Antica Pizzeria Chiaia – bottega d’autore e mood d’antan nella nuova apertura a Piazza Amedeo
Visita all'antica pizzeria Chiaia, nuovo locale dello chef Fioravante e dell'imprenditore Francesco Cappuccio
Passeggiata Colonna - Piazza Amedeo 16/a
Tel: +39 081.2353775
Email: info@anticapizzeriachiaia.it
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Prenotazioni
Aperto tutti i giorni 19/23
Inaugura nella prestigiosa Passeggiata Colonna – strada privata dello shopping pedonale – il nuovo locale di Vincenzo Fioravante e Francesco Cappuccio, una pizzeria d’autore
L’IDEA FONDANTE E LA LOCATION
La città partenopea e l’universo della pizza hanno un legame inveterato, che incorpora ed insieme supera il racconto agiografico della nascita dell’alimento: certo è che la pizza è stato considerato sempre un bene commestibile anche di sostentamento, foriero di un legame di mutua cooperazione fra l’esercente ed il singolo avventore,
Proprio sotto l’egida della convivialità ed accoglienza che nasce il nuovo locale di Vincenzo Fioravante e Francesco Cappuccio, nell’asset proprietario di La Mela, Antiquario ed Archivio Storico, instancabile animatore della vita notturna del capoluogo, con la ritualità come trait d’union addizionale.
Un connubio che dovrà omaggiare, sinergicamente, la tradizione partenopea, lungo le coordinate del locale-casa inteso come focolare domestico, e contemporaneamente come palcoscenico teatrale; l’essere parte di un rito collettivo arcaico ed insieme moderno, che sappia restituire il corpus di un vero e proprio racconto gastronomico.
Per ora precipuamente forno pizzeria, con l’esperto Maestro Aniello Falanga dietro il banco, anche se per l’estate l’offerta includerà una vasta gamma di fritti, e i piatti della tradizione dello chef Fioravante, in attesa dell’adesione all’associazione delle pizzerie centenarie di Napoli.
Rispettato l’apparato iconografico dei locali d’antan, quando nel dopoguerra si diffusero le botteghe per la consumazione in loco: forno di pietra vesuviana a legna ubicato all’ingresso, bancone di marmo ove vengono completati i topping, scaffalature con gli ingredienti selezionati che fanno bella mostra di sé, tavoli in formica senza tovagliato, ed infine degli interni di casa minuziosamente ricreati, fra cassettiere e cucine vintage.
Un impasto classico napoletano diretto in risalto, no biga, sessantacinque per cento di idratazione, e riposo in cella di maturazione sino a trentasei ore: alta digeribilità ed apporto di sale quasi annullato per la tecnica di lavorazione di Falanga, sulla scorta dell’assunto che il minor utilizzo di lievito riduce l’acidità, e quindi quella sensazione sgradevole di arsura al palato.
Ultima menzione, infine, per l’estesa carta dei vini, che incorpora circa sessanta referenze, con significative aperture al mondo dell’enologia biodinamica e naturale, senza disdegnare i grandi classici nazionali, e le nouvelle vague dei vini stranieri, tutti rigorosamente disponibili al calice.
LA DEGUSTAZIONE ED I PAIRING
Passando alla degustazione, tre i menù disponibili, con l’alternanza di pizza classica “a ruota di carro”, pizza nel rutiello – ruoto domestico di alluminio o rame, sul quale i residui di pane venivano cotti a temperature più basse rispetto a quelli dei forni tradizionali – e pizza fritta.
Dunque assaggiamo la cosacca e la salsiccia e provola fra le classiche, il ripieno con ricotta e ciccioli di maiale fra quelle fritte, ed infine, nel reparto “rutiello”, la marinara dorata e quella ai due pomodori, con tutti prodotti provenienti dalla zona campana più vocata, quella dell’agro-sarnese, dell’azienda Nolano.
Fragranza e scioglievolezza rimarcate nella cottura con rutiello, una riscoperta quasi dal valore filologico: completa l’offerta l’omaggio, nel reparto dessert, ad un piatto iconico della tradizione regionale, ovverosia gli struffoli, preparati in versione “maxi”, -alla stregua di una torta - in un cono di pasta fritta, croccanti e profumati, lontani dall’untuosità di certe preparazioni.
Sorprendente ed eterodosso, come dicevamo, il reparto pairing, con l’overture riservata all’iconico Lambrusco di Sorbara D.O.C. rifermentato in bottiglia “Radice” dell’azienda Paltrinieri, seguito dall’outsider Garnacha Rosè 2022 Carinena dell’azienda La Sastreria.
Proseguimento riservato all’Etna Rosso D.O.C. vendemmia 2019 dell’azienda Famiglia Statella, da un cru ubicato in Castiglione di Sicilia, alle pendici dell’Etna, viti coltivate ad alberello pre-filossera, per un prodotto di rara eleganza e complessità; godibile anche il rum Relicario, l’ennesimo imprimatur qualitativo proveniente dalla Repubblica Dominicana, ed infine il caffè, servito fra i fumi della moka, con una bottiglietta di anice, preparato come sarebbe piaciuto ad Eduardo.
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