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INTERVISTA A MARIA ELENA RANDETTI – Il nuovo corso di Paride Chiovini Vini e l'identità piemontese

Maria Elena Randetti, imprenditrice e vigneron dell'Alto Piemonte, si racconta.

INTERVISTA A MARIA ELENA RANDETTI – Il nuovo corso di Paride Chiovini Vini e l'identità piemontese

PARIDE CHIOVINI VINI

Via Giuseppe Garibaldi, 20, 28070 Sizzano NO
Tel: +39 339 4304954 oppure +39 3474803655
Email: info@paridechiovini.it
Aperto: tutti i giorni per visite previa appuntamento
Vini
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Abbiamo incontrato Maria Elena Randetti,

la trentaseienne imprenditrice di Sizzano, con importanti trascorsi nel marketing eno-gastronomico, da due anni socia del vigneron Paride Chiovini ed owner del brand “Zafferano Alto Piemonte”.

INTERVISTA A MARIA ELENA RANDETTI – Il nuovo corso di Paride Chiovini Vini e l'identità piemontese

Parafrasando la didascalia del Consorzio tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte – che cita a sua volta lo scrittore romano Columella – il Nebbiolo potrebbe essere definito come formato da “grappoli di uva nera che danno vino da più località fredde”, all’uopo alludendo alla natura dibattuta del vitigno, dai più ritenuto originario delle Langhe, da alcuni diversamente, della Valtellina.

Ebbene, esistono al riguardo delle denominazioni ingiustamente relegate ai margini del consumo di massa, riunite nel sopracitato Consorzio, sinonimo di assoluta qualità e sorrette da un’assoluta portata evocativa delle zone di provenienza, che contribuiscono a rendere la dovuta complessificazione di una regione così vocata, ai vertici nazionali.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Maria Elena Randetti, trentaseienne Sizzanese, una laurea in economia e commercio seguita da un master in Marketing Comunicazione ed eventi presso la prestigiosa Università IULM, dal 2021 socia della Paride Chiovini Vini unitamente all’omonimo vigneron, nonché titolare dell’azienda agricola di famiglia insieme all’inseparabile fratello, da qualche anno impegnata nella promozione e divulgazione tout-court dell’identità autoctona dei vini dell’Alto Piemonte.

Giornate pregne di eventi, incontri e responsabilità, le sue, da quando ha deciso di porre al centro della propria vita professionale il settore del business enologico – anzi eno-gastronomico – partendo dal Comune di Sizzano, suo paese natale, ove riveste anche la carica di consigliere comunale.

ECCO L'INTERVISTA!

Maria Elena buongiorno, è un piacere incontrarti, seppure telefonicamente. Dunque come stai ripartendo i tuoi impegni negli ultimi anni, e quali sono i tuoi ambiti elettivi di operatività?

"Carlo, buongiorno a te, partiamo dall’inizio, dopo il completamento del corso di studi, e gli iniziali impegni nell’ambito di organizzazioni di eventi di alta gamma nel settore della ristorazione e delle sponsorizzazioni di settore, ho deciso di implementare, a livello gestionale, i terreni di famiglia con mio fratello Alessandro, e di affiancarmi, nella qualità di socia, a Paride Chiovini, amico personale e talentuoso produttore che ho sempre ammirato, fondando la Chiovini E Randetti Società agricola”.

Quale è stata la genesi della tua scelta, che presuppongo abbia comportato l’abbandono dell’attività precedente?

"Diciamo che la constatazione dirimente è stata la consapevolezza delle potenzialità del nostro territorio, di cui sono innamorata. Vedi, la maggior parte dei miei concittadini ha i nonni, ed in generale avi, agricoltori, e dunque, anche da chi non lo ha introiettato, vi è uno straordinario retaggio antropologico, culturale ed eno-gastronomico da preservare, abbiamo il dovere di favorirne la diffusione. A questo obiettivo ho devoluto i miei recenti impegni professionali, mi sento di dirti che probabilmente i nostri prodotti sono più rinomati all’estero che nella nostra penisola, ad esempio ultimamente sono stata in Svezia, mi ha stupito apprendere come alcuni operatori già ci conoscessero bene, oltre gli aspetti meramente commerciali."

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Come sono configurati i rapporti fra i reciproci Consorzi?

