La crisi delle pizzerie? Bisogna agire subito dice Paco Linus Gruppo Piccola Napoli
Crisi ristorazione coronavirus interviene Paco Linus con le proposte del Gruppo Piccola Napoli
Lui si chiama Pasquale Telese, ma è conosciuto nel mondo pizza come Paco Linus. Ha una piccola pizzeria, stesso nome Paco Linus, da asporto a Napoli dove lavora insieme a Luca Iannicelli. È il fondatore - animatore del Gruppo Piccola Napoli GPN tanto cresciuto come pagina social di Facebook che è diventato una vera e propria Associazione con il suo sito web, la sua scuola di formazione e l'attività culturale connessa, dall'organizzazione di incontri e dibattiti alla indizione di campionati e gare come il Guinness World Record della Pizza.
Lo abbiamo sentito per conoscere la sua opinione e le proposte che GPN Gruppo Piccola Napoli avanza per fronteggiare la crisi delle pizzerie a causa del Coronavirus.
Allora Paco come stanno le cose?
Male, molto male. La crisi è profonda e riguarda non solo Napoli, ma tutta l'Italia e oserei dire fra poco tutto il mondo. Noi mettiamo insieme 220 associati pizzaioli che stanno a Napoli, in Campania, in Lombardia, in Puglia come all'estero a Chicago o nella Repubblica Ceca a. E a Napoli, come in altre città del Sud come Palermo, mi dicono che si stanno verificando rapine e furti della spesa fatta dopo lunghe ore di fila davanti a un supermercato. Temo che se non ci saranno interventi urgenti da parte del Governo, ci possa essere una ribellione sociale.
E nel mondo pizza in particolare?
Sai io come Presidente GPN, come pure il Vice Presidente Enzo Fiore, parlo ogni giorno con i pizzaioli associati, ma anche con quelli che intervengono e commentano sulla nostra piattaforma social. La maggioranza di essi ha avuto finora un turn over lavorativo molto veloce e ritmato in attesa di capire bene la propria sistemazione. Molti giovani, ma non soltanto loro, pure persone più grandi, oltre i quaranta e i cinquanta anni sposate con una famiglia, hanno lavorato per portare a casa la semplice paga settimanale. Sono precari, non hanno una sistemazione fissa da dipendenti. Embè, la cosa è drammatica già adesso, figuriamoci se la chiusura continuerà ancora a lungo.
E nelle pizzerie più strutturate come sta la situazione?
Ho sentito proprio ieri alcuni esponenti storici, diciamo qualche autorevole centenario. Aveva le lacrime agli occhi e la voce fioca, quasi rotta dal pianto. Mi ha detto che aveva paura, paura, paura non tanto del presente, ma del futuro. L'incertezza, la scadenza degli impegni con i fornitori e i dipendenti non lasciano tregua. Rappresentano una morsa insopportabile al momento
Ma come Associazione GPN avete qualche proposta da avanzare e sostenere?
Certo. Noi abbiamo elaborato una proposta precisa i cui punti fondamentali sono questi:
1. sospendere gli affitti dei locali e delle utenze delle pizzerie, quindi un blocco totale del canone di locazione commerciale in quanto luogo di un’attività che non sta esercitando e dando la possibilità ai proprietari degli immobili locati di ottenere benefici fiscali in termini di detrazioni da canoni applicandogli una cedolare secca (max 10%) per tutto l’anno 2020;
2. eliminare le tasse dei mesi (marzo, e di quelli che verranno), comprensiva di IVA;
3. la copertura dei fornitori e degli operai-dipendenti nei mesi di chiusura obbligatoria, con la Cassa integrazione per i dipendenti pari al 100% e non 80% fino alla data certa “Fine Pandemia”;
4. un prestito a tasso zero da parte dello Stato per poter pagare i fornitori e i dipendenti alla ripresa, quindi l’ istituzione di un Fondo salva Attività con misure di sostentamento economico (Cassa depositi e prestiti) con finanziamenti a tasso zero in base al fatturato della singola attività restituibili in rate mensili (da 72 a 120 mesi);
5. azzeramento totale contenzioso tra Stato e Piccole Attività con fatturato non superiore a 250.000 euro annui.
Beh, mi pare una vera e propria proposta articolata. Pensate che qualcuno vi possa aiutare?
Certo, il nostro grido di aiuto non può restare inascoltato. La nostra proposta se accettata darà una mano per la ripresa. Il resto ce lo dobbiamo mettere noi. Altrimenti sarebbe la fine per le nostre famiglie e per un'attività importante della ristorazione non solo a Napoli, ma in tutto il paese.