BELGRADO vs. BOLOGNA: il "novembre rosso" del vino
nel mese di novembre le città di Belgrado e Bologna hanno rispettivamente ospitato Wine Vision e Mercato FIVI
Avanti popolo, alla riscossa, il novembre del vino sventola bandiera rossa nel tandem Bologna-Belgrado che hanno rispettivamente ospitato il Mercato FIVI e Wine Vision negli ultimi giorni.
Separati dall’Adriatico e dai confini geo-politici, le due manifestazioni avevano in comune un forte desiderio di battere un colpo nelle agende delle più importanti fiere del settore vino, stimolando alla vigilia altissime aspettative e qualche preoccupazione circa il rinnovo locali che, come verificheremo più avanti, hanno lasciato entrambe con i propri pesi sulla coscienza circa elementi fondamentali da prevedere come ghiaccio, sputacchiere e lavaggio calici.
Ma non è questo il momento di condannare l’una o l’altra manifestazione,
in quanto Belgrado e Bologna, storicamente “rosse” per altri motivi, più rosse d’amor come nell’Aida di Rino Gaetano hanno allargato la prospettiva che da Parigi-Dusseldorf-Verona trova la propria ragione d’esistere in due città “outsider” in quello che potremmo definire il “novembre rosso” delle fiere del vino.
Mercato FIVI - la prima
In sintonia con una manifestazione che cresce, FIVI decide di far crescere anche i suoi spazi, i parcheggi, i corridoi e le dimensioni del padiglione. Resta uguale invece l’impronta democratica che suddivide geometricamente produttori in postazioni asettiche e minimaliste, talmente essenziali da ritrovarsi a volte senza sputacchiere o il necessario per poter degustare/servire adeguatamente.
Due grandi padiglioni che non seguono una coerenza geografica e una piccola area dedicata all’olio, un contorno avvertito appena dagli utenti intenzionati a focalizzare il 100% dei propri assaggi sul vino. Tanti i produttori che hanno aderito, quasi mille postazioni e un discreto mosaico di un’Italia che sfoggia i suoi fuoriclasse e maschera le proprie problematiche d’annata dinnanzi a un pubblico nella maggior parte dei casi spinto da reali manifestazioni d’interesse, per quanto la cifra irrisoria del biglietto d’ingresso avrebbe fatto temere anche i benpensanti circa un effetto tappa-buchi composto da bevitori della domenica e ondate di persone alla ricerca di un aperitivo fuori dalle mura del centro storico.
C’è da prendere quindi atto dell’ottima comunicazione portata avanti dall’organizzazione in primis e, strano ma vero, dagli stessi produttori piuttosto coesi nell’unirsi agli slogan, le regole e l’impostazione dettata dai vertici. Come nel più classico degli eventi, si alternano postazioni con file collaudate presidiate da alcuni vignaioli di maggior richiamo ad altre che, forse penalizzate dallo scarso appeal della tabella che indica la provincia poco conosciuta o l’areale banalmente demonizzato, vedono nelle braccia conserte del produttore un chiaro messaggio di quanto sia importante organizzarsi un’agenda in fiera. È una manifestazione prevalentemente B2B ma il carattere artigiano e un po’ provinciale lo si nota in alcuni dettagli, basti pensare ai carrelli che scorrazzano (anche se visibilmente meno rispetto alle edizioni precedenti) e la creatività di alcuni produttori che esibiscono slogan, caricature e decori. Qualche intoppo tra parcheggi e taxi, tra servizio ghiaccio e acqua, si sa, fa parte dell’errare umano della prima edizione, convinti che il rumore generato da questi malumori non scalfisca minimamente i principi che hanno unito e fatto crescere un plotone di piccoli eroi contadini pronti ad alzare la voce.
FIVI approvato con riserva.
Anzi, a proposito di riserve, se continua così spedito rischia di mandare in panchina parecchie manifestazioni ed eventi del vino che, diciamoci la verità, non hanno ancora ben inquadrato il proprio focus e la propria utilità.
WINE VISION by Open Balkan - la seconda
Seconda edizione in quel di Belgrado per Wine Vision:
meno istituzionale della precedente e decisamente più scenografica. Mettono per un momento da parte patriottismo e rancori le varie etnie del continente per presentarsi compatti ed accoglienti agli occhi di un’Europa sempre più interessata alla sua economia, le sue storie e le sue opportunità. Gli spazi adibiti alla fiera sono grandi, ben disposti, presidiati da extra staff e numerose hostess a destra e manca, insomma… i 3 padiglioni sono più che accoglienti e pronti ad immergere l’utente lungo i 400 espositori in cui a far da soppalco al vino c’è un’altra categoria molto diffusa, complice e allo stesso tempo antagonista nei consumi locali, gli Spirits.
Angoli altamente instagrammabili e vestiti tradizionali distolgono l’attenzione da un tris, quello composto da Serbia, Albania e Macedonia del Nord, pronto ad accogliere come meta turistica ed enoturistica il buon flusso richiamato da ogni angolo del Paese e oltre, con banner, cartelloni e Led un po’ ovunque a ricordarci che Wine Vision è il the place to be. Ingressi composti, scansioni e ritiro calici ben disposti e celeri, manca il guardaroba e ci sono poche postazioni a sedere ma va bene così, meglio godersi la passeggiata tra culture locali e design futuristici. Qualche masterclass in programma e una fierissima delegazione italiana coordinata da ICE.
Certo, un bel tentativo di intraprendere azioni commerciali in questi mercati emergenti se solo ci si fosse informati meglio circa la disposizione dell’area adibita, per intenderci a metà del padiglione centrale ma fuori rotta, alle spalle di un’altra area su piano rialzato. Peccato, anche se può consolare la possibilità di poter fissare incontri B2B su piattaforma interna gestita più che bene e a che ha permesso ai nostri connazionali di non tornare dalla Serbia con un solo sacchetto di burek. Per quanto riguarda i Paesi principalmente rappresentati, invece, non possiamo certo dire che vantano come in Italia quel jingle di “tot. generazioni di produttori” ma possiamo assicurare che hanno compreso in breve tempo i modi e i mezzi per poter risollevare e talvolta iniziare un nuovo percorso nel mondo del vino nel proprio Paese.
Wine Vision è stata un’iniziativa concreta e davvero affascinante,
altro che visione! Si attende un rafforzamento della parte trade (presenza di buyers e co.) e sinergia con il resto del continente per poterla rendere ancora più globale, ancora più Open Balkan.
Tutto questo accadeva a novembre, a giochi ormai conclusi e con la testa sgombra dai vari Prowein e Vinitaly in programma, chi l’avrebbe mai detto. Forse anche il settore delle fiere del vino, così come le stagioni turistiche di alcune località di successo, si stanno allungando fino a che il clima è favorevole!
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