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Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"

Pozzuoli, Napoli: Confini ristorante con lo chef Giuseppe Mellone

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"

Confini

Via Napoli, 221/223 - Pozzuoli (Na)
Tel: 081 359 9202
Aperto dal martedì al sabato a cena; sabato e domenica a pranzo. Chiuso domenica a cena e lunedì.
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I navigatori satellitari ci hanno cambiato la vita,

ma il metodo migliore per non sbagliare strada consisterà sempre nel farsi mandare la posizione da raggiungere, anziché il semplice indirizzo. Soprattutto a Napoli, che è una città “liquida” anche dal punto di vista toponomastico, un luogo dove usi e abitudini locali prevalgono sempre e comunque su qualunque tentativo di calare soluzioni dall’alto. Qui una delle vie principali della città è intitolata a Don Pedro de Toledo, il viceré che nel 1536 salvò la citta dalla peste, ma tutti continuano a chiamarla Via Roma, così come chiamano Piazza Borsa quella che da più di un secolo è (solo teoricamente) intitolata al grande poeta Libero Bovio. Per non parlare dei numeri civici, che in molte strade partenopee, come al Corso Vittorio Emanuele, si succedono in modo del tutto diverso dal resto del mondo, o del problema di sapere, appena si esce dal centro storico, se ci si trova ancora a Napoli o se si è già entrati nel territorio di un altro delle decine di Comuni che formano la Città Metropolitana.

Andando verso Ovest, per esempio, si percorre quel bellissimo tratto di lungomare che sta lentamente tornando ai fasti antichi dopo lo smantellamento dell’acciaieria dell’Italsider: all’inizio il navigatore ti informa che sei in Via di Pozzuoli, che è a Napoli (anzi a Bagnoli), e all’improvviso scopri di trovarti in Via Napoli, che invece è a Pozzuoli.

Proprio qui, ma lontano dalla mischia dei tanti, scontati locali della movida flegrea, tre coraggiosi imprenditori trentenni hanno realizzato una originale iniziativa di ristorazione che non a caso hanno chiamato Confini,

tanto per chiarire già nel nome del locale (e poi anche nel logo, richiamato anche dal grande lampadario al centro del locale, che evoca la forma di una spugna, di un riccio o di qualsiasi altro oggetto di struttura irregolare) la determinazione a non farsi condizionare da limiti di alcun tipo: né geografici, né tanto meno di gusto, creatività e libertà di espressione. Qui non troverete mai il richiamo all’abusato e stucchevole “km 0”, quanto piuttosto la continua ricerca di soluzioni nuove per mettere insieme buoni ingredienti e tecniche evolute, da qualunque parte del mondo provengano.

Il locale dispone di un piccolo dehors, che strizza l’occhio al muretto di fronte, che separa la strada dalla spiaggia e diventa così una ambientazione suggestiva per un aperitivo insolito, e di due sale di design contemporaneo: la principale, che ha una capacità di 24 coperti ed è arredata con un gradevole contrasto di colori e materiali, e poi un’altra, di stile minimalista e utilizzabile anche in versione open nella bella stagione.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - logo all'ingresso
Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - dettaglio interno
Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - altra sala

Per non lasciare nulla di intentato nel loro progetto di uscire a tutti i costi dagli schemi consueti, a guidare la brigata di cucina i soci hanno chiamato il 37enne napoletano Giuseppe Mellone,

trasformatosi in chef a seguito di importanti esperienze sul campo maturate in Francia e in Spagna, ma solo dopo essersi fatto apprezzare come eccellente artigiano gelatiere.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - lo chef con i soci

Grazie a questo suo inusuale percorso professionale, Mellone unisce oggi alla pignoleria caratteristica del gelatiere, abituato al rispetto maniacale delle formulazioni e alla ricerca di un rigoroso equilibrio fra gli ingredienti, la creatività e le tecniche di un cuoco che ha avuto modo di confrontarsi con gusti, tradizioni culinarie e modalità di consumo non convenzionali.

I risultati si vedono già dalla Frozen Oyster Martini, una foglia di ostrica con sferificato di avocado, arricchita da gin e Martini, con la quale Fabio Gatta, il sommelier del locale, ha proposto in abbinamento un intrigante sakè Konishi Hiyashibori Gold, servito a temperatura ambiente per esaltarne le sorprendenti note floreali. Un appetizer perfetto.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Frozen Oyster Martini

A seguire, lo chef ha presentato una Anguilla in cialda, un boccone di rara intensità gustativa e di sorprendente equilibrio fra la croccante sfoglia di grano e l’anguilla, affumicata al legno di ciliegio e aromatizzata con aneto e aceto di karkadè, che si rivelano contrappunti efficaci a contrastare le carni grasse del pesce. Una vera leccornia, che chiarisce da subito quali sono lo stile del ristorante e le inclinazioni dello chef.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Anguilla in cialda

