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Monica Salvatore: "È surreale che in un Paese come l'Italia, manchi un’avvocatura specializzata in grado di vigilare e sostenere produttori e consumatori"

Intervista a Monica Salvatore dell'Osservatorio del diritto agroalimentare e vitivinicolo

Monica Salvatore: "È surreale che in un Paese come l'Italia, manchi un’avvocatura specializzata in grado di vigilare e sostenere produttori e consumatori"

ODAV Osservatorio del Diritto Agroalimentare e Vitivinicolo - ecco il ricco programma di Monica Salvatore coordinatore per Napoli

Monica stai lavorando a pieno ritmo al progetto ODAV, Osservatorio del Diritto Agroalimentare e Vitivinicolo, sul territorio di Napoli essendo coordinatore in tale distretto. L’Osservatorio è ben distribuito e presente in tutta Italia con una governance nazionale. Ci spieghi bene che cos’è e di cosa di occupa?

L’ODAV nasce dall'esigenza di colmare un vuoto enorme nel sistema formativo forense italiano al servizio di un settore di primaria importanza per il PIL nazionale. È surreale che in un Paese come l'Italia che vanta prodotti agroalimentari e vitivinicoli di eccellenza, conosciuti in tutto il mondo, manchi un’avvocatura specializzata e formata in grado di vigilare sul sistema produttivo e costituire un sostegno ed una garanzia per i produttori ed i consumatori. Un messaggio di competenza e legalità.

L'ODAV è dislocato su tutto il territorio nazionale e svolge attraverso le sue delegazioni, attività di ricerca, formazione, networking e divulgazione scientifica ponendosi come interlocutore privilegiato tra il territorio e le istituzioni per la valorizzazione del patrimonio agro-alimentare, vitivinicolo, ma anche paesaggistico e culturale. Il coordinatore nazionale è Rosa Colucci, una donna, come te, ed entrambe organizzate molti eventi sul tema della sicurezza alimentare – di cosa si tratta?

Rosa Colucci è una donna competente e vulcanica ed è per questo che ci siamo immediatamente intese. Allo stesso modo, entrambe caparbie e forti, ci siamo messe a lavoro su temi importanti come quello della sicurezza alimentare, i reati agroalimentari ma anche il mutare delle esigenze alimentari in tempo di Covid, argomento che abbiamo scandagliato con il vice segretario della FAO Maurizio Martina e continuiamo a monitorare costantemente. Un monitoraggio che si estende anche al problema degli scarti alimentari a tutela dell'ambiente e delle nostre coste. Si perché ODAV vanta anche un Dipartimento Mare molto attivo e competente, coordinato dalla collega veneta avv. Elena Zennaro, ancora una donna dunque, del quale ho il privilegio di far parte. ODAV Mare ha in programma una fitta agenda per i prossimi mesi quindi seguiteci perché ci saranno interessanti iniziative.

L’enogastronomia e l’agricoltura sono settori trainanti nell’economia italiana. La Campania in questi comparti di produzione vanta molte eccellenze e una attività fervente, in continua evoluzione – quali sono i tuoi programmi sul territorio?

La mia carica di coordinatrice mi è stata proposta ad ottobre 2020 e sono orgogliosa di rappresentare l'unica delegazione di Capoluogo su tutto il territorio nazionale. Napoli vanta prodotti di tutto rispetto come la verace pizza napoletana, uno dei piatti più sfornati del mondo, che ha ricevuto il riconoscimento come Patrimonio dell'Unesco il 17 Gennaio 2017. Sulla pizza ho fortemente voluto un webinar internazionale patrocinato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e dall’Associazione Verace Pizza Napoletana al quale è intervenuto anche il CEO Marra Forni (dott. Francesco Marra) Pizza University , e Oro Catering, cater official dell'Ambasciata Italiana di Washington.

