La Sibilla vini sospesi tra il mito e i vulcani dei Campi Flegrei
La Sibilla Falanghina Piedirosso Campi Flegrei
Il nome dell’azienda, e anche il logo scelto dai Di Meo per rappresentarla, ci ricorda che siamo vicinissimi all’Antro della Sibilla, l’oracolo che i romani interrogavano con grandi aspettative sulla risposta. È il sito più visitato nel Parco Archeologico di Cuma, nei Campi Flegrei, l’antica città greco romana ritenuta una delle più importanti sul Mediterraneo.
Arrivando a casa della famiglia Di Meo, c’è la vigna Cruna del Lago a dare il benvenuto, la prima, testimone da più di 60 anni di ogni passaggio, crescita, dei momenti difficili, come dei grandi successi. La chiamavano così i nonni e i bisnonni per la sua forma ovale e per la vista sul Lago Miseno.
Camminandola insieme a Vincenzo e Mattia, l’ultima generazione, si notano le mura poderose in opus reticulatum. Ci ricordano quanto i romani amassero questa terra bellissima, plasmata dai suoi vulcani e dal mare che si è insediato nelle infinite merlettature della costa, erose dalle attività sismiche.
Ci sono anche i laghi di origine vulcanica a caratterizzare il paesaggio, meravigliosamente unico e, cosa incredibile, quell’acqua termale bagna il sottosuolo dei vigneti. Risalendo la ripida collina, si raggiunge la vecchia masseria con più di 200 anni di attività bucolica alle spalle.
Dalla sua posizione si può ammirare lo spettacolo del mare e lo sguardo si allunga fino a Procida e Ischia. Matteo con una vecchia grande chiave fa scattare rumorosamente le mandate della porta della cantina e, lentamente, per il suo peso importante, gli occhi si proiettano in un luogo di grande suggestione. Le bottiglie di vino riposano in una delle tantissime cisterne dell’acquedotto voluto da Augusto. Convogliava l’acqua da Serino, nella Valle del Sabato, alla Piscina Mirabilis, il punto di raccolta grandioso, come evoca il suo nome, sul costone interno di Miseno.
Più avanti ce ne è un’altra dove la Falanghina sta seguendo l’iter del metodo classico, il primo in famiglia, e nei Campi Flegrei. Lungo i filari di falanghina e piedirosso, i vitigni storici dell’areale flegreo, campeggiano le piantine di friarielli, di cicerchia, di fave, utilizzate per il sovescio, ma anche nella cucina di Restituta sempre pronta a preparare cose buonissime, seguendo le vecchie ricette di famiglia.
Loro sono alla quinta generazione di agricoltori, come ben ricorda l’antica masseria, ancora abitata e tenuta magnificamente: queste persone sono state, e sono tutt’ora, agricoltori specializzati nelle culture tipiche del luogo e formidabili vignaioli. Luigi, pater familias, intanto è a lavorare le vigne e gli orti.
Risalendo ancora la collina, fino a 350 metri, lo scenario si mostra più ampio, magnifico e lascia letteralmente senza parole. Siamo circondati dall’acqua del mare e dei laghi, il maestoso maniero di Baia fa da punto di riferimento sulla costa e le vigne sembrano gioire di tanta bellezza e del silenzio fatato.
A questo punto la curiosità verso i vini è grande, anche se li ho provati più volte, sempre con piena soddisfazione.
Ritornando verso la casa, Mattia ha preso dall’antica cantina un po’ di bottiglie recenti e più vecchie, impolverate dal tempo. Uno dei segreti di produzione, se così si può dire, è la lentezza e l’attesa dei tempi giusti. In sala degustazione c’è Restituta ad attenderci con la sua mitica zuppa di cicerchie e altre goloserie preparate con i prodotti del proprio orto bacolese.
In anteprima assaggiamo la Falanghina dei Campi Flegrei 2021, ci racconta una annata armoniosa, colore pieno e appena dorato, mediterraneo nei profumi e all’assaggio, vivace e succoso, lungo e scattante.
Falanghina dei Campi Flegrei Cruna del Lago 2020, 1,5 ettari tra tufo giallo, ceneri e pomici miscelate all’acqua del mare. Questa unicità di elementi messi insieme si coglie nei profumi e in ogni sorso. Meravigliosamente.
Domus Giulii 2012, strepitoso, mi ha sorpreso incredibilmente. Dalla piccola vigna, meno di un ettaro, vicino la Villa di Giulio Cesare a Baia. Fa macerazione sulle bucce, a cappello sommerso, è oro luccicante nel bicchiere, profondo, elegante in ogni espressione. Agrumato in partenza, nei toni di bergamotto, si racconta ampiamente poi con nuance di cenere, lavanda, pepe bianco, mandorla, appena balsamico, L’assaggio scorre sottile, leggiadro. Lineare e profondo, colpisce per gli accenti iodati e la freschezza lunghissima, precisa. Rientra di certo nel mito di Baia – solo 800 bottiglie prodotte.
Grandi aspettative per il Piedirosso dei Campi Flegrei 2020, profumato e vivace nell’assaggio.
Notevole anche il Piedirosso dei Campi Flegrei Vigna Madre 2018, è l’essenza del piedirosso dei Campi Flegrei, esaltato da un misto di passione e competenza che messi insieme, in questa misura, rende straordinario il vino. Scuro nei profumi di mirtillo, more, intenso, richiama poi con eleganza la viola, il carrubo e pepe nero. Agile e scattante il sorso, succoso, meravigliosamente fresco, appena tannico, conduce un bel ritmo che sa coinvolgere lungamente.
Ringrazio la famiglia Di Meo per questa esperienza che ricorderò a lungo, per la cura del tempo dedicatomi, per quanto fanno in questo territorio incredibilmente bello, nel rispetto della sua storia antica e imponente, sempre protesi e impegnati a migliorare la qualità dei vini che, ad oggi, sono incredibilmente buoni, esaltanti fino all’emozione.
foto di Marina Alaimo e Gabriella Imparato
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