute ai più, e una spiccata presenza di pesce. I dessert sono un felice divertissement per concludere al meglio l’esperienza, tra colori vivaci e sapori che puntano a lasciare il segno.

Brigata

• Chef: Alexander Robles (Cuzco, Perù)

• Vera Lucia Moreira Dos Santos (Belo Horizonte, Brasile)

• Albert David Luque Cabrera (Lima)

• Simone Buggiani (Italia)

• Bhuya Entag (Bangladesh)

I Cocktail

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

La miscelazione proposta da Azotea parte dall’ingrediente. La materia prima è lo spunto sul quale il bar manager Matteo Fornaro e il bartender Andrea Ghiori costruiscono l’intero racconto alcolico - o non - a corollario di esso. Può essere uno sciroppo di carrube, l’orientale e agrumato yuzu, piuttosto che il lattico kefir. Le prove svolte al fine di raggiungere un ottimale risultato finale sono volte a ottenere un equilibrio totale nel gusto, che non consenta a un sentore o a uno dei sapori di prevaricare sull’altro. Dopo i test su carta e quelli successivi al bancone, si arriva allo sviluppo di un menu cocktail dove l’idea che muove la ricerca non è quella di focalizzarsi sulla base alcolica, quanto piuttosto sull’ingrediente e sul risultato gustativo d’insieme. Essendo l’ideale accompagnamento delle tapas e dei piatti serviti, i drink condividono molte caratteristiche con la cucina. In primis, l’obiettivo ultimo: l’esaltazione degli ingredienti sudamericani e asiatici all’interno dello stesso contenitore. Le materie prime vengono trattate e valorizzate in modalità differenti in tapas, piatti, dolci e cocktails. Assumendo consistenze e colori sempre diversi, si prestano così a svariati usi nelle molteplici carte servite da Azotea. Diverse sono materie prime che compaiono sia dietro il banco bar, che ai fornelli. Basti pensare al tomato de Arbol o a Hongos Y Laurel, letteralmente funghi e alloro, un mix di funghi essiccati, Boletus luteus, e foglie di alloro utilizzato in molte ricette tradizionali peruviane.

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Discorso essenziale dal quale non può prescindere Azotea è il connubio tra i due mondi accostabili, quello peruviano e quello giapponese, sia al momento dell’aperitivo con le tapas che a quello della cena con i piatti in arrivo dalla cucina. L’importanza del binomio cibo-cocktail è aumentata a tal punto da studiare un intero percorso degustazione che possa far vivere al cliente un’esperienza nikkei completa. A ogni assaggio corrisponde un sorso, concentrato di gusto in porzione ridotta - alcolico, a bassa gradazione alcolica o analcolico – che possa esaltare il piatto per contrasto o concordanza. I cocktail sono preparati con elementi del mondo nikkei, provenienti dallo stato nipponico o, come più spesso capita, dal Sudamerica. Ci sono il whisky giapponese, il sake, il lime, particolarmente protagonisti nella sezione Orient Express, ma anche il mezcal, la tequila, il rum, il pisco, il tamarindo o lo sciroppo d’agave, altrettanto in primo piano nel capitolo Sudamerica. Inaugura il menu cocktail una versione dedicata ai Twist and Classics, che racchiude sia le icone della miscelazione così come sono state pensate, sia le versioni contemporanee e personali di Azotea, che non disdegna mai di aggiungere un tocco personale, possibilmente nikkei, al tema.

Un esempio per capitolo? Nel Sudamerica il rotondo e affumicato Cynara, con tequila infuso ai fiori di malva, Cynar, mezcal, pompelmo rosa, Cointreau, lime, agave syrup, maroccan bitters, in Orient Express il drink che tende a nascondere la sensazione alcolica Nuvole Rosse servito in una french press con infusione di fiori e bucce di lime, e in Twist and Classics il Freezed Oyster Martini con gin infuso con foglie di ostrica, vermouth dry, bitter al luppolo e pompelmo e soluzione salina. Per ogni drink sono elencate in menu le sensazioni gustative che lo stesso può dare, oltre al tipo di bicchiere scelto non certo a caso. Se la descrizione non è sufficientemente esaustiva, allora viene in aiuto il lavoro di intermediazione di Matteo, che tra i tavoli si muove per intercettare i desideri delle persone e per tradurli in forma liquida.

