Nello Gatti nella Terra delle aquile: quanto cambia la percezione del finedining oltre il confine italiano?
Nello Gatti e la sua esperienza in Albania alla conduzione di un finedinig
Nello Gatti ha sempre avuto un legame intrinseco con l’enogastronomia. Oggi è un sommelier dal profilo internazionale e si è guadagnato negli anni l’alias “L’Ambasciatore” grazie ad un percorso che lo ha visto crescere professionalmente in diverse Aree e Paesi, instaurando numerose collaborazioni e partnership in giro per il mondo. Rientrato da Londra nel 2018, avvia il progetto FOODOLOGY per intraprendere consulenze in ambito Wine e Hospitality. Al momento segue lo sviluppo di brand, eventi ed attività fieristiche con le stesse armi di sempre: il calice e la penna.
Gatti ha tenuto anche due bellissime rubriche qui su Foodclub.it, ricche di curiosità e con un'ottica fresca e giovane sul vino: Wine Disaster e Wine Star Wars.
Ecco perché quando mi ha detto che per una po' si sarebbe assentato perché presissimo da una nuova ed esaltante avventura, mi sono incuriosita e gli ho fatto qualche domanda.
Prima su tutte: "Nello, scusa, ma dove ti trovi?"; e lui subito: "Nella Terra delle aquile e ne sono incantato!"
In pochi minuti è venuta fuori una chiacchierata molto carica di spunti e di luoghi comuni da distruggere che abbiamo deciso di riportarvi quasi fosse un diario dell'esperienza in Albania di Nello.
NELLO GATTI NELLA TERRA DELLE AQUILE
"In Italia siamo ben consapevoli e costantemente aggiornati circa la situazione relativa alla ristorazione ed i vari "temi caldi" associati, ma è così chiara la stessa percezione varcando di poco i confini nazionali?
Questo è ciò che mi ha convinto ad avventurarmi nella Terra delle aquile quando mi è stata proposta la direzione di un nuovo fine dining da avviare a Tirana. Le informazioni in mio possesso erano poche, così - per schiarire ogni dubbio - ho accettato l'invito a recarmi in Albania per un primo incontro conoscitivo.
Devo innanzitutto sottolineare che sin dalle prime ore trascorse in Albania, ogni mio preconcetto o idea proveniente dalle rassegne stampa di quest'estate veniva sonoramente sradicato, in quanto la società locale e il contesto urbano sono in una delicata fase di metamorfosi pur rimanendo fieri ed orgogliosi, con le nuove tecnologie e gli innumerevoli cantieri a sostituire il passato rurale e quell'influenza italiana che da Sanremo alle cooperazioni industriali hanno amorevolmente diluito il burrascoso passato di questa Nazione.
Un centro città, quello di Tirana, dominato da spazi ampi e verdi, tra chiese e casinò, turismo di massa ed expats che hanno deciso di viverci, si può scorgere - tra lo skyline che guarda verso il parco - il grattacielo ABA: 21 piani, forte di una terrazza panoramica a 360 gradi (l'unica della città), da cui si capisce meglio l'essenza di un Paese alla rincorsa che ha puntato tutto o quasi sullo sviluppo, dal campo urbanistico a quello universitario, dalle infrastrutture alla... ristorazione!
Non un momento facile, orbene, visto il declino tanto annunciato del fine dining e il modello a dir poco insostenibile della maggior fetta di ristorazione, ma c'è da considerare che l'Albania e la sua capitale Tirana stanno vivendo nel più roseo boom in cui la forte richiesta porta inesorabilmente ad aumentare anche gli standard e conseguentemente anche l'offerta, et voilà, eccomi che mi ritrovo a sposare un progetto di primo fine dining dell'Albania.
Le difficoltà non mancano perché oltre ai consolidati drammi del settore (carenza di personale, pubblico sempre più presuntuoso ed ostile) si aggiungono quelle per l'approvvigionamento e l'avviamento di un locale sito in un Paese fuori dalle norme europee e quindi, a compensazione di una più snella e (a quanto mi risulta) più agile fiscalità e burocrazia, c'è da aggiungere una serie di fattori non sempre facili da gestire in cui dogane, ritardi e la poca dimestichezza portano a nuove sfide.
La mia sfida personale è stata quella di insegnare il mestiere del vino e dell'accoglienza ad un gruppo volenteroso ma ancora poco preparato, per cui oltre alle basi dell'hospitality e le tecniche di servizio, si è optato per un approccio multi-disciplinare e culturale. Da lì, siamo riusciti a realizzare quello che è tuttora un sogno che si realizza: la carta vino.
Tantissime sono state le ore di studio ed altrettante quelle relative alle trattative, essendo l'Albania come dicevo un Paese in cui non è per niente semplice importare alcolici. Nonostante tutto siamo riusciti ad ottenere un risultato di circa 800 etichette: non un semplice listino, ma un vero e proprio accompagnamento allo storytelling del Paese ospitante, della struttura creata, dei piatti elaborati e dei territori da scegliere in abbinamento. Un documento che approfondisca davvero il vino in tutte le sue regioni e le sue tipologie, dai must alle nuove leve.Non un lavoro controcorrente quindi, ma di sincera comunicazione.
Il Menu? Sarà svelato a breve, assicuro solo che non saremo l'ennesimo "tradizione e innovazione" dello Chef che ricorda sua nonna preparare il ragù, bensì un percorso tra mare e ortaggi, tra mediterraneo e Balcani, in cui stagionalità e convivenza uomo-natura sono alla base del percorso. Qui il vino non è il semplice abbinamento per contrasto o concordanza, bensì per interpretazioni storiche e geografiche in cui giocheremo anche tanto su ruvidità, viscosità e umami.
Un consiglio sull'Albania? Non sottovalutate questo Paese e piuttosto coglietene ed accettatene le diversità: ogni successo, in ogni tempo e luogo, si costruisce con dedizione, sacrificio, tempo e lavoro."
Dalla Terra delle Aquile è tutto... attendiamo novità da L'Ambasciatore!
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