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2Vite 2018 vino rosso – il capolavoro di Giancarlo Moschetti e Vincenzo Mercurio

metodo MeMo per il vino rosso 2Vite: aglianico di Taurasi e piedirosso di penisola sorrentina

2Vite 2018 vino rosso – il capolavoro di Giancarlo Moschetti e Vincenzo Mercurio

2Vite

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Nel panorama dei grandi rossi campani da qualche anno è entrato in scena 2Vite vino rosso, con metodo Me.Mo, che sta per Mercurio – Moschetti.

Sono i due produttori, Vincenzo Mercurio, enologo, e Giancarlo Moschetti, ordinario di microbiologia all’Università di Palermo, ben noto nel campo enologico come genetista e studioso dell’utilizzo dei lieviti indigeni.

2Vite fa riferimento ai due vitigni scelti: il primo è l’aglianico di Taurasi, presente all’80%, vitigno fiero e potente del quale entrambi sono serrati conoscitori e grandi appassionati; il secondo è il piedirosso della Penisola Sorrentina, altro fiore all’occhiello della Campania, capace di mettere insieme eleganza e bevibilità, senza escludere la capacità di grandi evoluzioni nei tempi lunghi, quando è lavorato così bene.

Ma cos’è il Metodo Me.Mo?

Vi riporto la descrizione dal sito web dell’azienda: "Il metodo Me.Mo (acronimo di Mercurio e Moschetti) è nato per aiutare i viticoltori a migliorare la qualità ambientale dell’agrosistema vigneto, incrementando la biodiversità totale dell’ambiente produttivo al fine di trasformare le superfici agricole in aree di alto valore ecologico. A tal fine l’integrità ecologica del vigneto è gestita dal viticoltore apportando una serie di miglioramenti agro-ecologici nella sua azienda. L’approccio metodologico MEMO permette ai viticoltori di trasformare le loro vigne in ambienti ricchi di biodiversità, sostenibili ecologicamente e adatte a produrre delle uve sane e di alta qualità. La produzione di uve sane ed equilibrate nella loro composizione chimico-fisica e biologica è il punto di partenza per effettuare in cantina fermentazioni spontanee guidate e riducendo al minimo l’apporto di coadiuvanti enologici."

Il progetto prende forma nel 2014, con il re-impianto a Taurasi dei vigneti, utilizzando vecchie piante pre fillosseriche, una realtà diffusa felicemente nell’areale taurasino, che disegna in maniera fortemente identitaria il paesaggio attraverso l’antico metodo di allevamento a starzeto.

La fermentazione avviene in legno, è utilizzato il pied de cuvé, ovvero una parte del mosto contenente lieviti indigeni selezionati sulle stesse uve. Si procede all’assemblaggio dell’aglianico e del piedirosso al momento dell’affinamento che il vino svolge in tonneau francese per circa 12 –14 mesi.

L’assaggio 2Vite 2018

C’è tutta la possenza dell’aglianico di Taurasi, la sua austerità è stata ben interpretata, si veste di eleganza e profondità. Spazia dai sentori di frutti scuri, come more e prugne, alle erbe mediterranee, a delicate speziature di pepe nero e chiodi di garofano, per lasciare poi spazio alla violetta. Bocca che avvolge e si fa apprezzare lungamente invogliando di continuo a riprovare il vino … "sì generoso … troppi bicchieri ne ho tracannati" (cit. Cavalleria Rusticana).

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