Tanta la ricerca su tutto il mondo low-alcohol e su quello analcolico, che occupa sempre un importante spazio tra le scelte della clientela. Anche in questo frangente si cerca di fare cultura, informazione, come testimonia il Soursop con la guanabana, un grande frutto esotico verde puntinato con polpa bianca e dal sapore aspro, che qui viene abbinato a sciroppo di tè verde, lime, cetriolo, pompelmo giallo e ai fiori della stessa pianta del frutto.

Brigata

• Bar manager: Matteo Fornaro

• Andrea Ghiori

Il delivery. Fanatico

Fanatico è un viaggio solo andata Sudamerica-Torino. Nasce a fine 2021 dalla volontà di Azotea di comunicare il proprio lato più immediato, intuitivo e, in una sola parola, semplice e si sviluppa a fine gennaio 2022. Il progetto si costruisce intorno alle empanadas, cibo di strada sudamericano che prevede una variante peruviana, quella protagonista da Fanatico, con una ricca presenza di burro nell’impasto e una cottura in forno. Il risultato, ottenuto con l’artigianale chiusura a mano, custodisce un gustoso e morbido ripieno racchiuso all’interno di un guscio estremamente croccante, che può variare notevolmente da empanada a empanada. Le farce sono le più disparate: come per il menu del ristorante, alcune raccontano delle contaminazioni tra Perù e Giappone, altre di quelle con la Cina, altre ancor sono state pensate ex novo. Si va da La Classica ispirata al piatto tipico peruviano Aji di gallina, a, con pollo, aji amarillo, olive taggiasche, uovo sodo, a La Chifa, con girello di manzo, soia, oyster sauce, zenzero, coriandolo, peperoni, pomodoro, cipolla, fino a La Nikkei, con pancia di maiale stufata con soia, sake e kombu, cipollotto, camote, e alla più golosa Mex-Burger, con manzo macinato, salsa bbq, chipotle, cheddar, cipolla caramellata.

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

La scelta di parlare del Sudamerica e di farlo attraverso il cibo è solo un pretesto per indagare a fondo le contaminazioni culturali che si sono costruite nel corso dei secoli. C’è sì spazio per il mondo nikkei, ovvero quello relativo alla cucina nata dall’incontro tra Giappone e Perù, ma anche per quello chifa - Cina-Perù - e per quello della tradizione, caposaldo dalla quale partire per innovare, come testimonia l’empanada Dulce, con platano maduro e dulce de leche. Ogni opzione di empanada ha la sua salsa abbinata, realizzata per arricchire in modo complementare i gusti che la stessa nasconde. Due esempi più significativi sono quelli della salsa Azotea, con miele, senape e aji amarillo, e della salsa Chipotle, una maionese dal retrogusto affumicato preparata con peperoncino fatto macerare, essiccare e ridotto in polvere. In abbinamento agli ordini non possono mancare bevande che caratterizzino lo stile di vita sudamericano. Non ci sono limiti allo sviluppo dello spazio libero e creativo di Fanatico. Parliamo di un concetto e, come tale, non si pone ostacoli. Partito con l’idea di portare vivacità nelle case dei torinesi tramite l’asporto e la consegna a domicilio, non è escluso che un domani faccia altrettanto, in una casa tutta sua. Il prodotto così universale, versatile, divertente e goloso, in fondo, non permette di fare calcoli.

Noemi Dell’Agnello

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Nata a Pontedera in provincia di Pisa, nel luglio del 1986, Noemi Dell’Agnello è l’anima della sala di Azotea, oltre che una delle due metà della proprietà. Formatasi al liceo socio psico-pedagogico, sceglie di lavorare già durante il percorso di studi nell’ambito ristorativo, di cui si innamorerà poco più tardi. Inizia dalla sala, per poi passare dietro a un banco bar e quindi a ricoprire molteplici ruoli, tra cui barista e assaggiatrice di caffè. Prima si forma a tutto tondo e poi, in un secondo momento, trasmette le proprie competenze agli staff che si trova a gestire, di volta in volta, nei contesti che la vedranno protagonista. Caffetteria, club ma anche hotellerie, la stessa che la cattura per il senso internazionale di ospitalità legato a doppio filo alla realtà dei luoghi di vacanza e alle grandi città europee. C’è un’esperienza che più di altre segna la sua vita professionale e privata: è quella che la vede protagonista in Sardegna, pochi anni dopo, a Santa Teresa di Gallura.

