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Osteria Partenope, inizio e fine del sogno di Fabio Messina: "Napoli merita di più"

Osteria Partenope, Napoli: Fabio Messina lascia la ristorazione

Osteria Partenope, inizio e fine del sogno di Fabio Messina: "Napoli merita di più"

Osteria Partenope

via Domenico Cimarosa, 56 - Napoli
Tel: 0815584006
Email: fabio.messina@osteriapartenope.it
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Chiuso il martedì.
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Un fine corsa più che un nono compleanno:

il titolare dell'Osteria Partenope, Fabio Messina sceglie di tagliare definitivamente i ponti con la ristorazione e di ritornare ad altri lidi che avevano segnato l'inizio della sua carriera.

E ciò nonostante sia un napoletano doc, e il suo locale si trovi alle spalle della storica Friggitoria Vomero, gestita dalla madre Filomena, troppi - ma, soprattutto, sempre meno stimolanti - sono gli ostacoli da superare.

Il motivo?

Troppa acredine in clienti e concorrenti da contrastare, troppe ansie, sempre meno gioie in un business che, come tanti, sta divenendo sempre meno redditizio, in una Napoli, peraltro - fatte le dovute e numerose eccezioni - sempre meno fedele alla sua identità culinaria e sempre più incline alla una sterile spettacolarizzazione social.

Abbiamo raggiunto Fabio Messina per saperne di più e il suo punto ci ha lasciati senza parole!

Osteria Partenope, inizio e fine del sogno di Fabio Messina: "Napoli merita di più"

Fabio, tra qualche giorno l'Osteria Partenope compirà nove anni ma sarà un compleanno differente rispetto alle aspettative.

assolutamente vero che è un compleanno sui generis in quanto rispetto al celebrare un traguardo è anche un fine corsa in quanto mi sono reso conto che non è più quello che mi fa battere il cuore e mi mette gioia. Anzi. Trovo che le ansie superino le gioie."

Nessun'autocelebrazione ma, anzi, la scelta di dare un taglio netto rispetto al passato. Forse in discontinuità rispetto ai trend prevalenti: lasciare la ristorazione. Cosa ti ha spinto ad abbandonare questo tipo di business?

"È un business in cui non mi riconosco più riguardo ciò che viene in giro, ciò che viene offerto e quella che è la situazione attuale. Anche il rapporto con la clientela è diventato troppo complicato: è un po’ il riverbero di ciò Che accade nella nostra società c’è un astio e una acredine generale, una voglia di fare polemica e cercare scontro a tutti i costi. Queste sono le motivazioni e sono di carattere personale rispetto ad una aspettativa futura di tranquillità, cosa che non si incrocia con il prosieguo di questa attività".

Quale la maggior soddisfazione in questo decennio di attività e quale la delusione più grande?

"La maggior soddisfazione è stata quella di aver interagito con tante persone che hanno arricchito me personalmente ed, il mio bagaglio culturale. Parlo dei tanti collaboratori con cui mi sono interfacciato, dei tanti fornitori con cui ho poi stretto amicizia al di là del lavoro, colleghi che tuttora ammiro e stimo sia professionalmente che umanamente. La più grande delusione è stata non capire quale potesse essere il momento giusto per fare cose piuttosto che altre ed allo stesso modo non capire il momento giusto per uscire da queste dinamiche… quel momento in cui ho iniziato a non provare più le stesse gioie. Fondamentalmente avrei dovuto fare prima questo passo, perché è una decisione che mi sto trascinando da tempo: non ho saputo intercettare il momento giusto per uscire di scena, o, comunque, dare una svolta alle cose. Sono un po’ critico con me stesso per essermi lasciato affascinare da cose che non lo erano. In realtà la più grande delusione forse sta proprio nelle persone, sia quelle che ci circondano che in generale perché io ho veramente sempre dato tutto con il cuore ed ora, a bocce ferme, mi rendo conto che non è mai corrisposta questa cosa. Anzi ci sono tante persone vicine solo in alcuni momenti e sono, poi, i tuoi primi detrattori quando non sei in auge".

