Pizza. Pizzapiattisti arrendetevi alla bellezza del cornicione
Il cornicione della pizza grande piccolo a canotto vuoto ha la sua bellezza
Cosimo Abbate consulente di impresa ed esperto marketing aziendale, è nato in una famiglia di pizzaioli da tre generazioni. Vive e lavora a Roma. Ci offre la sua collaborazione con una nuova provocazione sulla bellezza del cornicione.
di Cosimo Abbate
Le dimensioni contano, anche in pizzeria.
Così come conta la forma ed il colore della pizza. Ed i maestri pizzaioli ci hanno insegnato che il “colore” non rappresenta solo una qualificazione cromatica ma anche un vero e proprio indice del grado di cottura della pizza.
“Manca di colore” significa infatti che la pizza ha bisogno di essere cotta per qualche altra decina di secondi magari “a bocca di forno”. Si dice poi che la pizza sia “avvampata” (sarebbe bello elencare i codici linguistici che i pizzaioli più esperti utilizzando per tramandare la propria arte) quando solo apparentemente sembra cotta.
Già ci siamo occupati del confronto tra slice pizza vs pizza a portafoglio e ne è scaturito un interessante dibattito, abbiamo già letto delle pizze e pizzerie più instagrammate, ma adesso non si parla solo di cottura, questa è una questione di spessore. Spessore del cornicione, si intende.
La vera pizza napoletana, poi diventata patrimonio dell’Unesco, secondo quanto riportato dal disciplinare, è “caratterizzata da un cornicione rialzato, di colore dorato, proprio dei prodotti da forno, morbido al tatto e alla degustazione”. Digeribile, aggiungiamo noi, ed ovviamente bello.
Spesso, alto, secondo alcuni poi il ripieno andrebbe lasciato preferibilmente per le pizze gourmet, ma non basta: non avvampato anzi cotto a regola d’arte, ovviamente in forno a legna, e fragrante. Quindi come dovrebbe essere il cornicione ideale? Semplicemente in una parola? Bello. Perché la bellezza della pizza ci salverà dalla fame, arricchirà il nostro profilo instagram di like e condivisioni, e non da ultimo, nutrirà anche il nostro spirito.
Ma attenti ai filtri ed ai fritti… il cornicione della pizza fritta è tutta un’altra storia.
Appendiamo al chiodo le ruote di carretta, sgonfiamo cornicioni di gommoni troppo eccessivi, ma apprezziamone le rigonfiature gradevoli ed armoniche, nei piatti come nelle foto, che minimizzano macalature (le macchioline nere) e bruciature esaltando le concavità e convessità del bordo.
Sia bannata la pizza piatta e senza cornicione da tutti gli schermi e da ogni tavola o cartone.
Per valorizzare la bellezza di una pizza infatti, bisogna iniziare proprio dal cornicione. Lasciarlo del piatto poi, è un affronto.
Il piacere della pizza deve essere completo e senza limiti, il cornicione non ne rappresenta il confine infatti, ma è una porta verso una sinestesia di geometrie, aromi e sensazioni.
E tu lo hai già usato per fare la scarpetta o per raccogliere la mozzarella di bufala sciolta scappata dalla prima fetta, quella più bollente, prima di finire in bocca?
Si, perché la pizza va mangiata con le mani, ed il cornicione pure.