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VINI RARI MORIONDO A NUS IN VALLE D’AOSTA PICCOLE VIGNE E GRANDI BEVUTE

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VINI RARI MORIONDO A NUS IN VALLE D’AOSTA PICCOLE VIGNE E GRANDI BEVUTE

In soli 5000 metri quadri di vigna Giulio Moriondo sta riscrivendo la storia dell’enologia valdostana.

Tre menti geniali si sono unite con l’obbiettivo di studiare e recuperare alcuni vitigni storici della Vallée, unitamente ai metodi di vinificazione che gli abilissimi vigneron di montagna utilizzavano. I tre sono Giulio Moriondo, bio enologo, Josè Vouillamoz, noto biologo molecolare svizzero vallese, e Didier Gerbelle, vignaiolo e produttore dell’omonima azienda.

Dal 1987 portano avanti i loro studi per pura passione, motivata dal grande patrimonio storico legato all’enologia della Valle d’Aosta. Unica per l’isolamento geografico imposto dalle Alpi che la circondano, e per le notevoli abilità dei suoi vignaioli che nei secoli hanno sviluppato saperi specifici per produrre vini in un contesto difficile, a causa del clima e della morfologia del territorio. Così nel tempo hanno ritrovato e riportato in produzione il Blanc Comun, ritenuto estinto da più di un secolo, impiantato da Didier nelle sue vigne a Aymavilles, proprio a ridosso del bellissimo castello – sorso di grande pregio nell’annata 2022 riprovata di recente a Nus, nella casa cantina del professor Moriondo. Con la stessa passione sono stati affrontati gli studi sul Neiret, quello autoctono valdostano, a sua volta riportato tra i filari di Didier e tradotto in vino con notevoli risultati.

C’è un’altra grande scoperta che ha condotto personalmente Giulio Moriondo,

VINI RARI MORIONDO A NUS IN VALLE D’AOSTA PICCOLE VIGNE E GRANDI BEVUTE

della quale è particolarmente entusiasta, riguarda il Petit Rouge a bacca bianca, un fatto eclatante per chi è appassionato di enologia, quella legata all’identità dei singoli territori. Una mente vivace come la sua è attentissima ad osservare con curiosità, giornalmente, tutto quanto accade nella vigna.

Ecco che Giulio si è prontamente accorto del mutamento di colore del petit rouge su una pianta, e lo ha moltiplicato tra i filari per iniziare a tradurre in vino il Petit Rouge a bacca bianca, sempre con il supporto prezioso di Didier. In cantina, a Nus, sotto la casa del professore, ce ne sono appena 400 bottiglie dell’annata 2022. Ne stappa una come se stesse aprendo la cassaforte dal contenuto preziosissimo, già questo proietta il grande capitale umano, e il valore del lavoro svolto che, visti i numeri esigui, non ha di certo alcun fine di guadagno. E solo su queste basi è possibile ottenere risultati così importanti di ricerca e di etica sociale.

Il Petit Rouge a bacca bianca 2022 si mostra

delicato nei profumi di camomilla, rosa, mentuccia, poi nespola e liquirizia sussurrata sul finale, il sorso invece è pieno e volitivo, verticale nella spinta della freschezza mantenendo una buona avvolgenza glicerica che gli dona morbidezza. Proprio un assaggio esaltante che rende merito al coraggioso impegno.

Le vigne

VINI RARI MORIONDO A NUS IN VALLE D’AOSTA PICCOLE VIGNE E GRANDI BEVUTE

Poco più di un ettaro di vigne dislocate in due corpi a Nus, tra le frazioni di Jacquemin e La Piana, ad una altitudine di 630 metri, con esposizione a sud, su suolo ciottoloso - le viti sono cloni selezionati dal produttore da vecchie piante a piede franco.

L’altro studio enologico rilevante si racchiude nell’etichetta Lo Vrei,

che in patois, la lingua francofona locale, significa il vero: il vero Torrette, il rosso più amato da sempre dai valdostani. Il vitigno principe di questa doc è il petit rouge, e in uvaggio ci vanno altre uve storiche come il fumin e il cornalin. Lo Vrei è in produzione dal 2018 e la particolarità di questo Torrette sta nel fatto che il produttore abbia ripreso l’antica usanza locale di fare appassire una parte del petit rouge, tecnica in pratica soprattutto nei luoghi freddi per ottenere sentori più maturi e per conferire rotondità e alcolicità ai vini. In effetti Lo Vrei ha una marcia in più, si fa bere con avidità e una certa curiosità per la piacevolezza e il carattere esclusivo.

Una mente così libera e appassionata ha assoluta necessità di operare senza le costrizioni dei disciplinari di produzione, un passaggio obbligato per il nostro Vini Rari Moriondo.

Lo Vrei in etichetta è un vino rosso che abbiamo provato in più annate con piena ammirazione per i grandi risultati.

Lo Vrei dal 2019 vede l’entrata in uvaggio del nebbiolo, vitigno tardivo che era stato abbandonato dai produttori valdostani, tranne che per il territorio di Donnas, dove mantengono la tradizione.

Il nostro caparbio rivoluzionario ne è un forte estimatore, e come biasimarlo del resto, con il suo vigore e la sua finezza offre sempre bevute memorabili. Anno per anno la quantità di nebbiolo nel Lo Vrei vino rosso è aumentata, in parte appassita insieme al petit rouge, decidendo in base all’andamento climatico le percentuali rispettive.

Lo Vrei 2016 è una esperienza profonda e esaltante, favorito già dall’annata regolare, dalla giusta attesa di raccolta del nebbiolo, la vendemmia si è svolta tra la prima e la seconda settimana di novembre.

Come già detto, un 20% delle uve viene appassita, in questo millesimo il petit rouge è in percentuale superiore rispetto al nebbiolo. Nei vari assaggi fatti insieme, è emersa con chiarezza l’importanza del nebbiolo che ha conferito precisione al vino con la sua carica tannica, che naturalmente lo protegge, specie nei tempi lunghi. Ma ne accende anche l’espressività e la profondità, oltre a dotarlo di spalle larghe.

Il vino si racconta nel bicchiere con vivacità e una certa esuberanza del carattere, l’eleganza accompagna ogni sua fase, va atteso nel bicchiere fino al suo racconto più libero e coinvolgente. Si esprime su toni scuri di mirtillo, con accenti leggiadri di mentuccia e eucalipto, poi pepe nero. Bocca spaziale, non ve la racconto, dovete assaporarla ad occhi chiusi.

A presto il racconto di En Vie, in vita.

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