Qui, si trova per la prima volta a lavorare dietro il bancone con Matteo Fornaro, suo attuale socio e compagno, che aveva già avuto l’occasione di conoscere nella parentesi di Cervinia. Insieme gestiscono Il Baretto, un piccolissimo locale situato in una delle piazze principali del paese, a pochi passi dal mare. I cocktail rappresentano la punta di diamante dell’offerta. Tutto il lavoro parte dalla selezione dei prodotti alcolici e non che vanno ad arricchire la bottigliera a vista davanti al bancone. In menu ci sono cento ricette di drink, risultato di una miscelazione curata sulla singola materia prima che porta il piccolo locale a diventare punto di riferimento della miscelazione a livello regionale.

Dopo sei anni, il lavoro si sposta nel centro Italia, per seguire la consulenza del gruppo a capo del Wunderkammer al Lago di Castel Gandolfo, realtà stagionale legata agli eventi e al mondo della musica. La miscelazione si sposta sulla branca tiki, nata negli anni ’30 in America e caratterizzata dai profumi e dai sapori tropicali. Un’altra ventata di cultura estera è pronta ad animare la loro vita. Si tratta di quella nikkei, parola che indica gli emigrati giapponesi in Sudamerica, Nord America e in Europa, ma anche tutto ciò, come la cucina, che gli ruota attorno. L’idea che avevano confezionato a Il Baretto viene tirata fuori dal cassetto. “In Sardegna, tanti colleghi avevano deciso di specializzarsi su un distillato in particolare per aprire il proprio locale. Noi, non volevamo essere definiti per questa peculiarità, perciò, vedendo la molta attenzione che attirava la Latin America's 50 Best Restaurants e il Perù in particolare con i ristoranti Maido e Central, abbiamo scelto di approfondire il mondo nikkei, che si integrava alla perfezione con la nostra personale interpretazione del bere miscelato”. Da qui la scelta di raccontare, attraverso i cocktail, un panorama composto da materie prime inusuali ed esotiche e sceglie di farlo con un progetto in proprio, dove poter proporre il proprio racconto, basato sull’idea del viaggio e della scoperta.

L’esordio avviene a Laigueglia, dove nelle sale di un locale vista mare - Azotea - vengono portate in tavola tapas e cocktail nati dalla contaminazione nippo-peruviana e non solo. Solo in seguito affiora la sezione cucina, molto richiesta dai clienti, poi riproposta anche a Torino, dove il locale si trasferisce nell’estate 2021. Se Noemi deve scegliere una persona alla quale deve di più, risponde tutte quelle con cui ha lavorato, a qualsiasi livello. “Sono cresciuta attraverso le esperienze positive e negative che ho fatto negli anni in Italia e all’estero”. Da Azotea, adesso, si occupa di tutta la parte operativa della sala e del racconto del lavoro quotidiano in cucina e miscelazione, come già avveniva nell’avventura in Liguria. “Del mondo nikkei mi affascina la linea non così netta tra quello che si può e che non si può fare. Nella concezione di ogni piatto, è presente la ricerca di un equilibrio di sapori spiazzanti, tra il sapido, il dolce e l’acido, diverso dalla concezione europea”. Appassionata di arredamento, design e artigianalità, si è occupata in collaborazione con il socio e compagno nella vita Matteo degli arredi di Azotea, il cui stile si muove tra il tropicale e il vintage. “Cerchiamo di costruire la miglior esperienza per il cliente e, per arrivare all’obiettivo, facciamo un lavoro di sala sartoriale”.

