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A Venezia il vino nel Giardino delle Meraviglie dei frati Carmelitani

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A Venezia il vino nel Giardino delle Meraviglie dei frati Carmelitani

Venezia è una città, un micro cosmo forse è il termine più idoneo, che pur percorrendola centinaia di volte, non smette mai di sorprendere e di incantare.

Tra i tanti luoghi di grande interesse da andare a scovare, non scontati, c’è il Giardino delle Meraviglie degli Scalzi. Così i veneziani chiamano i frati carmelitani della Chiesa Santa Maria di Nazareth, vicinissima alla stazione centrale. Praticamente dà il benvenuto a chi arriva a Venezia con il treno.

A Venezia il vino nel Giardino delle Meraviglie dei frati Carmelitani
Il Priore Ermanno

Affaccia sul Canal Grande, proprio difronte il ponte che prende il nome dalla chiesa. Nell’ampio giardino, composto da una zona orto e frutteto, scrigno prezioso di numerose erbe officinali, i frati hanno dato vita alla vigna sperimentale: 17 filari tra i quali sono state impiantate tutte le varietà antiche di uve raccolte nelle piccole vigne di privati all’interno di Venezia. Il fine è quello di preservare questo patrimonio di biodiversità e il progetto è nato in collaborazione con il Consorzio Vini Venezia, l’Università di Padova e di Milano. Sono 21 le varietà storiche di vite, tra le quali una di origine armena detta Terra Promessa, portata da uno dei frati in convento dal Monte Carmelo, in Israele.

Chi va a Venezia sicuramente passa davanti alle mura del monastero che confinano con la stazione di Santa Lucia, ma non sa della bellezza di quest’area rurale, la più grande nella città lagunare. Secondo il Catasto Napoleonico gli ettari vitati all’epoca erano più di 300, una realtà che nel tempo si è preservata proprio all’interno dei conventi. Anche se in epoca più remota, il vino era uno dei commerci più fruttuosi nelle tratte dei veneziani. Nonostante la persecuzione di epoca napoleonica, il brolo dei Carmelitani Scalzi è rimasto immutato, così come lo aveva voluto Santa Teresa di Gesù quando lo fondò nel 1500, rappresentando nelle varie essenze coltivate i significati dell’unione tra Dio, Uomo e Natura. Sette aiuole e sette le tappe che raccolgono valori spirituali e la numerologia cristiana.

Quarta tappa del Giardino Mistico è proprio la vigna descritta, dove troviamo le uve dorona e malvasia, le più rappresentative, poi ancora glera, bianchetta trevigiana, grapariol, verduzzo trevigiano, e ognuna viene raccontata minuziosamente nel cartello di riferimento. Come già detto, ci sono anche varietà armene, arrivate dalla Terra Promessa che dà il nome ad una cultivar a bacca bianca, detta anche l’uva di Gerusalemme.

1500 sono le bottiglie prodotte dalla vendemmia, con la denominazione Venezia doc: Ad Mensam è il vino bianco, Prandium il rosso il cui uvaggio è composto principalmente da raboso, marzemino, regantino e turchetta.

I vini sono in vendita nella bottega del convento, insieme alle varie erbe essiccate, alle confetture e altri prodotti tra cui la famosissima Acqua di melissa, alla quale faceva riferimento anche Goldoni ne La locandiera, esaltando le sue funzioni rilassanti e calmanti.

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