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Pino Bozza: "Pregai Totò come se fosse un Dio, superata quella notte gli avrei dedicato tutte le mie attività"

Pino Bozza patron del brand Antonio La Trippa si racconta a cuore aperto: dalla tossicodipendenza al successo

Pino Bozza: "Pregai Totò come se fosse un Dio, superata quella notte gli avrei dedicato tutte le mie attività"
Pino Bozza è patron del brand "Antonio La Trippa" e di 4 ristoranti tra Napoli e Salerno. Un personaggio molto discusso, lo si odia o lo si ama e che grazie al suo essere genuino e sincero è riuscito a crearsi un pubblico folto di sostenitori che vede in lui un simbolo di rivalsa sociale.
In questa intervista senza filtri si metterà a nudo raccontando come è riuscito a passare da una comunità di recupero per tossicodipendenti ad essere titolare di una catena di ristoranti di gran successo in Campania.

Chi è veramente Pino Bozza?

Pino Bozza è un ragazzino di 12 anni che per esigenze familiari ha dovuto fin dalla tenera età abbandonare i giochi ed imparare un mestiere per aiutare le finanze familiari, e dopo tanti tentativi trova il suo equilibrio in una pizzeria dove col tempo trasforma l'esigenza in passione

Il nome del tuo brand "Antonio La Trippa" è ovviamente un omaggio ad un personaggio interpretato dal mitico Totò, ci racconti il perché di questa scelta?

Trovato un obiettivo nella vita e forte di guadagni importanti decisi di realizzare il mio sogno, quello di aprirmi un ristorante mio. Volevo dedicarlo a quello che secondo me è uno dei piatti napoletani più buoni e di maggior successo, il nome originale infatti doveva essere "A' Lardiata" . Ci stavo riuscendo, avevo preparato insegne, manifesti e tutte le stoviglie griffate. Durante i lavori per la realizzazione però incappai nel mostro che ha condizionato parte della mia vita, la droga. Decisi a quel punto, che prima di gettare al vento anni e anni di risparmi, dovevo prima ripulirmi. Mi recai di mia spontanea volontà in una comunità per tossicodipendenti in Toscana. Le giornate erano interminabili, avevo pochi svaghi, uno di questi era Totò con i suoi film. Una sera, preso dal delirio dell'astinenza mentre guardavo il film Gli Onorevoli, potrà sembrarvi assurdo, ma mi rivolsi a Totò come fosse Dio in quel momento e gli promisi che che se avessi superato quella notte gli avrei dedicato il ristorante e tutto ciò che avevo di più importante; la notte passò e la prima cosa che feci fu chiamare tutte le maestranze: Il nuovo nome doveva essere Antonio La Trippa.

Da quel preciso momento hai ricominciato la tua vita, costruendo un attività di successo che celebra Napoli e le sue tradizioni. Raccontaci la tua idea di ristorazione e il punto forte della proposta di "Antonio La Trippa".

L'amore per questa città lo vedi nei piatti e nelle tradizioni ma soprattutto nei miei collaboratori. Parte di loro sono ragazzi scelti da me, ragazzi di quartieri difficili, ragazzi con trascorsi difficili che hanno bussato alla mia porta e a cui ho offerto una seconda possibilità, un futuro migliore. Credo che Napoli vada migliorata ricominciando da qui. Al ristorante proponiamo la formula dell'antipasto completo che è una vera e propria dedica alla tradizione: Crocchè, arancine, zeppole, ricotta impanata a forno (fatta apposta per me) carne al ragù, carne alla genovese, salsiccia e friarielli, alici e baccalà fritto e soprattutto una chicca: Troverete spesso nei miei antipasti assaggi di primi piatti preparati al forno come cannelloni, lasagne ma anche frittata di pasta, perché uno dei ricordi che ho di quando ero piccolo era di non avere voglia di aspettare il primo piatto e durante l'antipasto andavo a rubare dal forno un assaggio di pasta. Un mio personalissimo ricordo, ma chi non l'ha mai fatto?

Vero, a tutti è capitato di beccarsi una "cucchiarella" (mestolo in legno) sulle mani, qual'è il piatto che avete in carta e che consiglieresti a chi viene da te la prima volta? 

Senza dubbio la Genovese, perché è il piatto più napoletano che c'è. Ricordo la storia di questa osteria in zona porto dove un anziana signora preparava questa zuppa di cipolla con la carne a straccetti che però non soddisfava le esigenze fameliche dei suoi clienti, e quasi fu costretta a calare la pasta in questo sugo per sfamarli.

Sei molto seguito sui social, molti ti amano e altrettanti ti detestano, volendo descrivere il tuo boom mediatico in 4 punti, quali sarebbero secondo te?


1) La recensione negativa

Ho investito tutti i miei risparmi in un locale che proponesse la cucina della nonna, quella buona e genuina in una location caratterizzata da oggetti tipici e folkloristici puntando tutto su una zona abbandonata da istituzioni e qualsiasi forma di vita dopo le ore 18:00. Credo che se un giornalista gastronomico viene spinto da me dai tanti feedback positivi è già una vittoria. La vittoria diventa successo quando il giornalista critica il mio locale per la sua ubicazione, per la carta dei vini o perché il locale gli sembra arredato male e solo alla fine giudica come non gradevoli i piatti. Ecco, la mia risposta fu quella di ribadire questi concetti, tra cui quello di preferire offrire un vino della casa a pochi euro piuttosto che una bottiglia che costasse più di un pasto che in media non supera i 30 euro.

