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Tre grandi vini che mi hanno accompagnato durante la Quarantena.

Tre grandi vini che mi hanno accompagnato durante la Quarantena.

Tre grandi vini che mi hanno accompagnato durante la Quarantena.
Tre grandi vini con cui accompagnare la quarantena
di Davide Carusi

Non so se sia un pensiero condiviso ma personalmente questa quarantena mi mette sete…tanta sete !

Bevo moltissima acqua, almeno 4 bottiglie da 2 Lt al giorno, ma attenzione…mi disseta!

E la soddisfazione ?

Per far fronte a questa necessità disumana mi capita spesso di bere vino…il mio succo di frutta preferito, fortunatamente ho un padre con cui condividere le bevute essendo lui, da molto prima di me, un grande appassionato della materia.

In questi giorni ho aperto ahimè alcune bottiglie che non dovevano essere aperte prima del 2024 ma che, per questioni logistiche hanno trovato la loro fine prima del tempo prestabilito.

Sono stati vini che mi hanno regalato emozioni uniche che vorrei condividere con voi.

1. Nanni Copè – Polveri della Scarrupata Terre del Volturno IGT 2016

Tre grandi vini che mi hanno accompagnato durante la Quarantena.

La mente che lo ha ideato è nota a tutti coloro che vivono con amore il mondo del vino, Giovanni Ascione è una grande Vigneron che nella sua piccola azienda fa del concetto di “nicchia” un plusvalore che in pochi hanno il piacere di comprenderne…considerata anche la sua piccola produzione.

Persona fuori dagli schemi, proprio come le due etichette da lui prodotte: un rosso “Sabbie di sopra il Bosco” e un bianco “Polveri della scarrupata” entrambi da uvaggi che spezzano in due i criteri e i blend ad oggi conosciuti nel territorio Campano.

Il Polveri della Scarrupata è ottenuto da un uvaggio composto prevalentemente da Fiano 80%, con percentuali di Asprinio 12%, Pallagrello Bianco 3% e 5% di altre uve che fermentano in acciaio per poi svolgere il loro elevage in barrique e tonneax per circa 12 mesi ed altrettanti 8 in bottiglia.

Un rosso camuffato da bianco con un colore oro vivo, luminoso e fiammante dalla sublime consistenza.

Il “Polveri della scarrupata” si presenza con un naso esplosivo a dir poco unico dove la frutta emerge con grande virtù, avvertiamo un ventaglio di odori che quasi non ci si crede; dalla susina all’albicocca matura, passando per un delicato pompelmo…miele di acacia ed un lieve sentore di eucalipto che crea una grande armonia olfattiva.

Inizialmente credevo che il mio viaggio fosse finito ma mi sbagliavo, riprendendo il bicchiere ho avvertito sfumature fumè, ed una nota di citronella che mai avevo ritrovato in un vino.

Dal sorso fiero e avvolgente quasi da rimanere increduli al punto che un secondo sorso di conferma è doveroso… ed è in quel momento che si prende coscienza di essere difronte ad un grande bianco !

In bocca lo ritroviamo caldo e pieno, grande morbidezza supportata da un’eccezionale freschezza che ne amplifica la voglia di berne… è un vino che non chiede di essere bevuto perché certo e consapevole che vi è impossibile resistere.

Il Polveri della Scarrupata rimane in bocca in modo armonico, quasi a voler regale orgasmi continui alle papille gustative, grande persistenza e sapidità.

L’effetto salino e la sua acidità sono le caratteristiche che mi hanno colpito…fortunatamente ho altre bottiglie che proverò non prima di 6 anni !

2. Tiefenbrunner – Feldmarshall Von Fenner Muller Thurgau Alto Adige Doc 2016

Tre grandi vini che mi hanno accompagnato durante la Quarantena.

A mio avviso L’Alto Adige è la regione che meglio sintetizza l’esempio lampante di quanto le denominazioni territoriali servono solo a creare confusione nel consumatore, forviandolo ed influenzandolo ma soprattutto convincendolo che una DOCG sia sinonimo di garanzia e vino di qualità.

