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Le Stelle del signor Pinco Palla

Racconto di esperienze di "civili" in ristoranti stellati

Le Stelle del signor Pinco Palla

Piaccia o meno, pur trovando non poco cadute ed incongruenze, la Guida Michelin appena uscita resta, a nostro modesto parere, il solo riferimento capace nel settore di produrre risvolti economici a chi ne fa variamente parte - stellati in primis - e con un valore reale di diffusione. Altro discorso è quello relativo agli “stellati” in genere rispetto ad una cucina, italiana in tal caso, più reale ed a cui si riferisce l’esperienza del Sig. Pinco Palla.

LE STELLE DEL SIG. PINCO PALLA

Il Sig. Pinco Palla curiosava in cucina sin da bambino, intrufolandosi negli spazi lasciati liberi da nonna e mamma, accumulando profumi ogni volta diversi, salvo quelli ripetitivi di certe feste religiose, ed ogni tanto sporcandosi di farine o sughi cercando assaggi furtivi e pericolosi se colto in fallo.

In gioventù questa passione e golosità non si fermarono, in una lotta tra spavalda ghiottoneria e fine orientamento da buongustaio. Da adulto, non a caso condivise una compagna di vita che oltre all’indipendenza lavorativa abbinava doti per una cucina attenta ad accogliere buoni piatti e tocchi d’inventiva. Forse per questa passione non fu attento, insieme alla moglie, nella gestione del mettere al mondo creature, ritrovandosene tre nel nuovo millennio, ben sopra la media nazionale e con un lavoro, di entrambi in una piccola provincia, che però non consentiva molti voli pindarici visto il complesso delle spese familiari.

Ma la sua passione per buoni piatti e vini era comunque andata avanti ed era ormai tempo di manifestarla sul famoso “fuori casa”, ma non quello d’un mordi e fuggi, bensì di visite emozionanti e golose ai ristoranti stellati.

Pinco Palla ricordava d’un viaggio giovanile in Francia ove gli avevano narrato che anche i francesi non proprio ricchi coltivavano questa sua stessa aspirazione con l’uso di conservare soldi per andare un paio di volte l’anno nei loro stellati, pur macinando chilometri. Così fece anche Pinco Palla e, per equità e rispetto (era nato al sud ma ormai da anni vivendo al nord) passò giorni e giorni per riuscire a prenotare in ristoranti stellati di due diverse e lontane regioni, per lui e la Signora. I figli, ancor piccoli, non avrebbero capito a pieno, oltre ad ovvi problemi di spesa totale.

Scelse un ristorante con una stella e l’altro con due, dovendo fornire varie assicurazioni al momento della prenotazione, quasi anticipando l’emozione di un obiettivo covato da anni e verificando sistematicamente il meteo nelle due diverse zone. Naturalmente facendosi un po’ di conti e sapendo d’utilizzare quei risparmi messi da parte per tali occasioni. Proprio come gli avevano suggerito e descritto quegli amici francesi d’un tempo: non meno di 120 a persona con qualche calice, nel ristorante con una stella, e quasi 200 almeno per l’atro pluristellato, ovviamente ben lungi dal fare aprire, al tavolo, qualche eventuale bottiglia di livello superiore  

Era marzo quando s’avviò al primo ristorante stellato, quello con una sola stella, e già il tempo, malandrino, non fu clemente, subendo pure un richiamo per il ritardo rispetto alla prenotazione. Aveva portato solo contanti, guai lasciare tracce su carte di credito con indirizzi visibili di questo tipo e che il fisco avrebbe potuto male interpretare. Questa prima esperienza contemplava un pranzo con 7 portate e relativi calici abbinati, naturalmente pietanze e preparazioni selezionatissime in un piacevole clima del locale, e quel tocco tipico di chi sa che è in arrivo una seconda stella, come anche Pinco Palla poteva intuire dalla presenza di alcuni vini, acque minerali e certe citazioni sul menù. Non aveva però tenuto conto che quel giorno lo chef e la sua brigata erano appena rientrati, la sera prima, da un impegnativo servizio di banqueting wedding effettuato nel giorno della loro abituale chiusura. Una stanchezza che si rivelò subito nei piatti, per certi versi anche nel servizio a tavola, e nell’assenza di talune materie prima tutte consumate per i piatti del banqueting del giorno prima. Dunque, le previste 7 portate ebbero una modifica inattesa, qualcosa che disorientò Pinco Palla che aveva raffigurato tra sogni ed aspettative un paio di portate in particolare ma di cui dovette farne a meno. Pensò, e disse alla moglie, “un incidente di percorso, capita”, ma senza ritrovare, al momento del conto, alcuna correzione in corso d’opera. E dire che una di quelle due portate sostituite riguardava un hors-d'oeuvre a cui aveva pensato e ripensato per mesi visto che lo chef lo interpretava in un modo personalissimo. Al pari d’un dessert, altra portata assente, per cui sarebbe stato disposto a spendere un extra per un abbinamento con un raro passito che sapeva essere nella carta dei vini. Tenendo conto che le sostituzioni subite gli ricordavano tentativi casalinghi di cosiddetta innovazione e niente altro!