Di webinar ne sono seguiti tanti altri come quello sulla Mozzarella di Bufala Campana al quale è intervenuto l'On. Paolo Russo, già Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, nel quale abbiamo scandagliato tutta la normativa riguardante questa meravigliosa eccellenza campana. I miei progetti per il futuro del territorio napoletano e campano sono tanti. Quello a cui tengo di più è lavorare in sinergia con tutti i Consigli degli Ordini Forensi campani per dare vita a protocolli d'intesa e progetti condivisi per la formazione dei futuri giovani avvocati, magari dando vita ad apposite commissioni che afferiscano ai vari COA e che possano essere di sostegno a tutta la rete professionale regionale e, allo stesso tempo, contribuire al riconoscimento ufficiale e nazionale del diritto agroalimentare e vitivinicolo come specializzazione. Un progetto certamente ambizioso al quale anche il mio coordinamento nazionale tiene molto e che sta cercando di attuare con il Consiglio Nazionale Forense, con il quale tutti noi stiamo lavorando alacremente. Sono certa che la tenacia darà ottimi risultati non solo per gli avvocati, ma soprattutto per i produttori e i consumatori campani e nazionali.

Spero che presto anche i Consorzi di tutela agro-alimentari e vitivinicoli si rendano conto della grande opportunità di avere a disposizione professionisti competenti a loro sostegno e tutela e che aprano di più le loro vedute. Quello Campano è un panorama consortile molto chiuso e questo può e deve cambiare in un mondo dove tutto si evolve e cambia velocemente.

Ti stai dedicando particolarmente al settore brassicolo. Come mai?

Il Diritto brassicolo è una materia scivolosa e complicata per una filiera sorella minore di quella vitivinicola, ma che qui in Campania vanta storia tradizione e numeri. Mi piacciono le sfide e volevo mettere in evidenza un mercato che in Campania potrebbe trovare uno sviluppo sostenibile e virtuoso attraverso lo studio di una normativa che deve adeguarsi al divenire del mercato stesso e delle nuove tecnologie a disposizione. Una filiera che può fare ancora tanto anche per il turismo facendo conoscere realtà particolari e luoghi sconosciuti.

È proprio per questo che ho aperto i lavori della delegazione napoletana con un Corso di Alta Formazione sulla normativa brassicola, anch'esso patrocinato dal Consiglio dell’Ordine di Napoli e dalla Camera di Commercio di Napoli con i Saluti di AIS Napoli e la partecipazione del birrificio Kbirr

L’acquacultura è una attività in continua espansione ed evoluzione. In Campania come stanno le cose e cosa fai nel tuo ruolo di coordinatrice ODAV?

Le filiere ittiche sono tra le più difficili da tracciare e monitorare e sono tra le più colpite dai reati alimentari, il recente caso dei datteri Capresi ne è un esempio. Per la prima volta è stato contestato il reato di associazione per delinquere finalizzato alla pesca illecita dei datteri di mare e disastro ambientale. Ricordo tutti i dati purtroppo avendone scritto come coordinatrice ODAV Napoli un articolo. La tutela della biodiversità e del nostro patrimonio costiero e sottomarino sono tra le mie priorità. In questi primi mesi del mio mandato ho cercato di interloquire con i centri di ricerca marina presenti sul territorio per sviluppare insieme al Dipartimento ODAV Mare un protocollo/sistema normativo che possa monitorare, programmare e valorizzare la produzione ittica Regionale compresa la molliscocoltura e che possa essere di supporto sia per gli impianti di acquacoltura che per i consumatori.

Tanti sono i progetti e tanto è il lavoro da fare ma nulla mi spaventa.

Quali sono i corsi di alta formazione di cui si occupa l’ODAV e quali hai personalmente in programma per la Campania?

Al momento ho portato avanti la Direzione scientifica del corso sulla Normativa brassicola al quale abbiamo accennato, ma anche un corso di enolegislazione, normativa della pizza napoletana, normativa della Mozzarella di Bufala Campana, normativa del vino novello. Per il futuro ci sono già in agenda un corso di alta formazione sulla normativa dell’olio extravergine di oliva, il nostro oro verde, e uno sul metodo classico tra Francia e Italia con l’alto patrocinio del Consolato Generale di Francia di Napoli, dovrebbero prendere vita nei prossimi mesi, ma sono certa che altri ancora ne verranno in base anche alle esigenze che si presenteranno man mano rispetto all'evolversi della normativa di settore.

Ti stai occupando della carta dei diritti all’alimentazione dei bambini. Ci racconti il progetto che è tanto piaciuto al Ministero delle Politiche Agricole?

