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AHIMÈ – Euforia di genere

Ahimè: Nel centro di Bologna un concept ristorativo eclettico e brillante

AHIMÈ – Euforia di genere

AHIMÈ

Via S. Gervasio, 6e, Bologna
Tel: 051 498 3400
E mail: info@ahime.it
Prenotazioni: dinesuperb.com
Percorsi di degustazione: 35, 55 euro
Chiuso la domenica

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Cinque giovani (Lorenzo Vecchia, Gian Marco Bucci, Federico Orsi, Gianmarco Martinelli e Lorenzo Costa), storie differenti, competenze diverse e un progetto comune.

AHIMÈ – Euforia di genere

Molto si è scritto e probabilmente molto si scriverà ancora di Ahimè, locale aperto in piena pandemia nella Bologna che conta, a due passi dal brulicante Mercato delle Erbe.

Chiariamo subito che è del tutto superfluo prestarsi al gioco di catalogare (bistrot, enoteca, ristoro, ristorante non convenzionale) qualcosa che non vuole farsi catalogare…

Inutile provarci… Ahimè non si riconosce in definizioni di genere o ruoli… il vero segreto per l’avventore è sedersi e godersi l’esperienza immersiva, pagare il conto e vivere di sensazioni…

Una sobria vetrata e un claim (a simple place for daily use) a chiare lettere che vuole essere un invito alla convivialità e, perché no, a godersi la vita fin dal quotidiano. Del resto, si sa, sono le cose semplici a mozzare il fiato.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - ingresso
AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - l'iconico slogan all'ingresso

L’interno è piccolo ma comunque ben illuminato, pareti effetto délabré, colori tenui e neutri. Un unico ambiente dove si alternano pochi tavoli e sedie in noce. Nessun orpello, nessuna tovaglia, solo bicchiere, piattino di ceramica e una piantina di fiori (unica morbida concessione ad un ambiente a cui inevitabilmente manca il tocco femminile).

Essenzialità, arredamento minimale e atmosfera amichevole.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - mise en place
AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - dettaglio sala
AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - dettaglio sala

È possibile sedersi anche al bancone vista cucina, alla mensola con occhi sul passaggio di via S. Gervasio o all’unico common table per magari attaccar bottone con qualche sconosciuto tra un calice e l’altro… si direbbe social dinner, a noi piace formula di libertà e disimpegno…

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - banco vista cucina
AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - mensola vista via S. Gervasio
AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - common table

Il menù è decisamente ristretto, non diviso nelle canoniche portate, con una innegabile prevalenza del prodotto vegetale. È possibile scegliere alla carta (suggeriscono 2-3 piatti a persona), o fra due menù di 3 o 5 portate a scelta della cucina.

Optiamo per la più ampia chilled choice, con alcuni calici abbinati.

Il pane (a lievito madre di oltre dieci anni e a farine emiliane) è una vera e propria pietanza presente in carta e come tale si paga qualora non si scelga uno dei due menù. Tale scelta è stata fatta per valorizzare l’enorme lavoro che richiede un così semplice prodotto di uso quotidiano.

Il risultato è a dir poco eccellente: fragrante, aromatico e con una punta di acidità che ti invoglia alla masticazione. Una morbidissima focaccia e un burro al ginepro completano un’offerta golosa e speziata, perfetta per iniziare gradevolmente il pasto.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - pane, focaccia, burro al ginepro

Si parte con un porro arrosto, pinoli, cavolo nero e limone bruciato: gustoso, dai sapori decisi ma ben equilibrati. Un piatto che grazie alla cottura del porro acquista una preponderante nota tostata e leggermente affumicata.

Ottima corrispondenza con un calice di pinot grigio di buona sapidità e freschezza.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - porro, pinoli, cavolo, limone
AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - pinot grigio, Voltumna, 2019

La zuppa di scalogno e tartufo bianco diventa un perfetto sposalizio tra due ingredienti tanto diversi eppur così vicini: dolcezza e delicatezza che si fondono in una armonia gustativa veramente piacevolissima.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - zuppa di scalogno, tartufo bianco

Anche il piatto di pasta è green nell’animo e alla vista: linguine, spinaci, broccoli, beccafico. La pietanza racchiude una golosità importante e gioca con maestria su note amarognole, ben equilibrate dalla tipica preparazione siciliana a base di pangrattato tostato e uvetta sultanina.

Ad accompagnare la pietanza un nero d’avola dal gusto pulito e dalle avvolgenti note fruttate, oltremodo sorprendente.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - linguine, spinaci, broccolo, beccafico
AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - nero d'Avola, Monsù, 2021

Il piatto a nostro avviso migliore del menù non poteva che essere un vegetale di una frugalità estrema ma dall’animo nobile.

Cipolla, miso ed erba san Pietro diventa un boccone glutammico che ricorda un gustoso arrosto glassato col suo fondo. Sapore umami e superfluo il rimpianto per la proteina animale.

Azzeccato l’abbinamento con un Montepulciano d’Abruzzo, “semplice” e gradevolmente minerale.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - cipolla, miso, erba san Pietro
AHIMÈ – Euforia di genere

Ahimè - "Concrete", De Fermo, 2020

La parte dolce del menù è un dessert al cucchiaio: tapioca, panna, whisky, cannella. Dolce poco dolce che assurge a simpatica rivisitazione del risolatte; colpisce per la texture avvolgente e profuma di ricordi d’infanzia.

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - tapioca, panna, whisky, cannella

Il conto è stato di 76 euro a persona (non si paga il coperto).

Il pranzo scivola via veloce e divertente e alla fine il menù risulta sì semplice ma non accomodante.

Lungo e non esaustivo l’elenco di good vibes all’uscita dal locale: cucina per lo più di espressione vegetale, sapori forti e decisi, ispirazioni nordiche fatte di contrappunti, amari e acidità; e ancora superba carta e selezione di vini naturali e bio, convivialità, stagionalità del prodotto, sostenibilità e filosofia plastic free (per questi motivi quest’anno gli ispettori della “rossa” l’hanno premiato quale Bib Gourmand e Stella Verde).

AHIMÈ – Euforia di genere
Ahimè - Lorenzo Vecchia, Executive Chef

Ecco tutto questo (e certamente molto altro ancora) è Ahimè: la libertà di essere se stessi, al di là dei rigidi canoni della vecchia ristorazione e della stancante ripetizione di cliché contemporanei.

Quindi il consiglio è di farci spontaneamente un salto, senza illusioni né preconcetti, viversi “il locale”, sorseggiare un calice di vino e farsi prendere dal flow della cucina…

Non ve ne pentirete!

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