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Gastronomia: cinque libri facili per farsi una cultura

Cinque proposte di lettura sul cibo, per sopportare la zona rossa

Gastronomia: cinque libri facili per farsi una cultura

CINQUE LIBRI FACILI INTORNO AL CIBO

Spesso, gran parte di noi non si approccia alla letteratura gastronomica perché la ritiene pesante, noiosa, talvolta inutile. Tralasciando il fatto che alla sottoscritta piaccia leggere più o meno tutto – dai trimetri giambici scazonti alle “poesie” di Gio Evan – ritengo che la letteratura gastronomica sia un potenziale molto inesplorato soprattutto da parte di chi cerca di praticare questa “passione” (talvolta, mestiere) tutti i giorni.

Questo articolo è dedicato a chi ha poco tempo e vuole comunque avere una infarinatura generale della storia della gastronomia, delle ricette locali e della tradizione soprattutto partenopea. Visto che siamo in zona rossa, restano ben poche cose costruttive da fare: oltre le ricette, le polemiche e poco altro, c’è di sicuro la lettura.

Enjoy!

Massimo Montanari – Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo (Economica Laterza, 11,00 euro)

Il professor Massimo Montanari è uno storico della gastronomia; in questo libro molto semplice, ci racconta diverse storie “intorno al cibo”; ad esempio, la conoscete la storia di Esaù e delle lenticchie (forse, solo coloro che hanno dimestichezza con la Bibbia); o ancora, come venivano cotti anticamente i maccheroni? Il riposo della polpetta è un libro godibilissimo anche da chi non ha molta dimestichezza con la lettura; paragrafi brevi e storie interessanti. Consigliato per chi si vuole approcciare all’argomento “storia del cibo” senza restare incappati in lunghi discorsi che non finiranno mai.

Emilio Sereni – I napoletani da mangiafoglia a mangiamaccheroni (Dante&Descartes, 10,00 euro)

Ci addentriamo nella storia napoletana della gastronomia; da sempre, i partenopei sono stati chiamati “mangiafoglie”, visto che la loro dieta era composta da verdure a foglia larga facilmente reperibile nei dintorni del Vesuvio e nei Campi Flegrei, oltre che di legumi come fonte proteica. L’unica carne che si vedeva, erano solitamente gli scarti. Le famose entrailles, poi prelibatezza dei nostri giorni come per ‘e o muss e trippa. Ma da quando il popolo napoletano passò ad essere mangiamaccheroni? Emilio Sereni pubblicò questo saggio ben nel 1958 su “Cronache Meridionali”, ma abbiamo la fortuna di averne una ristampa disponibile sul mercato grazie all’editore napoletano Dante&Descartes. Ci sono tantissimi aneddoti curiosi sulle mode alimentari napoletane del tempo e come queste si intersecavano con la politica e la letteratura. La scrittura è semplice e godibilissima.

Nunzia Gargano – Le ricette del Vesuvio (Edizioni dell’Ippogrifo, 15 euro)

La giornalista Nunzia Gargano pubblica quello che – a mio avviso – è il compendio più completo sul mercato di ricette dell’Agro-Sarnese Nocerino, “dispensa” non solo della Campania, ma dell’Italia intera: basti pensare al pomodoro San Marzano DOP, a quante mitologie, benessere e purtroppo anche truffe si porta dietro. Nella prima parte del libro, potrete trovare un bel glossario dove sono presenti moltissimi prodotti agroalimentari tipici di questa zona ad Ovest della provincia di Salerno. La seconda parte, invece, è una ricchissima selezione di ricette dell’entroterra, firmate dai cuochi della zona, molti dei quali appartenenti alle condotte Slow Food. Un libro da tenere sempre a portata di mano, sia per scoprire un po’ di storia locale, sia per avere qualche spunto su ricette tipiche da cucinare al volo.

Marino Niola – Si fa presto a dire cotto, un antropologo in cucina (Il Mulino, 13,00 euro)

Confesso il mio debole per l’antropologo Marino Niola, napoletano. Lo seguo pressappoco ovunque: apparizioni televisive, rubriche su Repubblica, i suoi libri. Quello che ho preferito è proprio Si fa presto a dire cotto, un libro nato come raccolta di articoli di giornale, perché incarna perfettamente il cibo come speculum societatis delle passioni degli uomini. La scrittura è arguta, intelligente, curiosa e mai pesante: vi sembrerà di discutere con un “amico” colto che non fa altro che arricchirvi. Con Marino Niola ragù, tortellini, cassata e tante altre amenità sorpassano l’essere soltanto delle bontà culinarie: diventano proprio dei costumi, dei modi di essere.

Perché agli italiani piace parlare di cibo – Elena Kustiuokovitch (Sperling & Kupfer, 33 euro – in ristampa)

A volte è meglio ricorrere a pareri esterni su alcune nostre fissazioni: perché agli italiani piace tanto discutere, polemizzare, litigare sul cibo? A dare alcuni spunti di riflessione ci pensa appunto la scrittrice italo-ucraina Elena Kustiuokovitch, con un bel trattato del cibo come identità culinaria, diviso per regioni. Non mancano le curiosità: ad esempio, durante il Ventennio si tentò di abolire la pastasciutta: perché mai? (spoiler: il grano italiano già allora era insufficiente a coprire i fabbrisogni degli italiani; si iniziò così una campagna di promozione del riso, che era presente in abbondanza).

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