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WINE STAR WARS 7: Maria Cristina De Simone Avallone, l'enologa danzante.

Maria Cristina De Simone Avallone, l'enologa danzante di Villa Matilde

WINE STAR WARS 7: Maria Cristina De Simone Avallone, l'enologa danzante.

Maria Cristina De Simone Avallone, l'enologa danzante di Villa Matilde. Un cuore su Napoli, una passione smisurata per la natura ed una storia lunga duemila anni da proiettare verso il futuro, quella del Falerno del Massico. Il fascino della sensibilità, i colori di Procida e l'ingegno della Campania Felix in questo ritratto di nuova generazione di viticoltori italiani.

WINE STAR WARS 7: Maria Cristina De Simone Avallone, l'enologa danzante.

Cosa ha impedito al Falerno, un vino che conta 2000 anni di storia, di essere in cima alle classifiche?

Il Falerno, prima degli anni ’60, aveva perso la sua storicità. Dobbiamo ringraziare mio nonno che ha creduto nel territorio con la sua grande passione per la storia romana e ha riscoperto la viticoltura nei territori del Falerno. Penso che ci voglia solo tempo per riuscire ad affiancare vini che oggi cavalcano le classifiche. Grazie alla sua complessità e varietà è un vino con del grande potenziale. La storia è ancora da costruire.

Procida capitale della cultura può essere una reale occasione per ravvivare l’offerta turistica e creare un legame con il territorio?

Procida è un punto di ritrovo della mia famiglia, dalla nonna a noi nipoti tutti trascorrevamo le vacanze lì. L’idea che la bellezza, semplicità ed autenticità abbiano trovato, finalmente, spazio mi fa tanto piacere. Per renderle omaggio abbiamo anche creato un progetto che si chiama “i colori di Procida” nel quale si unisce non solo l’amore per quest’isola, ma anche quello per lo spumante e per la nostra famiglia. Baia è infatti un po' l’emblema della nostra terza generazione: dai colori della corricella all’unicità della Falanghina spumantizzata.

La Campania offre una manifestazione dedicata al vino di rilievo? Come sogni la tua fiera ideale e dove in Campania?

Ritengo che Campania Stories sia una delle migliori manifestazioni poiché ha una formula che permette ai giornalisti italiani ed internazionali di approfondire e di scoprire i territori. Racchiude tutte le denominazioni territoriali e crea un filo conduttore in tutto il patrimonio vitivinicolo campano.

Sei spesso in prima linea in fiera e banchi degustazione. Qual è la cultura media del tuo areale e dei tuoi vini da parte di chi si appresta a conoscervi?

È necessario distinguere tra le varie manifestazioni. In quelle locali il pubblico ha maggiore conoscenza, mentre in quelle internazionali ha un’idea frammentata della Campania, riconoscendo solo alcune zone, come l’areale irpino, zona alla quale siamo molto legati, poiché dal 2014 abbiamo una Tenuta nella quale produciamo Greco, Fiano e due Taurasi. Sicuramente per far conoscere i vitigni storici anche meno conosciuti del nostro territorio ci vuole ancora molto e noi stiamo lavorando verso questa direzione

Oltre al famoso Vesuvio, pochi sanno delle altre zone vulcaniche, i Campi Flegrei e Roccamonfina. La tua Tenuta è sita in una di queste. Come lo comunichi?

Con la nostra azienda abbiamo intrapreso un percorso di comunicazione sempre in fase di aggiornamento, nel quale raccontiamo il nostro territorio facendo riferimento ad una zonazione interna. Tramite un lavoro di parcellizzazione e conoscenza approfondita dei suoli siamo in grado di mostrare le differenze tra le varie espressioni dei vitigni coltivati nei suoli vulcanici.

Durante le famose apparizioni in fiera, la Campania appare spesso disomogenea e poco innovativa, c’è vento di cambiamento o meglio puntare solo su sé stessi?

Sono cresciuta con una frase, ripetuta infinite volte dalla mia mamma: "da soli si va veloce, insieme si va lontano”. Quindi, per quanto io sia una grande amante della velocità, preferisco arrivare lontano. Da grandi sostenitori del territorio e di chi lo rappresenta, noi parliamo spesso di terroir, nel quale si accorpa tutto l’areale viticolo campano. L’unione fa la forza.

Il nome CAMPANIA FELIX è più uno slogan o è realmente una terra speciale?

La Campania è una terra speciale, non solo perché sono campana e fieramente napoletana, ma perché può offrire, a chiunque la visiti, la possibilità di fare un viaggio nel tempo. I nostri luoghi attraversano migliaia di anni di storia, arte e cultura. Più Campania felix di così!

Spesso una regione è denominata “terra di bianchi” o “terra di rossi”, voi producete entrambi con la stessa attenzione o c’è un colore preferito?

Noi come azienda, produciamo sia bianchi che rossi in maniera speculare; soprattutto perché i padroni di casa, ossia mia mamma e mio zio, sono uno bianchista ed uno rossista. Insomma, non ci facciamo mancare nulla!

Gli studi in enologia ti hanno aiutato ad integrare alcuni processi in Cantina o è l’esperienza sul campo il fattore più importante?

Gli studi sono stati fondamentali per comprendere appieno i percorsi ed i processi produttivi, mi hanno dato una base enorme la quale va di pari passo con la presenza in cantina. L’unione di entrambi crea un mix perfetto, non può esistere l’uno senza l’altro.

Un progetto che stai sviluppando in Cantina in prima persona?

Diversi, tra questi l’uscita del nostro Greco di Tufo Riserva al prossimo Vinitaly. Come sai l’azienda dal 2010 si è avvicinata ufficialmente al mondo dell’anfora e alla sua grandezza. Mio Nonno, grande appassionato, ha spesso indirizzato le nostre produzioni all’affinamento o fermentazione in anfora e da grande luminare che era, ci ha visto molto lungo. Sulla scia del nostro Vigna Caracci che ha avuto ottimi risultati anche il Greco di tufo fa parziale fermentazione ed affinamento in anfora. Non ti resta che provarlo!

WINE STAR WARS 7: Maria Cristina De Simone Avallone, l'enologa danzante.

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