28 anni e due stelle Michelin, lascia tutto per stare vicino a suo figlio. Mercoledì come nelle favole, Matteo le ha riconquistate
Guida Michelin, Matteo Metullio che aveva rinunciato alle stelle per la famiglia, le riconquista all'Harry's
Probabilmente una pandemia non servirà a far cambiare le priorità del mondo o i valori su cui si basano le nostre vite e le nostre scelte. Eppure c’è qualcosa e qualcuno che danno ancora speranza.
Matteo Metullio, nel febbraio 2019, decise di rinunciare alle stelle Michelin della Siriola di San Cassiano per stare vicino a suo figlio. Ben due stelle Michelin conquistate a soli 28 anni.
In quel momento per Matteo era più pratico tornare a Trieste, avere l’aiuto dei nonni.
Non si dica che non era importante ciò a cui rinunciava, piuttosto pesava di più il miglioramento che Matteo poteva assicurare alla quotidianità ed ai bisogni di tutti, in egual misura, perché pesava di più la parte che sentiva di star perdendo.
Qualche giorno fa le stelle sono tornare ad essere due per chef Metullio, all’Harry’s Piccolo, Trieste.
Ma parliamone con lui.
Ciao Matteo! Ritorniamo un attimo al 2019 quando hai lasciato la "Siriola" per stare vicino a tua moglie e tuo figlio. Spesso far coincidere crescita professionale e affetti è impossibile e arriva il momento in cui bisogna per forza scegliere e dare priorità a una delle due. Ebbene, come arriva uno chef di appena 30 anni e sulla cresta dell'onda, pronto a scalare la vetta, a compiere quella scelta? Hai fatto fatica?
Credimi: nessuna fatica! È stato del tutto, spontaneo, naturale. È chiaro che sapevo a cosa andavo incontro ed a tutti dispiaceva. In primis dispiaceva ad Elena, la mia compagna, perché conosce bene quali sacrifici servano per arrivare a certi obiettivi, a certi risultati.
La scelta è stata autonoma, nessuno mi ha mai detto di non restare o di dover partire, ma io mi rendevo conto che in quel momento storico stavo perdendo qualcosa che era più importante della parte lavorativa.
Il piccolo Nicol, Elena e Matteo
C'è stato un periodo in cui, dopo essere ritornato a Trieste, è emerso sconforto e qualche rimpianto?
Arrivato a Trieste non ho avuto nessun tipo di rimpianto, mai. Sono rimasto in ottimi rapporti con i miei ex titolari, sì sentiamo spesso e sono andato a trovarli, mi è piaciuto tutto quello che abbiam costruito insieme ma non ho alcun tipo di rimpianto, soprattutto perché quella decisione l’ho presa per la famiglia. Quando fai delle scelte per i figli e per la famiglia, rimpianti non puoi e non devi averne.
Mercoledì però è arrivata la svolta, quella che possiamo definire una piccola rivincita. Un uomo di 31 anni che ha dato priorità agli affetti riconquista quanto era stato costretto a rinunciare. Nella sua città poi.
Ti abbiamo visto tutti in diretta streaming preso profondamente dall'emozione, riusciresti a descrivere cosa hai provato?
La parola rivincita non calza propriamente a pennello perché in termini calcistici penso alla rivincita come un giocatore che sbaglia il rigore in finale di Champions per poi portare la propria nazionale alla vittoria della coppa del mondo, due anni dopo, con un gol straordinario. Invece la mia è stata una scelta del tutto dettata dal cuore, non dovevo dimostrare niente a nessuno. Chiaramente, questa conquista mi fa sentire come completato il ritorno a Trieste, in famiglia. Quel momento è stato incredibile! Il pianto che tutti avete visto è dato dal fatto che fino all’ultimo non sapevo nulla. A livello di emozione e di botta è stato uguale ed identico alla prima volta ed al contempo è stato completamente diverso: forse per aver conquistato le stelle nella mia Trieste, forse per quanto sia stato scritto dai giornali riguardo il mio lasciare la “Siriola”, insomma una seria di piccoli cassetti della mia mente si sono spalancati. Aggiungiamo poi che abbiamo affrontato un anno di covid, un anno difficilissimo, un anno in cui tanti nostri collaboratori si sono trovati in grosse difficoltà economiche e abbiamo fatto di tutto, davvero di tutto, per dare anche una dignità economica. Per questa ragione quel momento, quello della premiazione, è stato una esplosione di gioia ed emozioni per tante cose messe insieme.
