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Massimo Bottura: "865 euro. Ma che rimborsi sono? Non ci pago neanche gli stipendi."

Massimo Bottura torna a farsi sentire sull'assenza dello stato italiano in un momento difficile criticando il decreto ristori

Massimo Bottura: "865 euro. Ma che rimborsi sono? Non ci pago neanche gli stipendi."

All’incirca un mese fa, in parallelo con il dpcm che avrebbe annunciando l’ulteriore stangata al settore ristorazione, Massimo Bottura -lo chef tre stelle Michelin con l’Osteria Francescana e due volte miglior ristorante del mondo al World’s 50’Best- spiazzava tutti con una lettera-appello diretta a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio.

“Per uscire da questa crisi senza precedenti, abbiamo bisogno di speranza e fiducia. Focalizzandoci sulla ristorazione in pochi oggi hanno liquidità, anzi, oggi più che mai ci sentiamo soli. ”- diceva Bottura nella sua lettera. Un concetto che è stato ripreso ed esposto più duramente durante l’assemblea pubblica e tenutasi in diretta streaming della FIPE.

“Ci sentiamo soli, abbandonati a noi stessi. Per sostenere le spese relative alla messa a norma dei locali tra macchine destinate alla purificazione dell'aria, mascherine, gel, scanner mi sono visto riconoscere una quota di 865 euro. Ma che rimborsi sono? Non ci pago neanche gli stipendi. Abbiamo ottenuto la sospensione della seconda rata di tasse, ma la prima l'abbiamo già pagata. L'unica misura positiva è la cassa integrazione, che però ha ritardi mostruosi. E quindi ai miei ragazzi l'ho anticipata io.”

Stavolta Bottura è molto distante dalla calma dell’intervento di qualche settimana fa, non ha più elenchi di educati suggerimenti da dare. Piuttosto è offeso dalla leggerezza con cui il comparto è stato sostenuto, dalle disfunzioni, dai ritardi non solo burocratici ma anche di attenzione. Eppure riesce a fare un distinguo tra la sua posizione e quella di altri, meno strutturati, senza dimenticare ciò che davvero fa grande una attività: lo staff.

“Nel mio futuro c'è sempre futuro, altrimenti entri in un clima di depressione: lo faccio anche per tenere sotto controllo i ragazzi che lavorano per me, soprattutto quando ascolti parole piene di burocrazia, di chiacchiere e di cose che non sono state attuate.

Bisogna dividere gli esercizi in tipologie altrimenti tutto è confuso, generalizzato, siamo qua a far chiacchiere e rimarremo sempre in balia della situazione. Io vivo nella poesia e ho una struttura fortissima, perché lavoro nel mondo, a Dubai, a Las Vegas, ma agli altri - meno strutturati - chi ci pensa?”. Riprendendo il pensiero che è stato espresso qualche giorno fa anche da un altro numero 1 della gastronomia italiana, Franco Pepe..

Il presidente Conte, intervenuto anch’egli durante l’assemblea, ha assicurato nuovi aiuti e maggiore cura nei riguardi di ciò che Bottura aveva definito “una bottega rinascimentale”, in quanto come ristoranti in Italia “facciamo cultura, siamo ambasciatori dell'agricoltura, siamo il motore del turismo gastronomico, facciamo formazione, ed ora abbiamo dato inizio ad una rivoluzione culinaria "umanistica" che coinvolge il sociale.”

Con queste parole Massimo Bottura concludeva la sua lettera-appello: “Oggi, senza liquidità, molti non ce la faranno e il paese perderà una delle colonne portanti della sua identità. Ora si rischia la depressione.

Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli.

Per trovare la voglia di continuare e non sentirci soli.”

Forse per la prima volta non e da definirsi visionario ma semplicemente realista.