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Benedetta Rossi, pubbliche offese ricevute ma anche date. Il food non (si) divide in poveri e squarcioni.

Benedetta Rossi ed il suo sfogo social per le offese ai suoi followers

Benedetta Rossi, pubbliche offese ricevute ma anche date. Il food non (si) divide in poveri e squarcioni.

Mi ha colpito profondamente il video di Benedetta Rossi nel quale arriva forte tutto il dolore per le numerose offese cafone ricevute sui social riguardo la bassa qualità delle sue ricette e dei prodotti utilizzati. Quel sorriso sereno e contagioso, che molto probabilmente è stato il motore del suo successo, è piegato in maniera evidente verso l’insulto e la tristezza.

Il web, già da tanto, è il luogo di sfogo dei frustrati, degli insoddisfatti cronici mi sembra il termine più appropriato, che lasciano libera azione a quelle dita lerce del proprio livore verso tutti e nessuno, verso la vita in generale, nella quale non riescono a trovare un minimo di equilibrio. Ci capitano in tanti e, a proposito, ho notato anche il video sfogo di Tinto, ovvero Nicola Prudente, storico conduttore di Decanter in onda su Radio Rai 2, a sua volta visibilmente addolorato per gli attacchi feroci ricevuti sempre sui social, dove si giustificava spiegando addirittura di provenire da una famiglia semplice e che si è conquistato con il lavoro quella visibilità che la Rai, e altre trasmissioni, gli hanno consentito di raggiungere.

Dico sempre che l’invidia è il sentimento più diffuso al mondo, purtroppo, forse il più forte al punto da scatenare anche guerre, incuranti della distruzione e della sofferenza che poi perpetueranno per anni e anni.

Torniamo però a Benedetta, che nel video ha cercato di difendersi senza filtri, lasciando che sia chiaro il dolore per le porcherie che si sono scritte contro di lei.

Assodato che non ci sia giustificazione che tenga alle offese dure, e che questa categorie di frustrati dovrebbe preoccuparsi maggiormente di curare il proprio equilibrio psicologico, non è, però, che il mondo si divida tra cibo dei discount e le food experience in ristoranti d’autore, da condividere poi sui social, come dichiara nel video.

Anche questa affermazione contiene (tutto sommato) delle offese.

E non è che chi, pur non avendo le tasche piene, va per mercatini di contadini, piccoli esercizi artigiani, alla ricerca di cibo locale e di qualità, non abbia un cappero da fare. Anzi, aggiunge alla lunga lista di impegni giornalieri, o settimanali, l’onere di non essere risucchiato dal vortice facile (nei tempi) e terrificante dei grandi supermercati o discount, dove il sistema di vendita è strettamente legato a quella filiera di sfruttamento dei lavoratori che stringe proprio chi ha pochi soldi da spendere, in un tunnel senza uscita. Proprio queste filiere di produzione, che giocano al ribasso dei prezzi con aste vergognose, sono spietate verso i lavoratori, sia con i propri che con quelli legati alle aziende fornitrici, che si basano su metodi di produzione non rispettosi dell’ambiente, tanto meno della salute umana.

Ancora nessuno ci ha spiegato CON CHIAREZZA come una bottiglia di olio extravergine di oliva da 1 litro possa costare 5 euro, con le offerte speciali anche meno. E perché non ci possa essere TOTALE trasparenza nella tracciabilità del prodotto in etichetta!

Allora mi rivolgo a te, Benedetta, con i tuoi 4,5 milioni di followers,

è vero che porti il sorriso nelle case e che riesci a diffondere meravigliosamente ricette veloci, utilissime ai tantissimi lavoratori che di tempo da dedicare alla cucina ne hanno poco. Ma hai una responsabilità verso i tuoi followers, considerata la posizione che hai raggiunto: non puoi non preoccuparti di divulgare un’alimentazione sana, non puoi ignorare cosa ci sia dietro un prodotto alimentare a basso costo e quanto questo sistema produca povertà, divori quelle stesse persone che allungano la mano tra quegli scaffali. Con le tue ricette e affermazioni sostieni coloro che traggono profitto dal sistema di globalizzazione del cibo strettamente legato allo sfruttamento dei lavoratori, delle risorse della terra e delle necessità dei poveri cristi con poco margine di scelta, sia economica che di pensiero. Perché esiste anche una povertà di pensiero, una miseria umana che, poi, è la stessa che ti ha colpito così duramente sui social, in più misure e sfumature.

E poi Benedetta, con quel numero di followers non credo proprio che tu citi i prodotti utilizzati per gratis et amore dei, anzi, didin didin.

Alla faccia dei poveracci!

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