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VENDEMMIA 2022 - 10 domande d'annata per Vincenzo Mercurio

Vincenzo Mercurio e 10 curiosità sulla Vendemmia 2022

VENDEMMIA 2022 - 10 domande d'annata per Vincenzo Mercurio

Un millesimo, un enologo ed un enigma. L'annata 2022 raccontata da Vincenzo Mercurio, l’enologo con le ali. La sua omonima divinità romana gli ha sicuramente trasmesso il dono della destrezza, la velocità e l’eloquenza, ma lui in vigna è principalmente a caccia di emozioni. Pensa il vino non sia un prodotto ma un progetto e ritrova nelle parole di Clotilde Rey (nonna di Angelo Gaja) la sintesi perfetta del suo Progetto “fare, saper fare, saper far fare e far sapere”.

Prossimi alla vendemmia di questa controversa annata, per alcuni già in corso, è il caso di rivolgere 10 domande a chi, con i dovuti strumenti ed un paio di ali, vive di terra, vita e vite senza dono dell'ubiquità ma sempre con le tasche piene di sassi.

VENDEMMIA 2022 - 10 domande d'annata per Vincenzo Mercurio

1. Leggiamo questa frase spesso ma non sempre siamo capaci di coglierne il senso: un’ottima annata. Quando la si può definire tale?

Quando gli ingranaggi del meteo e quelli della vite girano in sincronia senza accelerazioni o rallentamenti, allora le cose si mettono molto bene. Dal germogliamento alla raccolta è un susseguirsi di sole e piogge, con un ritmo perfetto senza sbavature, come quando gli strumenti di un’orchestra suonano rispettando tempi e colori.

Per me un’ottima annata è quella che ancora deve venire: mi aspetto di essere sempre sorpreso dalla natura.

Ma di grandi annate ne ho viste tante. Per poterne elencare qualcuna si deve aggiungere obbligatoriamente anche il luogo, in quanto un’ottima annata a volte lo è per un areale ma non per un altro, addirittura nello stesso areale. Faccio l’esempio dell’Irpinia in cui potremmo avere un’ottima annata per il Fiano di Avellino e una pessima per l’Aglianico. Le grandi annate sono quelle in cui la qualità è elevatissima in molti areali e per molti vitigni.

Ne ho vissute tante ma quelle che reputo davvero ottime sono quelle in cui il bilancio idrico della vigna è perfetto, nessuna patologia pregressa (peronospora, oidio, ecc.), inverno molto freddo (neve) e primavera mite, con periodo di vendemmia praticamente senza piogge e soprattutto con temperature miti caratterizzate da forti escursioni termiche.

2. Parlando con i produttori si ascolta di frequente che quest’anno avremo minor resa ma maggiore qualità. È necessariamente un bene e quanto di vero c’è in queste parole?

Esiste un quantitativo in peso di uva prodotta per pianta ottimale che varia in funzione dell’età della vigna, della varietà, del luogo geografico, e del meteo (effetto annata). In linea generale produrre meno è sinonimo di maggiore qualità, maggiore concentrazione. Ma attenzione agli squilibri, perché nel ridurre la resa si può inciampare nel problema contrario. Quindi mi farebbe piacere parlare di resa per pianta non per ettaro e poi di resa ideale rapportata a studi di zonazione aziendale con riscontro oggettivo sui vini prodotti.

3. Al cambiamento climatico ci si dovrà adeguare o possiamo interferire al fine di pilotare il cambio?

Possiamo, anzi dobbiamo, fare la nostra parte. Senza rassegnarci, dobbiamo però comprendere che il clima, sia per eventi violenti che per aumento delle temperature, è cambiato e continua a cambiare. Nella storia del mondo ci sono sempre stati momenti di aumento e diminuzione delle temperature, talvolta drammatici, tali da determinare l’estinzione di animali, piante, anche prima della presenza dell’uomo sulla terra. Così come ci sono stati eventi, interglaciali tali da favorire lo sviluppo di specie viventi.

Oggi possiamo ipotizzare che ci sia anche il nostro contributo in un processo naturale. La terra non è da immaginare come un semplice ambiente in cui vi è un condizionatore acceso del quale discutiamo la temperatura da settare. La situazione è molto più complessa e va affrontata con un approccio olistico.

