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ENORME – IL PICCOLO SALONE DEL VINO ARTIGIANALE FA IL SUO ESORDIO A GROTTAMINARDA

Si è svolto in Grottaminarda Enorme - piccolo salone del vino artigianale

ENORME – IL PICCOLO SALONE DEL VINO ARTIGIANALE FA IL SUO ESORDIO A GROTTAMINARDA

ENORME - Piccolo Salone del Vino Artigianale

Castello D'Aquino Via Castello, 1 - Grottaminarda (Avellino)
Tel. 334 947 4673
Email: info@enormevinoartigianale.it
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Si è svolto nello storico Castello D’Aquino in Grottaminarda la prima edizione di Enorme, manifestazione nascente dallo spontaneismo organizzativo di produttori, creativi ed imprenditori locali.

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IL CONCEPT DELL'EVENTO

L’associazionismo, quello primigenio, sorretto da un’incessante determinazione sinergica, con un sostrato ideale importante, vero e proprio manifesto programmatico: “ospitiamo vignaioli custodi di una agricoltura pulita, di tradizione e bellezza artigianale, di conoscenza e di innovazione figlia del saper fare” recitava la locandina ufficiale, rifuggendo da categoria inveterate e qualificazioni di maniera transeunti.

Uno spazio di condivisione e confronto fra produttori, dunque, traendo linfa vitale da chi, nel calice, ha intravisto la possibilità di raccontare terroir, vitigni, emozioni e vite proprie ed altrui, di colleghi ed amici.

La località prescelta è stata Grottaminarda, paradigmaticamente sospesa fra l’Irpinia ed il Sannio, dove mare e montagne si lambiscono per centinaia di chilometri, senza mai congiungersi, divenendo l’uno attento osservatore dell’altro.

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Suggestiva ed eterodossa l’ambientazione del Castello d’Aquino, fortilizio risalente addirittura all’epoca altomedievale, danneggiato più volte da eventi tellurici, adibito ad uso abitativo nei secoli scorsi, e dal 1988 di proprietà comunale.

Tanti gli eventi collaterali svoltisi, tra cui due seminari dedicati ai grandi rossi da invecchiamento, alle potenzialità infinite del Fiano, un laboratorio del gusto dedicato ai presidi slow food del territorio, ed infine una cena finale con i produttori presso il ristorante Al Fusillo D’oro in Grottaminarda, con i vignaioli espositori.

“La terra offre a chi la coltiva la possibilità di assistere ad una straordinaria serie di trasformazioni, e lo sono anche quelle della vite, fin su, all’incognita del calice”: per sineddoche, abbiamo assistito ad una serie di “infinite trasformazioni e variazioni” anche nel corso della visita ai banchi di assaggio, con stili e tecniche quantomai variegate, l’ossimoro “Enorme – piccolo salone del vino” è sembrato quanto mai pregnante.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Comune di Grottaminarda, il caffè letterario del Castello, l’offerta gastronomica durante gli incontri ed i banchi d’assaggio era a cura della Caciocavalleria mobile, del Fienile Cheese Academy e del Food Truck InVerde, nonché con la Posta vineria.

I NOSTRI ASSAGGI

Oltre settanta i vignaioli provenienti dalle aree più vocate della viticoltura italiana, cantori dell’incredibile varietà pedoclimatica della nostra penisola, difficile operare una selezione, attesa la qualità elevata diffusa.

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Partendo ovviamente dalla Campania, menzioniamo l’azienda Canlibero di Ennio Romano Cecaro – per inciso, uno dei soci fondatori dell’evento – con le sue creative etichette ispirate all’universo dei comics: fautore di una lavorazione in biodinamica di vitigni autoctoni, assaggiamo il vino bianco “Iastemma” 2020, Falanghina macerata sulle bucce per 8 mesi, seguita dall’Aglianico Beneventano IGT 2019 “Turrumpiso”, dal nome dell’omonima località dove si trova il vigneto con oltre cinquant’anni d’età, anche questo con macerazione di 25 giorni a tino aperto.

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Può definirsi uno dei padri putativi del movimento dei vini artigianali Raffaello Annichiarico, patron di Poderi Venere Vecchio in Castelvenere, microbiologo, avversatore reciso dei prodotti chimici di sintesi, che ci propone il “Tempo Ritrovato”, Beneventano Bianco IGT, ottenuto da Grieco (parente del Trebbiano) e da uve Cerreto (parente della Malvasia di Candia).

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Rimanendo ancora in Campania, sempre sul discrimine fra Sannio ed Irpinia, è la volta dell’Azienda Vallisassoli di Paolo Clemente, con il suo alfiere 33/33/33 IGP 2018, blend di Greco, Fiano e Coda di Volpe, seguita, nell’alto casertano, dai Cacciagalli dei coniugi Diana Iannaccone e Mario Basco, che ci presentano il loro rosato di Aglianico IGT Roccamonfina “Pellerosa” 2018, breve contatto con le bucce, fermentazione spontanea e affinamento in anfore di terracotta.

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Impossibile soprassedere sulla presenza di Luigi Tecce, presente con il suo bianco Mamam 20 Vino Bianco, macerato, blend di Fiano, Greco di Tufo e Coda di Volpe, Campi Taurasini D.O.C. Satyricon e Taurasi Poliphemo R18 Viti Vecchie, sontuoso e imponente: farà discutere il suo iconoclasta cartello esposto, un esergo che suona come un epitaffio per gli integralisti del movimento del vino naturale ("il vino naturale non esiste in quanto prodotto dell'uomo, la natura è perfetta, mentre l'uomo no, i difetti enologici, diventati identificativi dei vini naturali, rappresentano i limiti di chi li produce, non certo la purezza della natura" - cit.).

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Al di fuori dei confini regionali, con le dovute necessità di sintesi, tre le inderogabili menzioni, dal Sud al Nord: Arianna Occhipinti, da Vittoria, Ragusa, una delle più celebri donne del vino in Italia, ci incanta con i suoi cru di Frappato e Nero D’Avola, sino all’Umbria, laddove l’azienda Collecapretta, in Terzo la Pieve di Spoleto, produce vini secondo un modello di azienda a ciclo chiuso, undici etichette in catalogo, Sangiovese, Ciliegiolo e Merlot gli interpreti fra i rossi, Greco e Trebbiano fra i bianchi.

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Chiudiamo il nostro giro ideale con un vero e proprio portabandiera dell’enologia nazionale, l’azienda Rinaldi Giuseppe delle Langhe, presente con ben tre prodotti, Barbera d’Alba D.O.C. 2021, Nebbiolo Langhe D.O.C. 2021, ed infine Barolo Bussia D.O.C.G. 2019, davvero imponenti e di grande eleganza gustativa.

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