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Ruché di Castagnole Monferrato felice storia di rivincita di un vitigno minore – un vino per l’estate ‘Na Vota 2022 Cantine Sant’Agata

Ruchè Castagnole Monferrato Piemonte Vino

Ruché di Castagnole Monferrato felice storia di rivincita di un vitigno minore – un vino per l’estate ‘Na Vota 2022 Cantine Sant’Agata

Cantine Sant Agata

Strada comunale Mezzena, 19 - 14030 Scurzolengo (AT)
Tel: +39 0141 203186
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Siamo nella zona vini rossi sottili e eleganti che si apprezzano particolarmente d’estate, e con una cucina leggera, come del resto ritroviamo sempre più spesso nelle proposte degli chef.

Piccolo vitigno del Monferrato, il ruchè, all’ombra dei più noti barbera, il più diffuso nel Piemonte, e grignolino, il più apprezzato e consumato nell’areale di Castagnole.

Eppure il ruchè, quasi scomparso perché fondamentalmente non si sapeva valorizzare in vinificazione, si è preso una rivincita pazzesca, in costante ascesa, con una crescita annua del 10%, sia per produzione di bottiglie, che per presenza tra i vigneti.

Ricco di zuccheri, mal gestiti durante la fermentazione, veniva mortificato da quel sapore dolcino che poco piaceva ai piemontesi, abituati da sempre a bere bene. Così è stato emarginato, riducendo la sua presenza tra i filari, fino a quando un prete intuisce le sue grandi potenzialità, dovute a caratteri esclusivi, come l’eleganza dei profumi e del sorso, sottile e fresco, dinamico per la trama tannica, serrata e delicata allo stesso tempo.

Insomma, un fuori classe di cui nessuno si era accorto fino all’arrivo del nuovo parroco a Castagnole, padre Giacomo Cauda, figlio di contadini del Roero.

Ruché di Castagnole Monferrato felice storia di rivincita di un vitigno minore – un vino per l’estate ‘Na Vota 2022 Cantine Sant’Agata

Abituato quindi ad apprezzare il vino e ad essere curioso verso tutto ciò che accade nei campi e, soprattutto, nelle vigne. Siamo nel 1962 e don Cauda si accorge che la barbera e il dolcetto qui sono molto diversi rispetto agli altri territori. In un primo momento attribuisce queste differenze ai terreni, ma poi si rende conto che tra le vigne c’è del ruchè, vendemmiato e vinificato insieme alle altre varietà di uva, conferiva profumi floreali molto piacevoli, e una certa finezza all’assaggio. Per saperne di più, lo vinifica in purezza, dimenticando però quei 28 bottiglioni di vino in cantina. Una fatalità che ha segnato poi le sorti del ruchè, involontariamente affinato e ritrovato poi tempo avanti, ha espresso una personalità tutta sua e molto convincente.

Da qui la decisione di creare una vigna monovarietale nel 1964, tutta dedicata al ruchè, a quel piccolo vitigno che tutti ritenevano sciocco e non degno di attenzione. La storia è andata avanti in maniera crescente grazie alla felice alleanza tra il Dom Perignon monferrino e la sindaca Lidia Bianco, che a sua volta si è entusiasmata, impegnandosi per incrementare gli impianti, la produzione e l’ottenimento della DOC, arrivata nel 1987, un passo di peculiare importanza.

Anche questa storia ha del singolare, nel piccolo paesino tra le colline dl Monferrato, un prete e il primo sindaco donna si alleano per salvare un vitigno e garantirgli quella riconoscenza che tutti gli negavano. Fino a determinare un progetto di sviluppo che attualmente avanza a grande velocità. Altro passo decisivo per la DOCG, ottenuta nel 2010 – nel 2020 arriva la Riserva, anche se ritengo sia una scelta sbagliata e fuorviante, nel senso che la bellezza del ruchè sta nei suoi profumi di viola e di frutto croccante, nell’essere sottile e elegante, tutti fattori che vengono alterati non poco nella versione riserva. Sono sette i comuni astigiani che rientrano nella DOCG: oltre Castagnole Monferrato, anche i paesi di Montemagno, Grana, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi. Oggi sono più di 200 gli ettari vitati, mentre nel 2011 erano solo 95, oltre un milione di bottiglie prodotte attualmente, 450 mila nel 2011.

L’ho ritrovato in degustazione, con sommo piacere, a Festavico 2023:

‘Na Vota Ruchè di Castagnole Monferrato 2022 Cantine Sant’Agata, presentato proprio da Franco Cavallero, il produttore che in famiglia ha voluto investire e credere nel ruchè. E aveva proprio ragione di farlo. Il tempo ha portato il giusto successo al ruchè, oramai apprezzatissimo.

Stappiamo

Nei profumi rimanda gioia, leggerezza, delicatamente floreale, di viola e rosa, sono i caratteri che lo accompagnano e lo rendono riconoscibile, sia al naso che all’assaggio, poi piccoli frutti di sottobosco e una sottile nota di pepe. Il sorso scorre leggiadro, spensierato, sottile e succoso a passo veloce sulla spinta della freschezza, e con ritmo battuto dai tannini che accompagnano con discrezione questo gioiellino del Monferrato.

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