Com'è cambiata Napoli sotto il profilo enogastronomico in questo decennio? Se prima il panorama era diventato un po' asfittico, forse oggi la ristorazione si è "imbastardita" troppo e si è - in alcuni casi - abdicato alle vere tradizioni in nome del pacchiano e del kitsch?

"Napoli è cambiata in peggio. Al netto di questo boom del turismo sul quale io sono estremamente critico, in quanto è solo un boom numerico e non qualitativo - e questo è tutta colpa della Napoli che dirige, in quanto se si vuole un turismo di un certo livello bisogna anche offrire cose di un certo livello, per cui se il nostro biglietto da visita e lo spritz a 1 €, di conseguenza ci arriveranno clienti settati su quello spending - Il discorso è questo. Fondamentalmente siamo diventati un circo, un circo triste. La più grande cartina di tornasole che possa dare un riscontro netto a quanto detto è tiktok: al netto della genialità del social che se utilizzato diversamente è secondo me un’idea straordinaria, superiore a instagram e facebook, Abbiamo invece un panorama aberrante con personaggi discutibili (ed è dire poco) e con espressioni fuori dalla grazia di Dio, con modalità bassissime di presentazione della loro persona e delle loro attività. Qualcosa di lontanissimo dal mio modo di pensare. Non vorrei sembrare snob ma reputo che Napoli meriti qualcosa di assai meglio".

Osteria Partenope, inizio e fine del sogno di Fabio Messina: "Napoli merita di più"

Quanto sono... peggiorati i clienti?

"I clienti sono peggiorati in quanto purtroppo saccenti. Una volta viste due puntate di Masterchef credono di sapere tutto di un mondo di cui in realtà sono totalmente all’oscuro: pochi conoscono le reali dinamiche, l’impegno che occorre, i sacrifici, tutto quello che c’è nel dietro le quinte. Il piatto finale a tavola è solo la somma di mille sforzi e mille azioni che devono andare tutte possibilmente nella stessa direzione e che sia corretta".

Per non parlare, poi, del mondo delle recensioni online...

"Io non sono per quest'estrema democrazia da questo punto di vista, perché fondamentalmente, come dicevano i filosofi, la degenerazione della democrazia sfocia in anarchia: quindi tutti possono parlare di tutto. Credo che l’esperienza ci insegni che questa cosa non è possibile nel mondo della ristorazione, così come in tutto il resto della vita in generale".

Dove andrà, a tuo parere, la ristorazione a Napoli e, in generale, in Italia nei prossimi anni?

"Mi auguro che ci possa essere un ritorno alla semplicità senza, necessariamente, effetti speciali. Auspico ci sia un ritorno alle cose antiche, alle cose vere, a quanto di più genuino possa esserci. Ma tutto questo mi auguro possa esserci senza la spettacolarizzazione in negativo che tanto si sta manifestando ultimamente. Mi auguro ci possa essere un basso profilo condito di educazione, di sapere, di garbo che purtroppo mancano. Mi auguro vengano meno tutte quelle diatribe di bassissimo livello tra pizzaioli, tra tutti gli attori comprimari di questo nostro settore. Mi auguro che ci possa essere un bagno generalizzato di umiltà ed un corrispondente ritorno alla verità. Di base, io resto una persona innamorata di questo mondo, seppur tradito: quindi resto con il cuore nella ristorazione. Dove andrà il mondo della ristorazione? Questo certamente non lo so, ma mi auguro molti più all’Antico vinaio e sempre meno.. Donato con mollica o senza. Ovviamente, nulla contro la persona, ma ritengo l’iniziativa con il progetto dell'Antico vinaio con alle spalle colossi come i fratelli Percassi e con l’imprenditore Tommaso Mazzanti particolarmente positivo, anche per la sua capacità di porsi come "low profile", decisamente più credibile e meno estremo nella spettacolarizzazione".

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