Je suis gourmet! Gegè Mangano e Li Jalantuumene a Monte Sant'Angelo
Li Jalantuumene, Monte Sant'Angelo, Chef Gegè Mangano
Ristorante Li Jalantuumene
Piazza De' Galganis, 5, 71037 Monte Sant'Angelo FG
Aperto tutti i giorni a pranzo e cena
Prenotazioni
Email: [email protected]
Telefono: +39 0884 565484
Cell: +39 348 7976321
Prezzo medio: 50€/60€ (escluso i vini)
Appena si arriva a Monte Sant'Angelo ad accogliere i turisti c è una gigantografia dello Chef con la scritta "Je suis gourmet nous reparterons, ripartiam", un invito all'ottimismo e soprattutto al suo Ristorante...Li Jalantuumene. Era da tempo che volevo recarmi nella storica località, per ritrovare l’affabile Chef Gegè Mangano, uno dei protagonisti indiscussi della cucina Garganica.
La sua è una cucina di raffinata semplicità, estremamente legata al territorio con ingredienti locali di qualità, grazie ad una continua ricerca dei migliori produttori della zona, una stile costruito sulla tradizione, spesso giocata sull’uso di erbe spontanee e selvatiche facilmente reperibili su tutto il territorio Garganico come il marasciullo e la borragine.
Chef autodidatta Gegè, dallo spirito istrionico, creativo, fantasioso e un po' folle, elementi che caratterizzano la sua accoglienza in sala capace di creare una forte empatia con il cliente.
Proprio il suo carattere e simpatia lo ha portato ad essere spesso in televisione in diversi programmi, ha condotto per diversi anni su AliceTv il programma “Strascinati e innamorati”, l’abbiamo visto a Eat Parade, al Tg 1 e poi a Detto Fatto.
Vale la pena recarsi al ristorante Li Jalantuùmene in piazza De Galganis, il paese vale assolutamente la visita, Il centro abitato è il più elevato del Gargano ed è situato in una mirabile posizione panoramica su uno sperone a sud del promontorio, con vista mozzafiato aperta ad ovest sul Tavoliere e a sud sul golfo di Manfredonia, da non perdere una visita al Castello normanno-svevo, alla Tomba di Rotari e al famoso Santuario di San Michele Arcangelo (patrimonio UNESCO) con la sua famosa grotta.
Ma anche semplicemente passeggiare per i vicoli del centro storico è un piacere, tra le viuzze imbiancate di calce e negozi di souvenir e i tanti panifici dove comprare il famoso pane locale, fino poi a ritrovarsi nella bella Piazza con la chiesa della Santissima Trinità di fianco al ristorante dove concludere una giornata all'insegna del turismo enogastronomico.
Appena arrivati ci accoglie alle porta il padrone di casa con il suo fare coinvolgente, il Ristorante è proprio una bomboniera, si vede la cura e l’amore riposto in ogni cosa, e a dar vivacità al tutto il tocco femminile della moglie Ninni, compagnia di vita e responsabile di sala del ristorante.
Una bella cantina dall’umidità perfetta, un piccolo negozietto e una sala intima con pochi tavoli dove ai colori chiari fanno da contrasto il rosso e il nero degli arredi e dei quadri della pittrice Cristina Marchionni Esmeralda, non a casa comunque il rosso e il nero sono i colori del Foggia…
Bell’atmosfera con il sottofondo dei brani di George Brassens, cantautore, poeta e attore francese, ispiratore della scuola genovese il cui massimo esponente fu il grande De Andrè.
Iniziamo con un cartoccio di fiori di zucca e pomodori in pastella realizzata con birra peroni e un buon Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva, “San Michele 21” 2016 della cantina Ca' Liptra, non è un caso che si sia scelto un vino di nome San Michele.
Si continua con una polpettina di pane con crema di pomodorini gialli e basilico fritto e una sfiziosa vellutata di cavolfiore con tarallo pugliese sbriciolato ed emulsione di prezzemolo.
Continuiamo con pane, verdura e tuorlo d’uovo, quello che un tempo veniva chiamato anche “l’uv dù banchir…” come ci ricorda Gegè, dove l’elemento più prezioso di questo antico piatto povero e di recupero veniva destinato alla personalità più importante del posto.
Nel frattempo Gegè ci apre un “Promis" Ca' Marcanda del 2000 di Gaja.
Ottimi i ravioli con caciocavallo podolico affumicato, pepe di Sichuan, estratto di rapa rossa e cannella.
Molto buona anche la fregola risottata con crema di erbe selvatiche, pepe rosa e polvere d’oro a sottolineare la ricchezza che c’è in alcuni piatti poveri della tradizione.
E quando si parla di semplicità non possono mancare i maccheroni al sugo, in questo caso con pomodoro San Marzano della biofarm PrimaBio di Rignano Garganico.
Davvero riuscita la pancia di maialino da latte, purea di carote, mostarda di cipolle e un fiorone alla base che crea un inaspettato quanto piacevole equilibrio.
Molto buono.
Con un bel caciocavallo podolico servito con miele cotto assaggiamo il Primitivo Dolce “Fioremio” di Luca Attanasio.
Concludiamo con una mousse di ricotta, mandorle e salsa di aleatico, un piacevole semifreddo al pistacchio e coccole finali tra cui le note ostie chiéne, dolcetti tipici di Monte Sant’Angelo, la leggenda narra che siano nate dalle mani delle monache clarisse nel monastero della Chiesa della Santissima Trinità di Monte Sant'Angelo, mentre le monache stavano preparando le "sacre ostie" alcune di queste caddero accidentalmente in una ciotola di mandorle caramellate con miele! Ed ecco che, da una distrazione, nacquero le “Ostie chiéne”.
Son stato molto bene a Li Jalantuùmmene, ho trovato calore, passione e simpatia, una cucina di tradizione molto ben realizzata, un ristorante curato in un luogo fantastico, quel monte simbolo del Gargano, dove vale la pena inerpicarsi.
“Fare lo chef insegna a non avere paura quando si sbaglia.
A non esaltarsi quando tutto va bene.
A ricordarsi che senza la terra non ci sarebbe il volo”.
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