"Di reciproca sinergia e con assoluto spirito collaborativo, il consorzio del quale facciamo parte, mi riferisco segnatamente alla D.O.C. Sizzano, ne ricomprende anche altre, forse più conosciute, come ad esempio Gattinara, Ghemme, Boca, Valli Ossolane, Colline Novarese, etc, dunque con un’importante esposizione commerciale. Di produttori di Sizzano D.O.C., per darti un’idea, ne abbiamo solamente otto, con circa trentamila bottiglie annualmente rilasciate. Il principio informatore è che il confronto con la macro-zona delle Langhe deve essere di affiancamento e stimolo, ed improntato all’accrescimento dialogico reciproco, sovente facciamo eventi con nostri colleghi ospitati nei loro spazi."

Quanto è collegata la promozione dell’eno-gastronomia con la crescita turistica di un territorio, secondo te?

"Direi in maniera inestricabile come vero e proprio volano, pur essendo Sizzano un centro molto piccolo – neanche millecinquecento abitanti, di origine romana, formato perlopiù da cascine – abbiamo ad un tiro di schioppo il Lago Maggiore, con le sue notabili propaggini, in termini di affluenza turistica. Ribadisco, il problema risiede nel manico, ossia nell’approntamento di adeguati strumenti di comunicazione, che facciano cultura e “story-telling”, un termine abusato ma di grande importanza, a mio avviso, oltre ovviamente all’esistenza di idonee strutture ricettive, il mio impegno istituzionale va in tale direzione."

Quale è precisamente il tuo ruolo nell’ambito della Chiovini Randetti Agricola, e la storia di questa?

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"L’azienda è nata nel 1997 ad opera esclusivamente di Paride, nel 2003 le prima annate, i vitigni impiegati sono quelli autoctoni, Nebbiolo – nome locale Spanna - Vespolina, Uva Rara ed Erbaluce Novarese, di cui produciamo anche un Passito, con le tecniche di conduzione dei tre disciplinari delle denominazioni Sizzano, Ghemme, e colline Novaresi. Ovviamente sono in prima fila nell’ambito delle pubbliche relazioni aziendali, facciamo tanti eventi con ristoranti di alta gamma e fine-dining, non necessariamente del circuito Michelin, spesso sotto l’egida della Coldiretti.

Comunque conta che è un impegno che si dipana nel corso dell’intero anno, da Marzo a Giugno abbiamo eventi di settore, fatta la tara ad una breve pausa pre-estiva, da Luglio ad Ottobre abbiamo la vendemmia, ed a Natale gli aspetti commerciali cui fare fronte. Last but not least, praticamente riceviamo in un’accezione estensiva in cantina, ospitando visite guidate, relatori illustri e verticali storiche, peraltro con un punto vendita sempre operativo.

Cosa è il progetto “zafferano alto Piemonte”?

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"E’ una sorta di mio personale side-project – ora confluito nella Chiovini Randetti A.r.l. - a cui tuttavia sto dedicando sempre più tempo negli ultimi tempi, atteso il successo commerciale riscontrato. A Sizzano, come ti accennavo, abbiamo anche degli appezzamenti di terreno, adibiti a zafferaneto, una produzione molto piccola – neanche tre etti annuali, praticamente tutti già collocati in ristoranti, delicatessen ed a clienti selezionati – ma anche qui la sfida esula i profili meramente economicistici, e diviene culturale.

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Lo scopo ultimo è quello di favorire la configurazione dello zafferano come 'prodotto polivalente', introducendolo nelle nostre zone e svincolandolo da clichè gastronomici – pensiamo ad esempio al risotto – verso altri settori, mi piace menzionare ad esempio quello dolciario, con lievitati, biscotti e cioccolatini, guarniti da una deliziosa crema."

Un’ultima domanda prima dei saluti, come vedi l’immediato futuro della Società Agricola Chiovini Randetti?

"Dovremo lavorare a capo chino con tanta abnegazione, ci troviamo in una fase di evoluzione e progressione del nostro territorio, le coordinate saranno quelle di aumentare la produzione mantenendone inalterata la qualità, su questo molto influirà la variabilità del clima, ed un discorso analogo per quanto riguarda lo zafferano, con un grande risalto conferito agli aspetti di comunicazione e marketing."

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