Matteo Fornaro

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Classe 1978 e originario di Vercelli, Matteo Fornaro cresce con la passione della fotografia e decide di intraprendere degli studi affini: diventa così grafico pubblicitario. Il desiderio di esplorare il mondo gli suggerisce di avviare una carriera parallela in un settore che non abbandonerà mai più: quello del bar. “Ho iniziato a fare il barback agli inizi degli anni 2000, quando i tempi erano nettamente diversi rispetto a quelli odierni”.

Inizia dalle mansioni più semplici che possono essere richieste in questo settore fino a quando il suo desiderio di crescere non può più essere contenuto. Segue il primo corso AIBES sulla miscelazione e veste per la prima volta i panni del bartender.

Trascorso un anno dal cambio di rotta lavorativa, inizia un girovagare di stagioni che lo porteranno ad apprendere ogni sorta di nozione tecnica. La località dove più rimane nel corso della sua vita professionale è Cervinia, con le diverse esperienze che lo vedono protagonista come barman. La decisione di utilizzare tecniche di miscelazione contemporanee e materie prime di ottima fattura si accompagna alla passione che nutre verso la cura dei gesti che rendono affascinante il suo mestiere e alla volontà di autoprodurre alcuni ingredienti dei propri cocktail: i cosiddetti homemade, tra cui fermentati e shrub.

Matteo si trova in una parentesi della vita che si rivelerà la più importante per gli anni a venire. A Cervinia conosce la sua attuale socia e compagna nella vita Noemi Dell’Agnello, con cui avvia un percorso che lo vedrà fianco a fianco nelle esperienze di lavoro successive. Con lei inizia a seguire diversi corsi formativi ed è sempre con lei che si ritroverà a Il Baretto, locale più unico che raro situato a Santa Teresa di Gallura, in cui i due si troveranno a miscelare in uno spazio di soli 30 mq, per un dehors di 60 coperti. Qui la coppia inizia a costruire uno stile di miscelazione che non abbandonerà mai più. Prevede l’utilizzo di tutti i distillati senza alcun tipo di distinzione, come in tanti hanno preferito optare, e una grande attenzione alla tematica contaminazione, spunto fondamentale in tutte le preparazioni liquide da qui in poi.

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

Inizia a scalare posizioni nella loro scala degli interessi il mondo nikkei, originato dall’emigrazione giapponese in Sudamerica, Nord America ed Europa. Scoperto grazie all’interesse che entrambi condividevano per la Latin America's 50 Best Restaurants, notano che molte delle prime posizioni vengono occupate da locali che propongono una cucina di questo genere. Studiano l’argomento e decidono che sarà il loro principale punto di interesse nei prossimi anni. Dopo l’esperienza di consulenza al gruppo che seguiva il Wunderkammer al Lago di Castel Gandolfo, realtà stagionale connessa al mondo degli eventi e a quello della musica, arriva il momento di un’avventura in prima persona.

È la volta di Azotea, terrazza sul mare aperta a Laigueglia, dove i due riescono nell’intento di offrire un assaggio del mondo che tanto li aveva affascinati. Conquistano gli abitanti locali e i turisti con i cocktail e le tapas, prima di aggiungere una cucina più strutturata, “indispensabile per coloro che desideravano passare più tempo nelle nostre sale”.

La loro filosofia riconosce grande importanza ai cocktail in fase di abbinamento, e decidono di spostarsi a Torino, non snaturando in alcun modo l’idea iniziale. Si posizionano nei pressi di Piazza Vittorio, con le idee chiare e una nutrita clientela che dimostra di apprezzare il loro lavoro già nei primi mesi dall’apertura. I dettagli non sono mai banali, lo si può constatare nei tre aspetti che più caratterizzano il luogo: la cucina così unica nel capoluogo piemontese, gli altrettanto particolari cocktail, e il design, per il quale Matteo e Noemi condividono una passione.

Alexander Robles è il nuovo chef di Azotea

“Alcuni degli elementi d’arredo sono stati pensati in modo sartoriale per quest’attività, poiché avevamo esigenze specifiche e abbiamo sempre pensato che anche il contesto architettonico fosse fondamentale nella creazione dell’atmosfera che volevamo far vivere ai nostri clienti”.

Azotea è anche questo.

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