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Bere a oriente: Andiamo a berci un nihonshu che ve lo racconto

Bere a oriente: Il sake, dalla cucina giapponese alla dieta mediterranea

Bere a oriente: Andiamo a berci un nihonshu che ve lo racconto

di Gaetano Cataldo

Il modello culturale di riferimento, unitamente all’ambiente, influenza il modo di pensare, di esprimerci e comportarci. Insomma è un dato di fatto che il luogo in cui nasciamo determina la nostra esistenza, la nostra visione della realtà ed il nostro approccio in maniera più o meno conscia. Al di là del comportamento, dell’attitudine caratteriale e della conoscenza personale, facciamo scelte che sono influenzate da ciò che impariamo a vedere ed a fare attraverso il radicamento alla nostra cultura, gli esempi che ci derivano dalle persone che ci circondano e a ciò che comunicano i mass media.

Come vestiremmo oggi e quale mezzo di locomozione sceglieremmo per raggiungere il posto di lavoro se fossimo nati in Tibet? Cosa avremmo mangiato a colazione stamane se vivessimo da sempre in Lapponia? Questa è tristissima, lo so, ma reggetevi forte: cosa avremmo bevuto per brindare al nuovo anno, qualsiasi sia la data, se fossimo venuti al mondo in Arabia Saudita? Bravissimi, avete capito bene!

Rifacciamoci con qualche esempio più spassoso, senza farci soverchiare troppo dai dettagli però… mi raccomando.

A quel tempo si avvicinò ai suoi discepoli, alle nozze che si tennero a Nara, chiese loro di riempire i taru con dell’acqua, poi di attingere ad essa per mezzo di giare di terracotta e di riporre le stesse dinanzi a lui; il maestro, capelli lunghi raccolti con la tipica acconciatura detta chonmage, sfoderò la katana, con la quale abitualmente separava i buoni dai cattivi, e con pochi gesti rituali passò la lama su quelle giare e disse “prendete e bevetene tutti”… fu così che Gesù Cristo-sama compì il miracolo di trasformare l’acqua in nihonshu. E scusate se è poco!

E allora? Un miracolo è sempre un miracolo, o no? Perché lasciarci sopraffare da certi dettagli e non concentrarci proprio sul nihonshu che, fantasie e stereotipi a parte, è cosa buona e giusta ed esiste per davvero?

Ebbene sì, come avrete sicuramente capito il nihonshu altro non è che la bevanda più famosa di tutto il Giappone e quella che noi occidentali chiamiamo sake per convenzione.

Bere a oriente: Andiamo a berci un nihonshu che ve lo racconto

Sake

Esattamente come per il vino e la birra, il sake ha accompagnato la civiltà giapponese attraverso i secoli e si è evoluto con essa, diventando quindi un mezzo per narrare la cultura e la storia di questo popolo. Anche se le testimonianze del costume di bere alcolici derivati dalla fermentazione di frutti selvatici a sud del Giappone risalgono a migliaia di anni fa, bisognerà aspettare almeno il 600 a.C. perché si possa cominciare a parlare di sake e ci vorranno ancora altri anni prima che il sake primordiale possa diventare quello che conosciamo oggi. È infatti questo il periodo in cui la Cina introdusse il riso e le tecniche per coltivarlo, modificando il volto agricolo del Giappone.

Mentre la società giapponese si evolveva, le pratiche produttive del sake miglioravano, contribuendo persino a fare preziose scoperte prima di noi europei, e la consuetudine di berlo, dapprima appannaggio esclusivo della corte imperiale, prese via via a diffondersi presso tutte le classi sociali.

Shintoismo e riti religiosi, storie di samurai e fumetti, il sake è tutto questo ed anche di più: la sua anima è dotta e raffinata, riuscendo allo stesso tempo ad essere pop ed informale.

In Giappone esistono tantissime versioni di sake e questo grazie alla scelta del riso, del tipo di acqua impiegata durante il processo di brewing, il modello produttivo stabilito dal toji e numerose altre variabili Ecco perché l’aspetto, i profumi e le proprietà gusto olfattive cambiano tantissimo ogni volta che ne versiamo uno in un calice di vino o magari un tradizionalissimo masu.

Qual è la migliore maniera per descrive il sake? Semplicissimo: un fermentato di riso e il koji.

Naturalmente non stiamo parlando del sake in tetra pak o affini, di quelli che ci propinano in certi locali insomma, qui si fa riferimento proprio al nihonshu che si beve in quel del Sol Levante con tutta la sua carica di tradizioni, storie familiari ed artigianalità. È un mondo meraviglioso, più ci si avvicina e più ci rendiamo conto che il sake non si beve soltanto caldo, non è un superalcolico ed è per questo che riesce ad essere la migliore proposta per un aperitivo glamour ed una compagnia straordinaria per abbinamenti a tutto pasto.

Il fatto è che indipendentemente dal vostro credo, dalla vostra cultura e dalle vostre predilezioni enogastronomiche, il sake va a nozze tanto con la Cucina Giapponese che con i piatti della nostra amatissima Dieta Mediterranea.

Che ne dite adesso? Andiamo a berci un nihonshu che ve lo racconto.

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Barili di nihonshu

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