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WINE STAR WARS - episodio III: Paolo Nenci

Paolo Nenci, un umile contadino con gli strumenti della metropoli

WINE STAR WARS - episodio III: Paolo Nenci

Paolo Nenci, un umile contadino con gli strumenti della metropoli. Brand di famiglia e Ambassador di sé stesso, i suoi detrattori dubitano circa questo connubio campagna/marketing. Lui, al contrario, sforna idee e progetti avveniristici dove la fibra veloce non è solo una connessione ad Internet, bensì al proprio territorio e all’accessibilità al mondo del vino.

WINE STAR WARS - episodio III: Paolo Nenci

Hai ideato VINOeasy, un tuo corso di formazione in materia. Perché regalarlo a tutti, anche eventuali competitors?

Quando penso di creare un contenuto formativo, divulgativo o comunque che porta conoscenza nel mondo e nel settore in cui opero, penso a tutto meno che ai competitors.

Non vedo concorrenza in un mondo che conta ad oggi più di 8 miliardi di persone, vedo tanti problemi che nascono appunto dall’invidia, dal non far sapere agli altri ciò che stai facendo chissà per quale motivo.

Se io reputo un’azione utile non tanto per me, ma per il prossimo, che possa tranne beneficio, ben venga la creazione di un corso, di materiale informativo e così via. Nel momento in cui lo sto facendo, so già che porterò un plus alla società che sia essa un competitor o cliente.

In 24h, quanto tempo è dedicato ai social e quanto alla terra?

Ti rispondo in due modi:

In un primo momento e cioè riferito dal 2017 al 2019 su 24 ore diciamo che all’incirca era metà dedicato alla terra, metà dedicato ai social e quel poco che rimaneva a riposare per riprendere le energie.

Ad oggi, ho ripartito la giornata in quattro suddivisioni: un quarto alla terra, un quarto ai social, un quarto a me stesso e un quarto all’attività imprenditoriale che è scollegata completamente dalle altre.

Come è posizionata la tua area di produzione nello scacchiere toscano/italiano?

Chiusi, il paese dove nasce la mia azienda è contrastato tra due grandi realtà vitivinicola italiane: Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino. Nella mia aria purtroppo non godo di nessuna DOC e DOCG. Questo è un male ma anche un bene, tutto dipende da come guardi il bicchiere, che è sempre un mezzo pieno o mezzo vuoto sta a te decidere.

Provenire da una lunga tradizione familiare in vigna è un ostacolo verso nuove vedute o si riesce sempre a trovare la quadra?

Avere anni di storia alle spalle, che in alcuni casi ti fanno partire già un po’ avvantaggiato, può essere un bene. Naturalmente dipende dall’entità aziendale e dalla storia che c’è dietro per capire quanto rimanere aderenti alle tecniche utilizzate sia in comunicazione, sia in design e per finire in marketing. Una comunicazione troppo spinta o troppo giovanile non si addice di certo a delle realtà che hanno secoli di storia alle spalle. In quel caso andrebbe fatto uno studio ben preciso che possa rendere migliore e più appetibile la realtà aziendale alle nuove generazioni ma senza strafare o stravolgere. Nel mio caso, vecchia azienda che però non aveva mai comunicato, mi sono permesso di strafare e rendere la comunicazione adatta ai più giovani, con una scelta di design accattivante e giovanile.

Il mercato è sempre più interessato a nuovi formati, bag in box, monodose, lattine… ecc. Semplice moda o meglio adeguarsi?

Io adoro provare il cambiamento sulla mia pelle, come ho fatto nel 2020 lanciando a livello nazionale un grandissimo progetto legato al bag in box e che ha portato i suoi benefici sia ai clienti sia ai colleghi. Credo proprio che in un futuro proverò anche le monodosi fino ad arrivare, perché no, al vino in lattina.

Naturalmente non tutti i vini possono finire in questi formati, ovvio che non mi aspetterei di trovare un Barolo in lattina, ci sono come dicevo nell’altra risposta delle tradizioni che a mio avviso non devono uscire dal binario, ma per vini giovani come bianchi, rosè e bollicine in genere qualcosa che sia più appetibile per le nuove generazioni, non vedo cosa ci sia di male.

I social sono anche uno strumento per pianificare azioni in campo commerciale o resta una semplice vetrina?

I social sono il commerciale. Chi pensa sia una vetrina si sta sbagliando di grosso. Sono partito nel 2017 con zero bottiglie vendute all’anno, ad oggi solo ed esclusivamente attraverso i social ne veicolo più di 12.000.

Come diversifichi la tua offerta enoturistica?

Creando varie tipologie di eventi in Azienda, dalle semplici degustazioni, alle degustazioni più articolate, fino ad arrivare alle vere proprie wine experience con oltre tre ore di tour all’interno dell’Azienda dove viene presentato ogni singolo dettaglio che sui social non traspare.

Sono anche abbastanza orgoglioso di aver creato, subito dopo il primo lockdown, un evento mai visto prima a livello nazionale in ambito di feste all’aperto. Sto parlando dell’evento marchiato “Musica in Vigna”® con il quale nella sola estate 2021 in appena 12 date ho ricevuto più di 3500 persone.

La tua produzione vini vanta la “semplice” dicitura IGT Toscana. Questa sigla ti penalizza? Ci saranno novità o per il momento va bene così?

Questa dicitura non penalizza mai i vini, bensì li rende ancora più appetibili. Non credo che per vendere un vino devi per forza appartenere a un consorzio di tutela. Se ci pensiamo bene i più grandi vini che hanno le Aziende sono sempre gli IGT. Il Sassicaia nasce come vino da tavola. Io sono entusiasta di produrre semplicemente degli IGT.

Vista l’esperienza sul campo e la crescita continua, Paolo Nenci è destinato ad essere consulente di più aziende che vogliono approcciarsi al lavoro in vigna con una scia social o resterà un uomo esclusivamente della propria Cantina?

Questa idea è del 2019 che la sto covando, ma purtroppo la mia presenza in Azienda è ancora essenziale e non potrei allontanarmi per il momento. Non appena avrò delegato vari lavori e competenze in azienda, statene certi che partirò con la mia attività di consulenza aziendale riservata a chi opera nel settore non.

Quali sono a tuo avviso gli errori più comuni commessi nel mondo del vino?

L’errore più grande è quello di sentirsi arrivati, come nel caso di Aziende con decine o centinaia di anni alle spalle convinte di non poter fare di più.

Vi parlo anche di episodi realmente accaduti a me in prima persona, in cui sono stato snobbato diverse volte, chiedendomi addirittura cosa io ci facessi all’interno di un evento da persone che oggi quasi sicuramente hanno più vino stipato di me nei propri magazzini per mancanza di vendita.

In Italia non ci manca nulla, abbiamo molto di più rispetto ai nostri cugini o ad altre nazioni che producono vino. In Italia ci manca solo il rispetto nel prossimo.

In Italia viviamo di invidia, e speriamo sempre che al prossimo vada un po’ peggio che a noi. Lo testimoniano anche le varie aziende o profili social che nelle ultime settimane, ripetutamente, stanno sentenziando con azioni denigratorie la mia attività o quella dei comunicatori del vino.

Come dico sempre, se tutto quel tempo impiegato a distruggere lo impiegassero nelle proprie attività o nei propri bisogni ad oggi forse avremmo tutti guadagnato qualcosa.

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