Non vogliatemene ma io sono da sempre contro alle denominazioni e sempre più a favore di privilegiare, comunicare ed esaltare il vino ed il vitigno.

La tenuta Tiefenbrunner Castel Turmhof si trova a Niclara una frazione di Cortaccia non molto distante da Bolzano. Come tutti i prodotti vinicoli dell’Alto Adige è impossibile sbagliare in quanto la qualità è indiscussa…si tratta solo di decidere la propria scuola di pensiero nel bere.

Acquistato a Brunico nell’estate 2019, era l’ultima bottiglia e non l’ho pagata poco…ma erano anni che la cercavo. Un Muller Thurgau da sempre apprezzato nella mia famiglia, fatto conoscere da mio nonno che era un grande amante di questa cantina.

Le uve crescono sopra i 1.000 slm su un terreno estremamente complesso; strato più superficiale è, infatti, di origine morenica ed è costituito da terre rosse. Lo strato intermedio, sempre di origine morenica, è ricco di sabbia, limo e argilla e al suo interno vi è la presenza di scheletro costituito da marmo bianco, porfido e granito; al di sotto è presente un livello ricco di dolomia e di calcare.

Il Feld Marshall totale di circa 13.000 bottiglie prodotte, le uve vengono vendemmiate a più step; una prima parte del mosto viene fatto fermentare in botti grandi mentre la restante metà in vasche d’acciaio, per poi continuare il suo affinamento in bottiglia per ulteriori sei mesi circa.

Presentandosi con un colore giallo paglierino ed eleganti riflessi verdi da il meglio di se con i suoi profumi; ritroviamo delicati fiori bianchi di campo ed i tipici profumi delle vallate alto atesine, grande potenza nel frutto con un ventaglio di profumi che va dalla mela golden, alla frutta gialla come pesca e albicocca. Riservandoci un secondo passaggio e riprovandone i sentori il nostro naso potrà ritrovare anche note burrose, grande mineralità con lievi sentori di talco, vaniglia e lieve zafferano sul finale.

Un vino che merita di essere provato e riprovato nel corso degli anni, perché le sue carte migliori vengono scoperte nel tempo.

Dal sorso pieno, rotondo, morbido ed elegante questo vino lascia un grande stacco nel concetto di Muller Thurgau classico che generalmente siamo abituati a bere. Freschezza, sapidità e persistenza rimangono i punti chiavi di questo vino che restituisce alla bocca un palato appagato…sensazione mai provata prima.

3. AgriPunica – Barrua Isola dei Nuraghi IGT 2012

Tre grandi vini che mi hanno accompagnato durante la Quarantena.

Joint-venture tra, il Gruppo Tenuta San Guido Sassicaia e la Cantina di Santadi.

Un’azienda di 170 ettari composta da due tenute: Barrua e Narcao, ubicate nella zona sud-occidentale della Sardegna, in un'area conosciuta come Basso Sulcis.

Con un uvaggio composto per l’85% di uve autoctone ed il restante 15% di vitigni francesi il Barrua è un vino deciso e pieno di personalità.

Il suo colore è chiaro netto e ben definito, un rosso rubino intenso e vivo mediamente consistente.

Al naso si presenta con ventaglio floreale ampio dove l’amarena domina in modo netto, delicata la speziatura che ricorda il pepe nero, liquirizia ed un incantevole richiamo al mirto.

Nella sua evoluzione ritroviamo il cuoio ed il tabacco ma anche un lieve accenno di carruba.

In bocca si presenta ampio, morbido ed intenso…sicuramente un vino che la dice lunga e sa presentarsi con autorevolezza.

Potente alcolicità, un vino sicuramente elegante ed armonico al palato, è fresco con ottima sapidità ed un tannino molto molto elegante, nel finale non manca l’accenno alla macchia mediterranea.

Un vino da provare !