La visione antropocentrica è deleteria, attenzione, noi non siamo i padroni del mondo ma ne rappresentiamo una piccolissima parte. La viticoltura deve interpretare questi cambiamenti e quindi adeguarsi nel limite del possibile. Contemporaneamente, dobbiamo con le stesse energie (se non superiori) fare la nostra parte, riducendo il più possibile il nostro impatto sul pianeta. Ci sono molte aziende che stanno puntando al controllo della CO2 emessa e stanno sensibilmente riducendo il consumo di acqua, eliminando i fitofarmaci di sintesi favorendo l’uso di prodotti di origine vegetale, mutuati dai sistemi di difesa naturali che le piante hanno acquisito nei milioni di anni di vita vissuta. Ma avrebbe senso anche cercare mercati di prossimità, utilizzo di materiali che siano stati prodotti rispettando i diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Dobbiamo puntare ad una maggiore sostenibilità. Su questo argomento non vedo sempre la giusta sensibilità, ma conto molto sulle nuove generazioni.

4. Numerose vendemmie sono state anticipate. Quali sono le ragioni e a che tipologia di prodotto andremo incontro?

La nostra nazione è dal punto di vista viticolo ed enologico tra le più eterogenee al mondo per questioni geografiche e storiche. È vero che qualche azienda ha lanciato la notizia di un anticipo, ma è altrettanto vero che molte altre al contrario hanno annunciato ritardo rispetto allo scorso anno. Sarebbe opportuno analizzare, difficile a farsi, il tempo medio di raccolta scartando le prime e le ultime vendemmie, in questo modo si avrebbero dei dati più rappresentativi.

Tornando alla domanda, ogni varietà esprime il meglio nelle condizioni pedoclimatiche in cui è stata selezionata attraverso esperienze centenarie se non millenarie, quindi credo che gli autoctoni siano in grado di maturare nel momento giusto, che è quello più opportuno per accumulare le giuste quantità di aromi, colore e sostanze organiche.

5. Peronospora e oidio o gelate e grandine, chi provoca maggiori danni e cosa non si è fatto ancora per rimediare su larga scala questi problemi?

Senza dubbio le gelate e la grandine, verso le quali abbiamo pochissimi strumenti per difenderci. Per le gelate si sta provvedendo prima con sistemi previsionali molto accurati e poi con strumenti per limitare i danni agendo con ventilazione o con irrigazione a spruzzo in modo da formare preventivamente del ghiaccio sulla pianta e difenderla dalle temperature più basse del gelo. Altri ancora provano con metodi per riscaldare l’ambiente, come fiaccole e fili termoelettrici. Per le grandinate purtroppo, reti antigrandine a parte, non abbiamo strumenti se non quello di stipulare un’ottima assicurazione.

Per le principali malattie della vite oidio e peronospora abbiamo moltissimi strumenti per difenderci, e molti altri nuovi sono oggetto di studi internazionali. Purtroppo ritengo sia necessario preoccuparci di più dei due flagelli che stanno avanzando velocemente e provocando seri problemi: la flavescenza dorata e il mal dell’esca.

6. L’Italia detiene tuttora il primato sulla produzione di vino al mondo. Abbiamo forse spinto troppo oltre questa vocazione vitivinicola o siamo un Paese che ha ancora tanti territori da esprimere

Per numero di vitigni e per quantità di vino prodotto siamo spesso i primi, o comunque sempre sul podio, ma questo a mio avviso non equivale ad una vittoria. Mi piacerebbe che fossimo i primi per prezzo medio di vendita, magari anche i primi a terminare la giacenza di prodotto in cantina. Ci sono ancora molti vitigni autoctoni (o se preferisci “antichi”, “territoriali”) che meritano di essere riscoperti, ma è altrettanto vero che l’aumento sconsiderato dell’entropia dell’offerta, in un momento come questo può essere commercialmente controproducente. Sono dell’avviso che si debba far conoscere meglio il nostro territorio prima alle persone che lo abitano, gli stessi che spesso lo ignorano, per passare poi agli altri cittadini del mondo che sono clienti o potenziali clienti.

