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Mauro Uliassi: "Lo stop and go crea una serie infinita e tragica di problemi. Abbiamo avuto ragione a non aprire"

Mauro Uliassi continuerà a tener chiuso il ristorante. Le continue chiusure sono un dramma per la ristorazione

Mauro Uliassi: "Lo stop and go crea una serie infinita e tragica di problemi. Abbiamo avuto ragione a non aprire"

Mauro Uliassi, chef marchigiano vanto della ristorazione italiana che poche settimane fa invitava i colleghi a riflettere e protestare civilmente, non per la riapertura ma per il sostegno statale, si è dichiarato particolarmente amareggiato perché purtroppo ha avuto ragione.

Poche settimane, riguardo la manifestazione organizzata #ioapro, dichiarava:

"Il covid è un pericolo reale e se gli esperti dicono di chiudere non possiamo che seguire in maniera scrupolosa l'indicazione. La protesta eventualmente va fatta per ottenere finanziamenti necessari alla sopravvivenza delle nostre attività. Ognuno ha il suo pensiero ed è giusto che sia così, per quanto mi riguarda ritengo corretto seguire le indicazioni che arrivano dai medici e dagli esperti in generale. Noi abbiamo deciso di chiudere il nostro locale ben dieci giorni prima del decreto che chiedeva la sospensione dell'attività. Una decisione - ricorda Uliassi - presa per la preoccupazione di ammalarci, dato che persone a noi vicine avevano contratto il virus".

Oggi, alla luce dell'ennesimo stop alla ristorazione dovuto al cambio di colore altamente penalizzante per la ristorazione, riprende le proprie ragioni con amarezza e intervistato dal CorriereAdriatico.it dice:

«Abbiamo avuto ragione (a non aprire ndr), ma questo non mi rende soddisfatto. Anche perché ognuno fa le sue scelte e si muove secondo le proprie possibilità. La nostra categoria è a pezzi, lo “stop and go” per i ristoranti crea una serie infinita e tragica di problemi. Che il ristorante sia stellato o una bellissima trattoria».

Uliassi, ha chiuso il proprio ristorante a inizio novembre, due mesi prima degli stop governativi e attualmente prevede una riapertura con estrema calma fissata per il 3 aprile.

«A novembre è stata una scelta obbligata, ho anticipato la cassa integrazione per i dipendenti. Quando la squadra è al completo siamo in 35, quindi i conti bisogna farli. E adesso, per come si sono messe le cose, non abbiamo neppure la certezza di ripartire il 3 aprile. Un ristorante è come una barca, quando si rimette in mare va ricontrollato tutto, da cima a fondo».

Riapertura prevista per il 3 aprile

«Se apriremo il 3 aprile, come abbiamo programmato, saremo felici ma una serie di segnali (ancora vietati gli spostamenti tra regioni fino al 27 marzo, ndr) fanno sospettare che il giorno di apertura potrebbe essere spostato più avanti. Però restiamo sereni, quello che conta è la salute. D’altronde se non possiamo lavorare anche a cena noi restiamo chiusi, solo a pranzo non ci basta. Non possiamo fare diversamente».

Un messaggio di fiducia verso il futuro

«Sono sicuro che il peggio sia passato, vediamo la luce in fondo al tunnel, anche se può sembrare il contrario. E le Marche sono tra le regioni più in difficoltà. Se dovremo riaprire a maggio, poco male: ci sarà già il caldo, molte persone saranno vaccinate. Tra poco torneremo tutti a sorridere, io ci credo. Nel frattempo lo Stato dovrà sostenere chi ha sofferto e dovrà continuare a farlo per una ripresa economica importante. Molte aziende stanno subendo questi “stop and go” delle loro attività. Vogliamo una riapertura regolare, noi abbiamo bisogno della nostra clientela che viene da ogni parte del mondo. Però vi dico: anche solo con gli italiani, come l’estate scorsa, è andata benissimo. Le persone avranno voglia di divertirsi e di fare le cose che hanno sempre fatto».

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