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Frode Alimentare: dal miele al vino, passando per il pomodoro. Oltre l'11% dei prodotti controllati ha delle irregolarità

Oltre l'11% dei prodotti alimentari controllati lo scorso anno risulta contraffatto. Pomodoro Petti falso

Frode Alimentare: dal miele al vino, passando per il pomodoro. Oltre l'11% dei prodotti controllati ha delle irregolarità

Ha fatto scalpore, la settimana scorsa, la notizia del maxi-sequestro in Toscana di un ingente quantitativo di conserve di pomodoro (circa 3.500 tonnellate già confezionate e 1.000 di concentrato e altri semilavorati di provenienza cinese) rinvenuto nei depositi di un’azienda che presentava il proprio prodotto al mercato come “100% italiano” o addirittura “100% toscano”. Se le accuse fossero confermate, si tratterebbe di uno dei casi più clamorosi di frode alimentare degli ultimi anni.

Frode Alimentare: dal miele al vino, passando per il pomodoro. Oltre l'11% dei prodotti controllati ha delle irregolarità

In senso generale, con il termine “frode alimentare” si indica la produzione, detenzione, commercio, vendita o somministrazione di alimenti non conformi alle leggi, che si traduce per l’acquirente in un valore economico o nutritivo della merce inferiore alle aspettative e che, in casi estremi, può anche rappresentare un rischio per la salute.

I casi più frequenti di frodi alimentari si realizzano attraverso false dichiarazioni sulla provenienza, la qualità, la composizione e le caratteristiche di un alimento e riguardano purtroppo un po’ tutte le categorie merceologiche.

L’obiettivo di chi froda consiste sempre nel conseguimento di un maggior profitto. Questo può essere raggiunto in modi diversi: attraverso una riduzione illegale dei costi di produzione (materie prime o semilavorati scadenti o privi di documentazione fiscale o sanitaria, uso abusivo di additivi o di tecniche di produzione illegali, lavoro nero, modalità di conservazione e trasporto inadeguate, ecc.), oppure puntando ad ottenere maggiori ricavi attraverso informazioni false, che inducano il consumatore a ritenere che il proprio prodotto abbia caratteristiche di pregio che in realtà non esistono.

Le frodi alimentari riguardano molto spesso le fasi produttive, come nel caso di:

· Alterazioni: modifiche della composizione e dei caratteri organolettici degli alimenti, causate da fenomeni degenerativi, quasi sempre per cattiva o prolungata conservazione (es.: latte cagliato, vino inacidito, olio rancido, ecc.);

· Adulterazioni: alterazioni della struttura caratteristica di un alimento, ottenuta sostituendo alcuni suoi elementi con altri estranei, quasi sempre di qualità inferiore, con la conseguenza di perpetrare talvolta anche una frode di tipo sanitario (latte scremato venduto per intero, vino annacquato, oli di semi venduti per oli d’oliva, ecc.);

· Sofisticazioni: modifiche della composizione di un alimento per migliorarne la presentazione o per coprirne i difetti. con l’aggiunta non dichiarata in etichetta di sostanze di bassa qualità o addirittura illegali (solfiti, nitriti e nitrati nelle carni per ravvivarne il colore, coloranti negli impasti per simulare l’uso di uova, ecc.).

Le frodi possono però essere realizzarsi anche nelle fasi di commercializzazione. In questo caso si tratta di falsificazioni o contraffazioni, che consistono nello spaccio di prodotti di qualità inferiore rispetto a quella attesa dal consumatore: per esempio margarine etichettate come burro, pesci poveri venduti come pesci di pregio, prodotti scongelati venduti come freschi, prodotti di provenienza estera venduti come nazionali, ecc. Anche in questi casi, può accadere che la frode, oltre a procurare un danno economico all’acquirente, possa rivelarsi pericolosa anche per la sua salute.

In Italia l’elenco degli Enti che possono effettuare controlli e irrogare sanzioni nel settore degli alimenti è sterminato, perché comprende tutti gli innumerevoli organi di polizia che operano sia a livello nazionale che locale, incluse le Capitanerie di Porto. Per avere comunque una dimensione del problema, può essere utile consultare il Report che ogni anno viene redatto dall’ICQRF – Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi, l’organismo ministeriale preposto ai controlli ed alle certificazioni nelle filiere agroalimentari.

Oltre a svolgere un lavoro importante per prevenire e reprimere, anche in collaborazione con l’Unione Europea e con i principali attori mondiali dell’e-commerce, le tante imitazioni di prodotti italiani DOP e IGP provenienti dall’estero, nel 2020, questo Ente ha controllato ben 77.080 prodotti. Le irregolarità amministrative hanno riguardato l’11% di essi, mentre sono risultati irregolari il 7,4% dei campioni analizzati, per un totale di 22 milioni di tonnellate di alimenti sequestrati in 345 casi.