7. Non sono il clima inteso come meteo, ma anche il clima geopolitico non gioca a favore di quest’ultima annata. Se non dovesse risolversi nell’immediato, come contrastare la mancanza di materiali e l’irrefrenabile aumento dei costi vivi?

Quest’anno siamo stati in tanti ad aver avuto serie difficoltà nel reperire i materiali per poter procedere all’imbottigliamento. Abbiamo avuto rincari, ma ancora peggio abbiamo spesso sentito dire: “non è disponibile e non so dirti quando lo sarà di nuovo”. Molte aziende che seguo si sono dovute accontentare di stampare le etichette con carte diverse e usare una bottiglia diversa dalla solita. Stesso discorso per cartoni. La situazione è migliorata a primavera inoltrata. Non ho una ricetta per risolvere il problema ma posso solo dire che sulla qualità del vino non si arretra nemmeno di un millimetro mentre sul packaging qualche piccolo sacrificio è ammissibile, augurandomi che sia anche compreso ed accettato dal consumatore.

8. Sorvolando per un momento l’Italia, esistono Paesi che andrebbero riscoperti o studiati con maggiore attenzione?

Il mondo del vino rappresenta una straordinaria opportunità di studio e di conoscenza, dobbiamo guardare con molta attenzione ed interesse quello che accade in altri distretti vitivinicoli. Consiglio a tutti gli enoappassionati di viaggiare, se non lo si può fare fisicamente, magari con degustazioni mirate alla scoperta di nuovi territori oltre i nostri confini. L’idea che siamo tra i primi produttori al mondo e che la nostra storia è antichissima, non devono assolutamente farci credere arrivati ed irraggiungibili. Io cerco di seguire con rispetto, curiosità ed attenzione quello che accade nei paesi che producono vino da “poco”, uno su tutti la Cina. La qualità del consumatore ha fatto la qualità dei vini, la qualità del consumatore spesso coincide con reddito medio elevato tale da favorire la cultura ed il consumo di vini pregiati, dove si spostano i capitali si creano nuovi consumatori di qualità, nuovi mercati ma attenzione anche nuovi produttori.

9. I modelli di sostenibilità quali il biologico sono ancora attuali nella tutela dell’ambiente? In che modo la legge cambia con la stessa velocità della natura?

Più che modelli del biologico credo sia opportuno parlare di filosofia di vita bio-logica, intesa senza dubbio nel rispetto dei disciplinari ma soprattutto valutando l’integrazione della coltura vite con il resto dell’ambiente circostante. Le Leggi che regolamentano la viticoltura negli ultimi anni stanno cambiando con molta attualità, anche se ci sarebbe da fare di più. In particolare c’è molta attenzione nel ridurre fino ad eliminare del tutto l’uso del rame in agricoltura, utilizzato principalmente come antiperonosporico. Per la viticoltura biologica questa è sicuramente la nuova sfida, su cui il mondo scientifico e quello della produzione stanno provando a trovare una soluzione più sostenibile.

10. In annate calde come queste, quali vitigni e quali terreni sopportano meglio lo stress?

I vitigni che affrontano meglio annate come queste sono quelli più rustici, intendo che hanno capacità di adattarsi a climi più estremi, per esempio le varietà autoctone selezionate nei secoli nell’area del mediterraneo. Mentre senza dubbio i suoli che danno il meglio, in annate così, sono quelli che poggiano su rocce calcaree, che come spugne sono in grado di rilasciare quantità di acqua tali da evitare stress idrico.

Quindi, vendemmia 2022: in una frase, cosa aspettarsi?

Maggiori gradazioni alcoliche, minore acidità e livelli di pH più elevati, bassi livelli di azoto nei mosti. Maturazioni molto eterogenee, sia per zone viticole ma soprattutto all’interno della stessa vigna. Ma potrò dirti meglio tra qualche mese quando la vendemmia sarà finita. Al momento più che in una frase la esprimo in una sola parola: Sorpresa!

VENDEMMIA 2022 - 10 domande d'annata per Vincenzo Mercurio
(Ph. Gaetano Caro)

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