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Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Barcellona, Restaurant Suculent e lo chef Tony Romero

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

RESTAURANT SUCULENT

Rambla del Raval, 45 – 08001 Barcelona
Tel: + 34 93 443 65 79
Email: suculent@suculent.com
Prenotazioni anche via mail a reservas@suculent.com
La carta // Degustazioni
Aperto dal lunedì al venerdì a pranzo e cena.

Facebook // Instagram

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Confesso, sinceramente:

sono estremamente suscettibile ai social network, e vi dirò, rappresento a pieno lo shoppers convulsivo.

Avrò visto migliaia di volte i video di marketing in cui spiegano che quel particolare momento in cui coprono il prezzo inserendo quello scontato è proprio il momento in cui catturano l'attenzione di quelli come me.

Allo stesso modo mi faccio facilmente influenzare dal parere di molte persone di cui ho grande stima. Antonio Lucifero e Cristian Gadau sono infatti i fautori di un desiderio che ho dovuto sopprimere per tutta la durata della pandemia, un desiderio gastronomico ovviamente e che ha avuto origine appunto prima dei lockdown quando, successivamente ai The Best Chef Awards di Barcellona si sono ritrovati ad una cena da Suculent.

La mia folgorazione arrivò con l'immagine di un osso tagliato a metà, midollo a vista e con una meravigliosa tartare e chips di patate.

Quando qualche settimana fa un gruppo di amici di vecchia data mi ha contattato per confermarmi l'addio al celibato di uno di noi, alla frase ”

Dionisio andiamo a Barcellona“, ho improvvisamente elaborato che quel cassetto dei desideri stava per aprirsi.

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Nell'unica serata a disposizione gli amici avevano prenotato in un locale più modaiolo che offriva una cena spettacolo in stile Grande Gatsby: un posto in cui vi consiglio di andare perché merita davvero e poi, differentemente dalle cene spettacolo a cui siamo abituati qui in Italia, vi garantisco che si mangiato davvero bene. Ma questa è un'altra storia.

Dunque il tavolo al Gatsby era prenotato alle 21 e quindi ho chiamato al Suculent ed ho espresso il desiderio di effettuare un aperitivo all'orario di apertura. Richiesta Accolta.

"Sucar lent"

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Locale molto rustico, in perfetto stile butcher, con un profumo fin dall'entrata di jamon e di affumicatura.

Il responsabile ci fa accomodare all'esterno ad un tavolo del dehor e subito ci viene offerta una bottiglia di acqua tonica ed un piccolo appetizer: una crocchetta fritta di straccetti e paté d'anatra.

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

"Rosted duck croquets"

Ci viene chiesto di mangiarle con cautela data la fonduta di patè. Iniziamo a capire che la scelta di dissociarci dal resto del gruppo è stata giusta.

L'occasione è troppo ghiotta e l'evento è di quelli speciali e quindi decidiamo di puntare sulla bollicina: ci viene proposta una bottiglia di champagne spagnolo, un Taika 2014, Castell de Encus.

"Bollicine e grasso, che gran scoperta"

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Passiamo all'ordinazione e, ovviamente, dopo giorni e giorni di racconto sul posto e vista la mia enfasi, i miei amici mi lasciano gestire l'aperitivo.

Partiamo quindi subito con 4 steak tartare over grilled bone marrow and pommes souffles.

Il profumo è indescrivibile, il naso anticipa ciò che sarebbe accaduto in bocca: la decisa affumicatura del midollo che esalta il contrasto con la fresca e acida marinatura della tartare. A esaltare il palato poi arriva il crunch del soufflè di patate: sì, il soufflè era croccante, il che ha reso il piatto indimenticabile anche perché ha smosso tutte le corde!

*** Madre de Dios! ***

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Non ho mai mangiato un piatto così lentamente in vita mia, ho gustato ogni singolo cucchiaio per godere di ogni singolo boccone. Alternando poi ad un sorso di champagne - a bocca sgrassata - si dava proprio il La affinché potesse ricominciare il concerto delle papille gustative.

Piatto vuoto e bottiglia ribaltata nel cestello, con molta tristezza chiedo il conto.

I commensali non ci stanno, realizzata l'esperienza chiedono di provare qualche altra cosa.

Con sorriso soddisfatto il maitre ci chiede di lasciarlo fare. E allora arrivano in successione:

Boletus mushrooms royal with sea urchin ovvero funghi e ricci di mare

Dolce e sapido, mare e monti, due mondi lontani che si incontrano ed esplodono.

Altra bottiglia di champagne: chiediamo stavolta un pinot noir ovvero un Juve e Camps, blanc d noirs. Scelta superba dato il piatto ma anche azzeccata alle portate successive.

Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto
ùSuculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Un vero loop, non riuscivamo a smettere: "Ci porti ancora qualcosa!"

  • Tartare di calamaro seppia e pancetta di maiale con latte di mandorla.
Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Ancora un incontro terra-mare, ancora un gioco di sapori e di contrasti, ancora più spinta. Questa volta le note sono più dolci e delicate: il dolce del calamaro e il caldo del latte di mandorla si tengono per mano in un gioco funambolico con il sapido jamon.

  • Funghi tuorlo d'uovo e lardo.
Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Si va di estrema grassezza. Ci viene servito il pane e viene IMPOSTO di fare la scarpetta.

Io e i miei amici siamo in estasi mistica.

Eravamo convinti di essere arrivati alla fine e invece realizziamo che ci sono le ultime due portate:

  • funghi maitake, grigliati ed accompagnati da un purè di patate al limone
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Il fungo questa volta gioca con l’acidità forte del purè creando una nuova armonia.

  • e, per finire, il foiegras grigliato con salsa Caffè de Paris, così irresistibile che l'inzuppo è iniziato prima di avere il tempo di fotografarlo.
Suculent, una lenta immersione nella Barcellona del gusto

Suculent è davvero uno di quei posti da visitare una volta nella vita, di quelli che davvero giustificano il viaggio.

Un'esperienza davvero eccellente, supportata da una mise en place accurata ed un servizio tanto impeccabile da far impallidire tantissimi ristoranti che ostentano l'aria chic.

E ciò che davvero mi rende felice è aver sorpreso i miei amici, anzi, l'aver trasformato in qualcosa di concreto tutto l'entusiasmo che avevo messo i quei racconti. Racconti che ora possiamo e continuiamo a condividere nelle nostre conversazioni.

Ebbene si, continuiamo a parlare di Suculent come fosse stata la vera baldoria del nostro Bachelor Party.

Dio benedica il The Best Chef Awards, Dio benedica Suculent!

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