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Il mito del Sassicaia nella masterclass di Winecritic a Napoli

Sassicaia Tenuta San Guido, la masterclass di Winecritic al Grand Hotel Parker's a Napoli

Il mito del Sassicaia nella masterclass di Winecritic a Napoli

Prima di aprire i banchi degustazione dell’evento La Grande Bellezza organizzato da Winecritic a Napoli, Raffaele Vecchione ha condotto una masterclass sul Sassicaia. Vino iconico, simbolo del made in Italy nel mondo, capace di mantenere vivo e solido nel tempo il grande successo raggiunto.

C’è una Bolgheri prima e dopo il Sassicaia,

e questo aspetto mi ha sempre colpito moltissimo. Certo, conoscevamo il territorio per la bellissima poesia del Carducci, ma quel viale davanti a San Guido, con i suoi cipressi alti e schietti, cinque chilometri di un fascino incredibile, è tra le mete maggiormente percorse e fotografate in Italia dai turisti solo in seguito alla celebrità del Sassicaia. Proprio questa estate ho voluto ripercorrerlo e devo ammettere che nella sua imponenza, strettamente legata all’eleganza delle forme dei grandi alberi secolari, colpisce profondamente e al pari di un’opera d’arte, anche di quelle più gloriose.

Il flusso intenso e continuo, a tutte le ore, di viaggiatori palesemente entusiasti del borgo, del territorio tutto e del viale dei cipressi, stupisce a sua volta. Quel vino sì generoso ha reso una sorta di miracolo là dove in precedenza accadeva ben poco, con una forza che in genere arriva dal cinema power, come è accaduto sempre in Toscana per l’incantevole Cortona.

Il mito del Sassicaia nella masterclass di Winecritic a Napoli
Raffaele Vecchione

Tenuta San Guido è il Sassicaia e prende il nome, strano a dirsi, dal San Guido della Gherardesca avo del conte Giuseppe della Gherardesca, dal quale discende la Clarice che negli anni trenta sposò Mario Incisa della Rocchetta. L’ideatore illuminato del vino dal taglio bordolese in terra di Maremma, colui che ha fortemente voluto introdurre tra i sassi e la ghiaia che caratterizzano i suoli di questo territorio, dove la vite era inesistente, barbatelle di cabernet franc e cabernet sauvignon.

1968 è la prima annata in commercio,

10.000 bottiglie del primo “bordolese italiano”, e sappiamo tutti cosa accadde dopo i 100/centesimi assegnati nel 1985 da Robert Parker.

Il Sassicaia, nome legato appunto al suolo ricco di sassi e ghiaia, diventa una icona e Tenuta San Guido una meta turistica di spicco, un esempio di vinosofia che ha anticipato di molto i tempi su questo tema solo oggi più conosciuto e in auge.

Intanto Bolgheri Sassicaia nel 1994 è diventato una vera e propria denominazione, l’unica doc italiana contenuta all’interno di un’unica azienda, mentre in Francia accade per alcuni vini particolarmente celebri, detti Grand Cru Monopole.

Ritornando alla masterclass sul Sassicaia guidata da Raffaele, le annate in degustazione sono state 2016, 2017,2018, 2019.

Il mito del Sassicaia nella masterclass di Winecritic a Napoli

La 2016 forse aveva una marcia in più rispetto a tutte le altre. Ha richiesto tempo per raccontarsi al meglio, cambiando più volte al naso. Elegante e profonda sia al naso che all’assaggio, luminosa in tutti i suoi aspetti. Apre su sentori di carrubo, gelso nero, poi si distende su caratteri eleganti come la viola e la menta secca. Il sorso ha materia ben sostenuta dalla freschezza limpida e integra che concede leggerezza, mentre i tannini ben definiti conferiscono ritmo e ulteriore piacevolezza.

Ha ottenuto 100/centesimi da Parker.

2017, annata non facile a causa della siccità. Il vino risulta concentrato, scuro nei toni olfattivi, fruttati in apertura, di prugna e visciola, poi cioccolato amaro e tabacco. Il sorso è pieno, scorrevole sulla spinta della freschezza.

2018, annata complessa e complicata per le piogge insistenti in primavera. Si nota un cambio di passo nello stile che punta maggiormente alla leggerezza e alla scorrevolezza. Sa di mirtillo, lavanda e viola, più interessante al naso che in bocca dove forse è un po’ corto.

2019 alza nuovamente l’asticella come per la 2016. Il Vino si mostra ampio e profondo nei sentori che vanno dalla buccia di arancia, alla ciliegia, poi anice stellato e pepe nero, ancora frutto nei toni della mora. Scalpita all’assaggio con una vivacità molto coinvolgente, che invoglia a riprovarlo più volte, rimandando una freschezza esaltante e tannini fitti di gran razza.

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