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Salvatore Martusciello: Chi ha costruito la qualità con rapporti umani nel servizio, nella disponibilità, nella solidarietà continuerà a raccogliere i buoni frutti.

Salvatore Martusciello vitivinicoltore chiarisce la sua idea sul day after coronavirus

Salvatore Martusciello: Chi ha costruito la qualità con rapporti umani nel servizio, nella disponibilità, nella solidarietà continuerà a raccogliere i buoni frutti.

Salvatore Martusciello, un nome e una tradizione di vitivinicultori flegrei che non hanno bisogno di presentazione. Interviene con le sue ide nel dibattito sul Day after coronavirus

Allora, Salvatore come stai vivendo questa pausa.

In verità noi per decreto siamo aperti perché la nostra è considerata attività essenziale per il paese. Tuttavia, visto che i destinatari dei nostri vini sono chiusi nella quasi totalità, siamo fermi come vendite. Per il resto prepariamo gli stoccaggi, i vini di annata, sono prossimi gli imbottigliamenti. C’è poi la gestione della vigna perché la natura ha i suoi tempi obbligati indipendentemente dal Covid. Questo per me è comunque un periodo di lavoro, naturalmente con ritmi più blandi. È dunque il tempo delle riflessioni, delle relazioni interpersonali, seppure a distanza e virtuali. Del resto, se ci pensi questa sarà la modalità di comunicazione per il prossimo futuro. Ecco, da una parte mi concentro sulla vigna e sulla cantina, dall’altro cerco di guardare con la mente ai nuovi orizzonti che si profilano. Sarà scenario inedito di cui non abbiamo uno storico recente

Certo i modelli delle passate pestilenze sono abbastanza vecchiotti.

Beh, ti posso dire che all’inizio pensavo agli investimenti fatti, la mia tutto sommato è ancora una start up anche se con tanti anni di esperienza, al risvolto economico della mia attività. Poi mi sono reso conto che la priorità era la salute della mia famiglia e della mia gente, operai, dipendenti e collaboratori. Questo è il momento in cui è necessario non ammalarsi. Questa oggi è la priorità di uno come me che pensa costantemente al proprio lavoro, cioè un piccolo artigiano imprenditore, che non ha rendite né la possibilità di rimanere a casa senza lavorare. E quando ci sarà permesso di tornare a una vita che non sarà mai più quella di prima, almeno di qui a qualche anno, dovremo immaginare un nuovo modello.

Quale?

Nell’immediato ci confronteremo nel mondo della ristorazione con tutte le indispensabili restrizioni utili a evitare il contagio: mascherine, DPI, distanze, contingentamento. Poi non sappiamo nemmeno quando si riaprirà. E quando riapriranno le attività ristorative, con quale modello di business si ripartirà? Il primo obiettivo sarà contenere i costi. Ma quali costi? Le spese obbligate, tra il costo degli affitti e quelli del lavoro, non possono essere tagliati per andare, seppure al minimo, avanti. Temo allora che ci sarà una ricaduta negativa sul vino e sulle materie prime. Si scatenerà uno scenario competitivo in questo settore fuori da ogni attuale logica commerciale. Ci sarà la voglia di recuperare il fatturato perduto cercando di essere più aggressivi commercialmente, abbassando i prezzi oltre misura. Questo troverà di sicuro una compliance positiva da parte dei ristoratori.

Ma la tua proposta di qualità pensi possa essere punita?

Sarò, come lo sono, positivo. La mia forza deriva soprattutto dalle relazioni che ho costruito con la mia comunità. Chi come me in passato ha costruito la qualità con rapporti umani nel servizio, nella disponibilità, nella solidarietà continuerà a raccogliere i buoni frutti. Ne sono convinto. Non potrò essere smentito. Ci sarà un patto tra cliente e fornitore che si rinsalderà ancora di più. Necessariamente. E nonostante le minacce derivanti dalla mancanza di liquidità che si verificherà. Sarà il tempo dei nervi saldi. I mancati incassi da parte dei clienti in quest’ottica di solidarietà non dovrebbero far venire meno il servizio dell’imprenditore. Mettiamola così.

E il buon vino ci sarà sempre a tavola.

Sì, certamente. Dieci bottiglie nella cantina di un ristorante ci dovranno stare sicuramente. Ecco, io immagino che la filiera corta sarà premiata anche da un punto di vista vitivinicolo. Credo che le carte così ampie che hanno caratterizzato la ristorazione negli ultimi anni probabilmente nei mesi successivi alla riapertura si ridurranno. Ma immagina: la cena fuori, in pizzeria o al ristorante, complicata dalle limitazioni e dalle attenzioni.

E che si può fare?

Io vedo la nascita di un nuovo modello di comunicazione anzi di coinvolgimento tra ristoratore e cliente. nella conoscenza e consapevolezza dei processi di sanificazione. Chi, insieme alla qualità della proposta gastronomica e del servizio, saprà coinvolgere il cliente nella conoscenza e consapevolezza negli stessi processi di sanificazione, palesando il proprio modello di sicurezza, sarà avvantaggiato. La tecnologia oggi c’è per poter evitare ogni rischio, si tratta di parteciparla, condividerla con il cliente per renderlo tranquillo e sicuro al tavolo. Un HACCP in cucina non potrà più essere un atto soltanto formale e burocratico, ma un’azione praticata, comunicata, condivisa.

Delivery and e-commerce saranno un’altra soluzione?

Esistono già, non sono una novità, ma finora non sono state il nostro core business. Diciamo che in futuro potranno aiutarci di più. Penso però di insistere sul concetto di creare una community anche con i nuovi strumenti di comunicazione, dalle call alle video chiamate, che ci hanno slavato dalla solitudine in questi giorni. I viaggi e gli spostamenti si ridurranno, abbiamo scoperto la comodità di una videochiamata anche se esisteva da quindici anni. Fino a un mese fa non l’avevo mai utilizzata. La sua capacità di relazionarmi vieppiù umanamente è stata una scoperta per me. Più comunicherai meglio, tanto più nel day after coronavirus ci sarà interesse sulla tua attività e sulla tua proposta.