Intanto, 250 euro più spese di viaggio avevano preso il volo.

Ma, mesi dopo, era in arrivo la tarda estate, quella per cui Pinco Palla aveva spostato le ferie nella regione più a sud, così che, nel viaggio di ritorno, poteva fermarsi al ristorante con due stelle approfittando di parenti vicini che avrebbero accudito i tre figli. Vale a dire altra spesa, non potendo lasciarli dai parenti senza portare un pensiero consistente!

La degustazione questa volta era di sera, quella che richiama abiti almeno più attenti e d’uso speciale. Stavolta nessun ritardo, anzi con tanto anticipo che richiese la sosta in una sala d’attesa degustando delle bollicine omaggiate (fu la precisazione dello stesso maître e sommelier) con due sparuti stuzzichini misti con i cracker che tuttavia ricordavano tanto le festine nazional popolari per i loro bambini a casa.

Giunta l’ora dell’ingresso Pinco Palla si chiedeva, nel silenzio dei pensieri, se l’emozione sarebbe stata maggiore dinanzi alle 6 portate (stavolta vino a parte visto il non entusiasmo rispetto a vini per nulla selezionati del territorio) od all’uscita dello chef e personaggio famoso tra televisione ed altri momenti di spettacolo. Inutile dire che aveva con se un extra con cui avrebbe acquistato pure il libro dello chef! Non una semplice raccolta di ricette ma soprattutto fotografie di piatti, benché immangiabili visto come tutte le immagini erano  state realizzate dall’agenzia di pubblicità a cui poco interessa che la realtà finale sia ben altra.

Pinco Palla e Signora erano ormai a tavola, appena avviata la degustazione, ed ecco che vide lo stesso maître di prima avvicinarsi ad ogni tavolo bisbigliando qualcosa. Ovvio, pensò Pinco Palla, che non poteva trattarsi di comunicazioni personalizzate per ogni cliente, ma ebbe il presentimento, sicuro, d’una bella sorpresa in arrivo. Così fu: il maître riferiva ad ogni tavolo che non ci sarebbe stata alcuna uscita in sala del famoso chef, e dunque assente pure in cucina, perché impegnato in riprese televisive esterne ed a presenziare un evento d’uno dei suoi sponsor tecnici. Qualcosa di ferale, quasi luttuoso, perché quella cena sarebbe costata almeno 500€ tra il menù degustazione per due (pur limitandosi ad una sola bottiglia di vino del territorio), la spesa del libro ed altri ammennicoli. Ed ora, invece, la mano dello chef era scomparsa, dovendosi fidare solo d’una brigata pur brava ma senza il tocco del grande capo! Per non dire che come saluto, al momento del conto, gli era stata consegnata solo la copia d’una foto autografata del suo chef-idolo, ma che volendo, era scritto nel resto, poteva rivedere su youtube, compreso i momenti di quella stessa serata ed altrove impegnato.

Pinco Palla si sentì subito come un qualunque gourmand classico ghiottone, ben lontano da quel gourmet intenditore e fine conoscitore del buon cibo e buon vino per cui aveva idealizzato la degustazione al ristorante pluristellato, incluso l’incontro con sua maestà lo chef Tal dei Tali. L’appuntamento con ogni piatto divenne quasi insapore, in un clima grigio, per quanto in una serata di stelle (ma i corpi celesti), ove coinvolgimento ed emozione erano andati a strabenedirsi.

In automobile, rientrando a casa delusissimo, si ripeteva che era inutile pensare a ristoranti stellati per tutti, anche accumulando risparmi per visite-degustazioni una  tantum. Le due esperienze, per altro abbastanza diffuse perché non si trattava di semplice sfortuna, dimostravano che solo ricchi e benestanti potevano essere i veri clienti di tali locali.

Forse, pian piano, nella mente di Pinco Palla s’affacciava il pensiero d’una cucina italiana e reale molto diversa.