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L’ Aglianico incontra il Nebbiolo II parte: l’Aglianico delle Donne del Vino della Campania

L'Aglianico delle Donne del Vino della Campania nel secondo incontro de L'aglianico incontra il nebbiolo

L’ Aglianico incontra il Nebbiolo II parte: l’Aglianico delle Donne del Vino della Campania

Come vi ho già scritto, l’evento l’Aglianico Incontra il Nebbiolo, organizzato dalle Donne del Vino della Campania, è stato particolarmente interessante per i contenuti esposti dalle produttrici e per l’alto profilo dei loro vini. Ho preferito scriverne in due puntate con l’intento di dare la giusta attenzione ad entrambi i vitigni e alle rispettive aziende – la lungaggine sul web credo sia dispersiva.

Potete leggere qui quanto scritto sugli eccellenti Nebbiolo in degustazione.

Anche l’Aglianico ha avuto interpreti di spicco, ma avrei maggiormente diversificato i territori da esporre, essendo questa cultivar la più diffusa in Campania. In effetti c’erano ben tre Taurasi e un Aglianico del Sannio, mentre i quattro nebbiolo interessavano areali differenti.

Maria Teresa de Gennaro ha introdotto il tema Aglianico in Campania con il suo Sannio Aglianico 2018 Rossovermiglio, unico vino rosso dell’azienda.

E unica cantina ad est di Benevento, precisamente a Paduli, una zona fresca dove la cultivar si esprime con una identità tutta propria, seguendo un andamento meno austero e fatto di leggerezza. Anche questa storia del vino è una storia di famiglia, come per tutte le produttrici presenti, e come accade per la stragrande maggioranza delle aziende vitivinicole d’Italia. Questo particolare mantiene saldo il legame con il territorio di appartenenza e vivo il desiderio di curarlo e raccontarlo attraverso il vino. Sfoggia un bel colore rubino pieno insieme ad una verve ancora giovane, pur essendo già molto piacevole nel suo andamento sottile. Riporta i sentori tipici del vitigno, ciliegia, geranio e pepe, leggiadro il sorso e scorrevole, ricorda anche in questa fase l’aglianico con tannini serrati e ben centrati nella maturità, corre veloce sulla spinta della freschezza.

Chiara Moio, produttrice e giovane enologa, racconta il Taurasi di Quintodecimo,

una delle maggiori aziende di spicco campane, nata nel 2001 a Mirabella Eclano, ben nota sul territorio nazionale e all’estero. In degustazione ha scelto di presentare il Taurasi Riserva Vigna Grande Cerzito 2017, secondo cru dell’azienda che prende il nome dalla strada che conduce al vigneto di appena un ettaro, dove la resa è tenuta molto bassa, 1 kg per pianta che si materializza in 2000 bottiglie. Siamo in Irpinia, terra dove il vino è parte del dna dei suoi abitanti praticamente da sempre, quasi ogni famiglia ha avuto, e spesso ha ancora, la propria vigna, imparando a vinificare quei grappoli così generosi.

Mirabella Eclano è nel cuore della docg Taurasi, regno indiscusso dell’Aglianico.

Il caldo e la siccità dell’annata 2017 hanno ulteriormente ridotta la resa delle uve - il vino affina due anni in barrique e due in bottiglia. Si mostra potente e giovane al naso, profondo, apre sui toni balsamici e di amarena, poi frutti scuri del sottobosco, pepe nero e lentamente affiora la rosa che gli dona eleganza. Il sorso è ricco e rotondo, materico, pur mantenendo quell’austerità propria dell’aglianico che ritroviamo nella trama tannica.

L’ Aglianico incontra il Nebbiolo II parte: l’Aglianico delle Donne del Vino della Campania

Milena Pepe ha intrapreso giovanissima il ruolo di vignaiola e di imprenditrice del vino nel piccolo paese di Luogosano, poco distante da Taurasi.

Arrivata dal Belgio dove risiede la sua famiglia di origini irpine, per condurre e dare vita alla Tenuta Cavalier Pepe, attraverso la quale si volevano ritrovare e rafforzare le proprie radici, facendo impresa. Pur essendo appena ventenne, con studi in cultura del vino ed enologia, ci ha messo così tanta passione ed energia da riuscire subito ad affermare l’azienda e a farsi conoscere. Taurasi Riserva Opera Mia 2015 è una etichetta alla quale è particolarmente legata, essendo una profonda estimatrice dell’aglianico. Carazita e Pesano, a 450 metri di altitudine, sono tra le migliori vigne di Aglianico da Taurasi, nella zona storica di produzione, e proprio da questi filari prende vita Opera Mia. I sedimenti vulcanici caratterizzano i suoli di gran parte delle vigne irpine, un particolare che ne marca l’identità e l’espressione, come accade con evidenza nell’areale tra Carazita e Pesano. Milena ha scelto di introdurre questo Taurasi sul mercato dopo 8 – 9 anni dalla vendemmia, perché l’aglianico vuole tempo per esprimersi al meglio e perché, come già detto, tiene moltissimo a questa tipologia di vini. Ci sono il vigore e la scontrosità del vitigno, c’è la profonda passione della sua produttrice, un mix proiettato a regalare un ottimo risultato nel vino che mostra spessore, profondità e spalle larghe, tanta energia tradotta in piacevolezza in tutti gli aspetti del Taurasi.

Chiude l’incontro tra Aglianico e Nebbiolo Daniela Mastroberardino con il Taurasi Riserva Campore 2009 Terredora.

Come ben sappiamo, la sua è una famiglia storica del vino in Irpinia e nel 1994 prende forma con Walter Mastroberadino e i figli Daniela, Lucio e Paolo e la nuova cantina a Montefusco, circondata dalle vigne acquisite nel 1978.

Campore è il nome della contrada dove si estendono i filari di Aglianico a Lapio – campo re, o campo del re, per sottolineare quanto sia vocata questa zona per la viticoltura. Classico nell’interpretazione, si esprime con sentori terrosi, di piccoli frutti scuri di mora e gelso, poi carrubo, cioccolato amaro e pepe, sorso severo nella trama tannica decisa.

Il progetto Connection in Campania i vini delle Donne del Vino di tutta Italia, continua con un ricco programma di eventi dedicati ai diversi territori di produzione italiani, partendo dal vitigno che li identifica – i prossimi saranno dedicati a Sicilia, Lazio e Veneto.

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