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Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Insolita Trattoria Tre Soldi, il fine dining nella periferia toscana.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Insolita Trattoria Tre Soldi
viale Gabriele D’Annunzio 4r

Menu: insolitatrattoria.it
Telefono: 055 679366
Prenotazioni: insolitatrattoria.it

Quando si parla di Firenze si pensa sempre al duomo, al centro, a Santo Spirito ed ai vari quartieri "alti" della città. E come per le attrazioni turistiche, anche per chi cerca dove mangiare l’associazione più semplice per il buon cibo e vino è la parte storica della meravigliosa culla del rinascimento.Ma in periferia invece cosa succede? Non se ne parla poi così tanto e invece, forse dovremo interessarci di più alla periferia gastronomica del capoluogo toscano. Spostandosi dalla calca di turisti radunati in file chilometriche per una schiaccia o per divorare una bistecca, ci son posti in cui è possibile trovare un’ottima cucina. Ci sono nuovi attori, giovani, volenterosi di sperimentare e dare il meglio di se ed urlarlo in tutti i modi.

E se questo vale per la cucina tradizionale, anche il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più. Credetemi.

Ecco allora che vi parlerò di Insolita Trattoria, dove i piatti camouflage di Lorenzo Romano rivoluzionano gli stereotipo più rigidi del capoluogo toscano:Ecco allora che vi parlerò di Insolita Trattoria, dove i piatti camouflage di Lorenzo Romano rivoluzionano i posti più insoliti del capoluogo toscano.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Da un paio d'anni la Trattoria Tre Soldi, dal 1952 in viale D’Annunzio,ha imboccato la strada del divertissement gourmet e della deception gastronomica grazie a un giovane chef autodidatta che gioca con le percezioni sensoriali.

Che la cucina di Lorenzo Romano – fiorentino, classe '89 – sia fuori dagli schemi lo si evince già dal nome del locale in viale Gabriele D'Annunzio, che nel corso degli anni è cambiato da “Trattoria Tre Soldi” a “Insolita Trattoria” a riprova di come proprio la ricerca dello stupore e la sfida alle percezioni visive siano le chiavi di lettura del nuovo corso iniziato due anni fa, rompendo una tradizione che durava dal 1952. Già, perché visitare oggi il ristorante significa cimentarsi col concetto di deception gastronomica, ossia della ricerca di preparazioni e accostamenti inusuali che inducano il commensale a rivedere le proprie certezze in tema di percezioni visive.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.
Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Abbandonati i canoni della tradizione (ma non dimenticati né rinnegati, come dimostra la pasta spadellata seguendo la ricetta del ’52), con Lorenzo Romano la Trattoria Tre Soldi ha imboccato con decisione la strada di un divertissement gourmet, con piatti insoliti come il Cheese'nt burger (in cui il formaggio è sostituito da una sfoglia di peperone) o il macaron di fegatino fino al manifesto della cucina dell'Insolita Trattoria, il Ceci n’est pas un tomate, un finto pomodoro che strizza l’occhio al surrealismo e cita René Magritte. Un pomodoro che pomodoro non è, ripieno di burrata con gel di pomodoro, pane e olive.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Tra i primi dell’Insolita Trattoria, l’effetto sorpresa viene mantenuto dalla carbonara, realizzata con crema pasticciera e il tuorlo d’uovo grattato come fosse bottarga (“Tutto ciò che c’è di dolce nella crema pasticciera viene sostituito da ingredienti sapidi”) o nel pomodoro bruciato con parmigiano invecchiato servito nella cloche ed esaltato dall’affumicatura di legno di melo e rovere.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.
Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Tra i secondi, un altro tassello nella costruzione di un menù coerente con se stesso è la guancia stufata 40 ore alla birra e carote che rimanda al valore delle lunghe cotture ormai quasi desuete nella frenetica ristorazione contemporanea. Da mangiare rigorosamente senza coltello, godendosi la bicromia e il gioco di consistenze: morbidissima la carne che ti aspetti più dura sotto i denti, compatte e sode le verdure che invece ti aspetti più tenere.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Un inganno per gli occhi, ma non per il palato, è poi la tartare, in cui il tuorlo d'uovo è in realtà una sferificazione di mango.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

Il percorso “insolito” finisce col dessert, una finta mela che richiede 8 ore di preparazione per garantire al commensale l'illusione di mangiare qualcosa di diverso da ciò che appare.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.
Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.
Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.

“Porto avanti una cucina quasi surrealista – spiega Lorenzo Romano - libera da schemi e limiti. Il fatto di essere autodidatta mi ha dato la possibilità di costruirmi un percorso del tutto personale, non legato alle tecniche tradizionali ed agli usi classici”.

Il fine dining non è solo ad appannaggio dei centri delle grandi città. La periferia vi stupirà molto di più.