Uno scorcio dell'emozionante momento in cui Matteo ha appreso di aver riconquistato le stelle (Di Valenti Massimiliano)
Qual é stata la prima persona che ti è venuta in mente?
Le prime persone a cui ho pensato sono state mio figlio Nicol ed Elena. Subito dopo Davide De Pra, che era con me in video e tutta la brigata di cucina e di sala, la proprietà, i miei genitori. C’è una squadra ed una famiglia molto grande dietro ad un successo così.
Davide De Pra e Matteo
La brigata dell'Harry's Piccolo
È stato un anno difficile per la ristorazione, forse questo riconoscimento arriva al momento giusto dimostrando che c'è ancora un futuro e che l'impegno paga sempre, anche quando sembra tutto andare male?
Quest’anno è stato davvero complicato e difficile. Sicuramente un anno duro economicamente da parte della proprietà, perché investire e adattarsi a certe cose è stato arduo. Io, da gestore della parte ristorativa, ho dovuto assistere alle difficoltà economiche di ragazzi giovani, di persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese ed è stato un dolore lancinante. Una cosa che mi ha fatto stare malissimo in questo periodo. Spero che si possa ripartire, ma spero anche che chi ha dei sogni li possa realizzare perché purtroppo ci saranno tanti che ne verranno fuori con le ossa rotte ed è la cosa che più di tutto mi attanaglia. Noi l, all’Harry’s Piccolo, abbiamo avuto la fortuna di avere le spalle larghe dietro, un motore e un’azienda molto forte e quindi anche in un anno così siamo riusciti a esprimerci al meglio.
Quali sono (e se ci stai pensando) i tuoi prossimi progetti?
Per il futuro è tutto top secret, potrebbero arrivare notizie interessanti che porterebbero all’ampliamento degli orizzonti Harry’s ma per il momento è tutto segreto.
19, sono i ristoranti che tra ondate e curve proprio non ce l’hanno fatta. Esclusi dalla guida perché non hanno certezza di ripartire il prossimo anno. Tra i vari spicca il Combal.Zero di Davide Scabin a Rivoli, come a certificare la fine di un'epoca.
Cosa senti di dire ai tanti che in maniera differente rispetto alla tua storia e senza poter scegliere, hanno dovuto rinunciare ai loro sogni chiudendo definitivamente il locale?
A chi ha dovuto rinunciare a tutto posso e voglio solo augurare il meglio. Non so descrivere quanto io gli sia vicino, e non sono parole di circostanza. So che è facile dirlo quando si è in una posizione di vantaggio ma gli dico di non mollare e di credere nei propri sogni. Anche noi a Trieste abbiamo avuto delle difficoltà ma ci abbiamo sempre creduto; poi alla fine le cose arrivano. Chi conosce le proprie capacità affronterà un momento difficile ma, ostacolo dopo ostacolo, sono sicuro che tornerà alla normalità e ritroverà momenti di gioia.
Nonostante tutto e tutti, c’è chi riesce a mantenere intatta la propria sensibilità, riescono ad essere umani prima che uomini, preferiscono mantenere viva a tutti i costi la luce della loro anima invece che quella dei riflettori. Matteo Metullio è senza dubbio una di queste persone, si vede dai suoi occhi e sente dal tono della sua voce che si trasforma quando parla di Elena e Nicoló, della sua famiglia. E proprio per loro, per esser più presente e partecipe per i suoi, Metullio ha scelto di interrompere il suo sogno.
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