Come ho scritto nella mia prefazione alla Carta dei diritti alimentari del fanciullo, la carta è nata in questi mesi di buio pandemico durante i quali i miei studi sono stati una finestra sul mondo, alla quale affacciandomi, ho incontrato sempre più spesso diritti negati, soprattutto ai bambini, vittime private della loro dignità umana e dei nutrimenti essenziali del corpo e dell';anima. Si perché il cibo e l'acqua sembrano beni scontati, ma non lo sono, almeno non per tutti. Dieci articoli che condensano quelli che secondo me sono i diritti alimentari essenziali dei bambini, partendo proprio dalla Convenzione dei diritti del fanciullo adottata dall’assemblea Generale dell'Onu nel 1989, guardando ad un futuro di tutela dell'ambiente e sostenibilità del cibo. Perché siamo noi “grandi" che dobbiamo imparare ad essere ospiti consapevoli di questa terra con la grande responsabilità di assicurare un mondo ospitale alle future generazioni, nel rispetto delle diversità economiche, religiose e culturali. È un progetto del cuore al quale sto ancora lavorando perché vorrei farne una piccola pubblicazione ad uso dei bambini. Farò di tutto perché questi diritti si materializzino e prendano vita tra le pagine di un libro anche nel segno della rinascita che stiamo vivendo.

Cosa vorresti proprio cambiare nel mondo dell’eno- gastronomia campana?

La rete. In Campania non c'è una rete reale, spesso ci si chiude in micromondi senza sostegno reciproco e interfaccia reale tra le diverse realtà regionali. Solo mettendo in campo una sana concorrenza nel rispetto della legalità, ma anche del riconoscimento altrui, che può esserci un comparto sano e produttivo. Le battaglie non si affrontano affossando gli altri, soprattutto le piccole realtà che invece vanno sostenute, tutelate e incentivate. La piaga del lavoro nero poi, molto diffuso qui in Campania, abbassa la qualità e la professionalità di tutti e anche le istituzioni devono fare la loro parte impegnandosi perché questo non avvenga.

Tieni molto al dialogo e alla collaborazione con altre realtà d’Europa nella consapevolezza che Napoli in fatto di cibo sappia conquistare tutti prendendoli per la gola. Quali iniziative hai attivato in proposito, e con quali risultati?

Tengo moltissimo ad interfacciare Napoli con l'Europa perché credo fortemente che questa città possa avere un ruolo fondamentale per il SUD e per il Mediterraneo, non dimenticando tradizioni e lingua. Una centralità anche gastronomica se prendiamo in considerazione le contaminazioni mediterranee ed orientali nella cucina napoletana. Non escludo di intraprendere in questo senso un percorso con l’istituto Orientale di Napoli. Una cucina che ha attraversato i secoli e ne è un esempio la pagnotta carbonizzata ritrovata a Pompei, esposta al MANN di Napoli. Anzi colgo l'occasione per salutare il direttore Paolo Giulierini con il quale mi sono confrontata nel corso di un recente webinar facendo parte anche del Comitato scientifico dell'INDAC (Istituto Italiano per il diritto dell'Arte). Anche in quell'occasione ho ribadito la centralità napoletana nel Mediterraneo per il suo immenso patrimonio storico-culturale.

I prossimi appuntamenti Europei in agenda sono l'incontro con il Consiglio dell’ordine degli Avvocati di Madrid e quello con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Parigi per questioni che riguardano molto da vicino il nostro Paese e le nostre filiere agroalimentari e vitivinicole.

Qual è il programma del tuo prossimo futuro al quale tieni di più?

Certamente la costruzione di una rete professionale e specializzata alla quale vorrei contribuire mettendo in campo le mie conoscenze e il mio impegno al servizio del territorio delle aziende, dei consumatori e dell'avvocatura. Sono contenta che alcuni mi ritengano già un piccolo punto di riferimento cittadino, e per questo li ringrazio, ma non mi fermo, sono tenace e credo in ciò che faccio, ho ancora tanto da realizzare e di questo ne sono felicissima.

Infine, ribadisco la mia volontà di stringere rapporti con altre realtà europee ed internazionali che possano arricchire e, dunque, migliorare le filiere napoletane e campane, diffondendo una cultura di legalità per la quale spesso Napoli non viene riconosciuta.

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