2) La rapina

Di rapine ne ho subite tante, al locale soprattutto. Una in particolare ha cambiato la mia vita poiché questo ragazzino alla mia resistenza nel consegnargli l'orologio mi sparò al piede. Ricevetti successivamente visite da tv e giornalisti e a loro dissi quello che poi è il punto di vista di chi da quartieri difficili ne è uscito vincente, ovvero che se quel rapinatore si fosse presentato al mio locale a chiedermi scusa l'avrei perdonato e gli avrei offerto un lavoro.

3) Il presunto parcheggio sul posto invalidi

Ecco, mi farebbe piacere una volta per tutte fare chiarezza su questa vicenda e chiuderla definitivamente, ero in giro per Napoli, avevo appena realizzato un sogno, comprare una Ferrari. Passando per via dei Mille a Napoli incontrai un amico che mi chiese di fermarmi per un saluto, quindi accostai velocemente senza notare le strisce gialle, scesi un istante, il tempo di un selfie con questo amico e andai via. Sono stato accusato di aver parcheggiato con il ferrari su un posto dedicato agli invalidi quando in realtà fu una sosta veloce. Da quel momento ne è nata una bagarre mediatica, non aggiungo altro, ma spero sia definitivamente chiusa questa storia.

4) Essere diventato un simbolo di rivalsa sociale per chi lotta contro le dipendenze

Purtroppo è un tunnel nel quale ci si trova fiondati in un momento di particolare debolezza e la stessa debolezza che poi difficilmente ne fa uscire. Come già raccontato, ho avuto la possibilità ad un certo punto della vita di avere importanti disponibilità economiche e mi sono lasciato andare a tanti eccessi. L'affetto della mia famiglia e l'amore per il mio lavoro sono state le ancore di salvezza che mi hanno motivato a cercare aiuto. La comunità di tossicodipendenza poi è stata la scelta giusta per affrontare nel migliore dei modi quel maledetto tunnel da cui ormai sono fuori da due anni.

Dimostri nelle tue storie un attaccamento particolare a tua sorella e alla tua famiglia, che ruolo hanno giocato nella tua vita, nel tuo lavoro e nel tuo successo?

La mia famiglia oggi e ribadisco oggi ha un valore fondamentale. Vizi e vita sregolata mi portavano alla ricerca di un qualcosa che in realtà avevo già ma che non riuscivo a rendermene conto. Successivamente alla mia richiesta d'aiuto ho conosciuto realmente il valore dell'affetto e del legame di famiglia, i miei figli e i miei genitori in primis. Mia sorella è una compagna, è un amante, è una socia e una collaboratrice in perfetta simbiosi con il mio pensiero, è parte fondamentale del mio successo anzi, è il vero successo di tutto ciò che ho creato.

Antonio la Trippa, un format a mio parere genuino, tu l'hai sempre definito "la casa della nonna", un successo replicato a Salerno e al Vomero. Cosa dobbiamo aspettarci nel futuro?

Voglio rendere la gestione di ciascun ristorante autonoma, dal lungomare alla zona ospedaliera fino al Vomero e Salerno per poi realizzare due piccoli sogni nel cassetto che in realtà sono già in cantiere: Piazza Mercato, il vero cuore pulsante di Napoli, nei pressi della chiesa della Madonna del Carmine ripristinando un idea e un concept su struttura moderna ma con la vera idea di cucina Tradizionale Napoletana. Successivamente Capri e poi, no vabbè per quella aspetto l'ufficialità, ma sarete i primi a saperlo.

Questa intervista finirà su un portale di informazione gastronomica, un mondo che qualche tempo fa hai dimostrato di ripudiare perché quando ancora non eri "Pino Bozza", ti ha voltato le spalle.

Perché ritieni di aver subito un torto?

Ho avuto modo nel mio trascorso di conoscere personaggi del mondo food che solo per un clamore mediatico avevano raggiunto un importante successo, ma con i quali poi confrontandomi ho visto che di competenza ed esperienza in ristorazione ce n'era davvero poca. Quel che è peggio è stato vedere da parte di questi personaggi portare alle stelle ristoratori che hanno avuto la loro fascia di successo solo quando erano supportati, per poi finire nell'oblio ad interruzione rapporti. Ecco, io non sono mai voluto scendere a compromessi. Ho una realtà che ad oggi ha festeggiato il milione di scontrini, avevo voglia che determinati personaggi del mondo food mi onorassero venendo a scoprire cosa stessi facendo in una zona dimenticata da Dio, in una terra di nessuno alla mercè di rapinatori, dando lavoro a gente a cui nessuno avrebbe dato una seconda possibilità, offrendo una cucina semplice e a basso costo in un contesto piacevole e armonioso. Ecco, quando ero ancora con le ginocchia a terra, volevo che qualcuno dei piani alti se ne accorgesse e che mi supportasse. La vera riconoscenza l'ho ottenuta credendo nelle mie idee e questo è stato capito dalla gente che è diventata artefice del mio successo. Adesso sono io che scelgo di chi volermi circondare. E voi siete tra quelli.

Siamo ai saluti, ti do carta bianca, chiudi tu.

Vi ingraziando per la considerazione che avete di me e che mi avete dimostrato intervistandomi. Ho scelto di raccontarmi a voi per la vostra passione e per l'amore che mostrate nei vostri articoli. Sono lusingato di essere stato scelto per un cosi bel progetto da gente che la pensa come voi.