È stata quindi la volta di una più mediterranea Croqueta lime, zenzero e basilico, consistente in una besciamella rivestita da una consistente panatura, sovrastata da un ciuffo di crudo di mazzancolle blu con finocchio e germogli e posizionata su una base di sciroppo di zenzero e peperone crusco, che è stata abbinata ad un giovane e speziatissimo Sauvignon Blanc Cloudy Bay, di provenienza neozelandese. Uno sfizio molto gradevole.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Croqueta

Il piatto successivo è stato uno di quelli di cui alla fine si ricordano più i pregi estetici e la voglia di sorprendere che la piacevolezza gustativa: la Ceviche di trippa, una declinazione in chiave sudamericana della tradizionale marinatura al limone con cui i trippaiuoli servono uno dei più tradizionali street food napoletani: l’insalata fredda di trippa e centopelli. La tipica callosità di questo prodotto si rivela però troppo più resistente di un semplice pesce crudo per farsi marinare adeguatamente dai delicati aromi della ceviche. Da rivedere.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Ceviche di trippa

Il compito di resettare le papille gustative, riportando per un momento l’attenzione sul territorio vulcanico in cui il ristorante è collocato, è stato affidato ad un Sorbetto al lime di eccellente struttura, reso inaspettatamente diverso dall’utilizzo di sale sulfureo e acqua delle Terme di Telese. Una piacevole sorpresa.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Sorbetto

Mentre a tavola facevano il loro ingresso un pane bianco e uno ai cereali di grande qualità, provenienti non a caso dalle mani del maestro Carlo Di Cristo, si è tornati a viaggiare altrove con la proposta di due Gyoza, i tipici fagottini asiatici fritti e serviti su salsa Teriyaki

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - il pane multicereali di Carlo Di Cristo

La prima versione, molto gradevole ed equilibrata con la sfoglia e la salsa, contenente un ripieno alla Nerano; la seconda con un cuore di Parmigiana di melanzane, un po’ troppo “tirata” e per conseguenza prevalente sul resto. In abbinamento, le bollicine di Brut La Scolca d’Antan Metodo Classico 2009, raffinato spumante ottenuto da uve Cortese di Gavi, in grado di coniugare come pochi altri due caratteristiche apparentemente opposte: la freschezza e la complessità.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Gyoza

La voglia dello chef Mellone di andare “oltre” si è poi sbizzarrita in uno Spaghettone cacio, pepe e pere in cui l’aggiunta del terzo ingrediente, anziché arricchire il piatto, finisce però per ingentilirlo in modo improprio, con il risultato di fargli perdere quelle caratteristiche di rusticità che rappresentano il presupposto su cui si basa la tradizionale ricetta romana. Un’idea apprezzabile, ma con un risultato così così.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Spaghettone cacio e pere

La degustazione si è conclusa con due performance di grande livello, rese possibili dalla antica confidenza dello chef con le pratiche dolciarie: prima un Gelato di fiordilatte affumicato, ottenuto insufflando fumo di ciliegio al posto dell’aria nella fase di congelamento della miscela; poi un elaborato ma leggerissimo Mascarpone all’amarena con top di Negroni chiaro, ottenuto sostituendo il vermouth rosso con del bitter chiaro. Su entrambi i dessert il sommelier ha proposto un assaggio di Kodakara Yuzu freddo, una esotica bevanda giapponese, torbida e leggermente alcolica, ottenuta dalla macerazione dello yuzu, un agrume ricchissimo di vitamina C che rilascia in alcol grandi quantità del suo prezioso olio essenziale. Una conclusione e un abbinamento perfetti.

Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Mascarpone all'amarena con top di Negroni chiaro
Tra Napoli e Pozzuoli con una voglia matta di andare oltre i "Confini"
Confini - Kodakara Yuzu freddo

L’atmosfera che si respira nel locale è molto gradevole,

con un servizio puntuale ma mai assillante, così da risultare perfettamente coerente con la mission aziendale, definita nel menu come “ricercatezza da prendere alla leggera”, e altrettanto coerente con questo obiettivo risultano essere tanto la gamma delle pietanze offerte che la lista dei vini, dove a fianco dei grandi champagne e delle principali tipologie di sakè giapponesi trova posto una selezione molto curata di eccellenti etichette di vini regionali, nazionali ed esteri.

Come è normale che sia, quando si ha il coraggio di uscire dagli schemi e di andare “oltre confine”, il percorso verso l’eccellenza è lungo e tortuoso, ma i giovani imprenditori che hanno dato vita a questa iniziativa sembrano perfettamente attrezzati (e consapevoli)di quanto sia arduo, soprattutto in una piazza conservatrice come quella napoletana, trovare il giusto compromesso fra la curiosità e la resistenza verso tutto ciò che è nuovo. Hanno già fatto un gran bel pezzo di strada e meritano ora di essere seguiti con fiducia e con attenzione, perché è proprio di giovani come loro che la ristorazione napoletana ha oggi un gran bisogno.

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