Settori di maggior interesse: dai biologici fasulli all'annacquamento dei vini

Le frodi più frequenti, un po’ in tutte le categorie merceologiche, sono consistite nella usurpazione o evocazione di denominazioni protette, nei prodotti biologici fasulli, in irregolarità nella tenuta dei registri o dei documenti di accompagnamento o di tracciabilità. Altre frodi più specifiche dei singoli settori sono state le seguenti:

· Nel settore vitivinicolo, dove sono avvenuti ben il 51% dei sequestri totali, i principali illeciti hanno riguardato la sofisticazione per annacquamento e/o zuccheraggio, contenuti in alcol non conformi, irregolarità nella designazione, presentazione o sistema di chiusura dei vini, detenzione illecita di vinacce e/o prodotti acquosi estratti dalle vinacce, pratiche e trattamenti enologici illeciti;

· Il secondo settore più controllato è stato quello degli oli. Qui le frodi più frequenti, oltre a quelle generali già elencate, hanno riguardato i falsi EVO, le violazioni delle norme di etichettatura e presentazione degli oli di oliva e la commercializzazione di miscele di oli di semi diverse da quelle dichiarate;

· Segue il settore lattiero-caseario, dove sono stati trovati formaggi (talvolta anche DOP) contenenti conservanti non consentiti o non dichiarati, oppure formaggi non vaccini contenenti latte di vacca, mozzarelle o fior di latte con presenza di sostanze grasse estranee al latte, violazioni delle norme di etichettatura, specie per l’indicazione dell’origine geografica del latte, formaggi DOP non conformi al disciplinare di produzione, latte e burro con percentuali irregolari di sostanza grassa;

· Nell’ortofrutta si sono registrati soprattutto casi di etichettatura irregolare su origine, provenienza e qualità̀;

· Per quanto riguarda le carni, sono stati frequenti i casi di preparazioni di carne suina e bovina con dichiarazioni scorrette, le carni di pollo con eccessivo contenuto d’acqua e le menzioni ingannevoli;

· Nella filiera dei cereali le frodi più frequenti sono derivate da caratteristiche merceologiche irregolari nelle farine, nelle paste e nel pane, riso con difetti superiori alle tolleranze di legge, pani surgelati venduti come freschi;

· Nelle uova i controlli hanno rilevato spesso etichettature non conformi e irregolarità nella classificazione, nella stampigliatura della data di produzione e nell’imballaggio del prodotto;

· Nell’ampio comparto delle conserve vegetali sono state segnalate dichiarazioni non corrette nel contenuto di zuccheri e presenza di conservanti non dichiarati nelle confetture, olive con additivi non dichiarati e irregolarità nella etichettatura;

· Del miele sono state spesso contestate l’origine botanica o geografica, le caratteristiche chimiche o organolettiche, le etichettature mendaci;

· Nei liquori si sono spesso trovate sostanze coloranti non consentite;

· Altre non conformità hanno riguardato prodotti dolciari e conserve di pesce che richiamavano denominazioni d’origine fasulle, birre con acidità o titoli alcolometrici scorretti, zafferano contenente coloranti.

Certo, a leggere questo elenco di frodi si rischia seriamente di far passare un messaggio sbagliato, e cioè che gli unici alimenti di cui possiamo fidarci sono quelli seminati, coltivati, conservati, trasformati e cucinati da noi stessi.

Per fortuna non è affatto così, invece. Non solo perché il fenomeno e l’entità delle frodi rilevate è comunque di proporzioni infinitesimali rispetto alle enormi quantità di prodotti che arrivano sui mercati e sulle nostre tavole, ma per almeno altri due ordini di motivi, tutt’altro che secondari.

Il primo è un dato di fatto inoppugnabile: proprio per effetto della straordinaria sensibilità degli Italiani verso il cibo di qualità, non esiste al mondo un Paese che possa minimamente paragonarsi al nostro per qualità e quantità dei controlli effettuati sulle filiere agroalimentari, dal campo fino alla tavola. Ne sanno qualcosa le piccole aziende e i ristoratori, costretti quasi quotidianamente a subire controlli dai soggetti più disparati: ASL, NAS, Carabinieri Forestali, ICQRF, Enti di Certificazione, Audit della GDO, ecc. ecc.

Il secondo è che il panorama delle aziende che operano in questo settore si può dividere schematicamente in 3 categorie:

· i tanti piccoli produttori onesti, che tutti i santi giorni fanno salti mortali per quadrare i propri bilanci, pagare regolarmente i propri dipendenti e fornitori e mettere sul mercato prodotti di qualità, dai quali dipende la sopravvivenza delle proprie famiglie;

· le grandi aziende, il cui principale patrimonio è il marchio, che proprio per questo investono risorse gigantesche per prevenire il rischio enorme che anche il più piccolo errore casuale possa comprometterne la reputazione;

· un piccolo manipolo di delinquenti travestiti da imprenditori, che approfittano delle difficoltà economiche della gente per proporsi sul mercato con prezzi competitivi, impossibili da praticare per chiunque operi nel rispetto delle leggi.

Le regole auree di comportamento non possono quindi che essere sempre le stesse: fidarsi di chi si conosce e di chi fa i controlli, denunciare chi vorrebbe fregarci, evitare di sprecare il cibo e mangiare magari un po’ meno, privilegiando la qualità anziché il prezzo d’acquisto.

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