10 vini da abbinare alla lasagna napoletana di Carnevale

Che vini abbinare alla lasagna del Carnevale?

Il Carnevale è la festa delle grandi abbuffate invernali che seguono il periodo dell’uccisione del maiale nelle civiltà rurali di un tempo. I ritmi delle campagne una volta dettavano il calendario di tutti. Non vi mancava mai il pretesto per fare festa e per ravvivare i rapporti sociali nelle comunità.

Su questi principi si è rafforzata gran parte della storia dell’uomo, dalle sue origini fino ai giorni nostri. Il Carnevale rimane una delle festività più antiche, ricca di tradizioni e riti. La durezza dell’inverno infonde il desiderio di un momento forte di allegria, di comunità e goliardia a tavola, fino a dare vita a questa festività così singolare e complessa. La lasagna rappresenta sicuramente il tripudio del piacere della gola, della ricchezza, e unisce democraticamente tutti, poveri e ricchi – chiunque in occasione del martedì grasso può metterla in tavola. In effetti gli ingredienti che caratterizzano la ricetta napoletana, totalmente diversa da ogni altra, se li possono permettere un po’ tutti. Non sono elementi ricercati, ma insieme formano un capolavoro: la sfoglia è di grano duro e riccia lungo i bordi, particolare che le dona un aspetto vezzoso e allo stesso tempo ha lo scopo utile di trattenere il suo ripieno senza farlo trasbordare, ci troviamo poi le sfioziosissime polpettine, la salsiccia sottile, qui la chiamano cervellatina, la ricotta di vacca o di pecora, un po’ di salame napoletano, il fior di latte, e abbondante ragù preparato con il pomodoro san marzano. E’ il simbolo dell’eccesso, ma è di una bontà assoluta e di grande soddisfazione per il palato e per l’umore.

Il piacere di un buon piatto e della tavola deve essere assolutamente accompagnato dal vino.

I Vini da abbinare alle Lasagne

Partiamo con un piedirosso che ha struttura e eleganza, Piedirosso dei Campi Flegrei Vigna delle Volpi 2016 Agnanum, il gioiellino di Raffaele Moccia da vigne con almeno 50 anni aggrappate alle terrazze sabbiose in bilico tra due crateri, Agnano e Astroni. Sottile nei profumi che riconducono alla terra sabbiosa e vulcanica. Sa di grafite, viola, frutti scuri. In bocca è succoso, ricco, scattante con tannini discreti e una bella freschezza che ben saprà sostenere la nostra lasagna.

Su questo piatto carnevalesco mi piacciono anche i rossi più strutturati come l’aglianico: Turrumpiso Aglianico del Beneventano 2016 di Canlibero - il vino prende nome dalla piccola vigna di 0,3 ettari in località omonima, è l’interpretazione di vino naturale da uva aglianico di Ennio Romano e Mena Iannella. Siamo in un territorio dove la vite è predominante sul paesaggio e fa un certo effetto la piccolissima realtà di Canlibero. Coinvolgente nei profumi di ciliegia e frutti scuri di bosco, mentuccia e viola, pepato, il sorso, piacevolissimo, è agile e scattante con tannini ben calibrati e una buona freschezza.

Torrette Superieur Vallée d’Aosta 2017 di Ottin. Vigne spettacolari dominate dalle alte vette delle Alpi perennemente innevate. I vitigni sono quelli storici del territorio, petit rouge al 90% e Fumin 10%, arrampicate sulle ardue pendenze calcaree delle colline all’ingresso di Aosta. Deciso, fiero, dal passo leggiadro, svela piccoli frutti di sottobosco, un leggero accento speziato di pepe e chiodi di garofano, minerale di grafite, sorso piacevolissimo, scorrevole e dinamico con tannini fini e una notevole spinta di freschezza.

Prunotto ha scritto alcune pagine importanti della stoia del vino delle Langhe rilevando nel 1922 la Cantina Sociale Ai Vini delle Langhe, fondata nel 1904 nel comune di Serralunga. Dolcetto d’Alba 2019, solo acciaio, vinoso e fruttato al naso, di ciliegia e poi floreale di viola, il sorso è ricco e scorrevole allo stesso tempo, delicati i tannini e chiude sul tipico sapore di mandorla.

Si deve a Elisabetta Foradori il recupero e rilancio del Teroldego in Trentino. 10 ettari totali distribuiti nei comuni del campo Rotaliano ai piedi delle Dolomini, lavorati secondo i principi della biodinamica, sono dedicati unicamente alle uve di questo vino: Vigneti delle Dolomiti Teroldego Foradori 2019 di Elisabetta Foradori. E’ profumato nei toni del lampone e della ciliegia, delicati sbuffi di viola e finale minerale, accattivante all’assaggio, molto coinvolgente, agile, fresco e sapido.

Brunello di Montalcino 2015 Franco Pacenti coniuga con sicurezza eleganza e austerità sia al naso che all’assaggio, scuro nei toni della viola e delle more, dà un tocco fresco la buccia di arancia mentre il sorso è succoso e batte un bel ritmo con tannini eleganti e freschezza ben calibrata.

Anche il gaglioppo è un buon amico della nostra lasagna: Cirò Rosso Superiore 2017 Cataldo Calabreta - le vigne allevate ad alberello sono uno spettacolo e hanno almeno 40 anni. Quando il gaglioppo è prodotto con questa sensibilità diventa un vino straordinario e profondo. Fruttato sulle prime al naso, di ciliegia e marasca, leggera spezia di liquirizia, il sorso ha pienezza e vivacità spinta dalla freschezza con tannini sottili.

Negroamaro Le Braci 2013 Severino Garofano, un gioiellino della viticoltura salentina che sa ben raccontare la complessità esclusiva di questa lingua di terra che si spinge nel mare e perennemente battuta dal vento. Sì è vero, è un vino che ha struttura, ma anche una certa scorrevolezza che può osare l’abbinamento. Ne vale la pena. Viene prodotto solo nelle annate migliori, dai vecchi alberelli allevati intorno a Copertino. Avvolgente sia al naso che all’assaggio, sa di prugna matura, di mentuccia, di buccia di arancia, il sorso è ricco, caldo in buon equilibrio con una acidità ben centrata.

Etna Rosso Sul Vulcano 2017 Donnafugata, rispecchia l’eleganza che ci aspettiamo da questo territorio, senza escludere una certa austerità. Ce lo raccontano qui

Frappato 2018 Arianna Occhipinti – era poco più che una ragazzina quando ha iniziato a coltivare sogni e viti in questa terra fuori da i soliti circuiti turistici e anche del vino. Ha abbracciato da subito i principi della biodinamica partendo da un fazzoletto di terra in affitto a Vittoria. Ci ha messo così tanta passione nel suo vino da diventare una icona. Per la descrizione di questa etichetta alla quale Arianna è molto legata, copio e incollo quanto ha scritto personalmente sul suo sito aziendale:

Il Frappato nasce dal mio sogno di ragazza di fare un vino che sapesse della terra che lavoro, dell’aria che respiro, e dei miei stessi pensieri. È aspro, sanguigno ed elegante. È Vittoria e i monti Iblei. È il vino che più mi somiglia, coraggioso, originale e ribelle. Ma non solo. Ha origini contadine, per questo ama le sue radici e il passato che si porta dentro; ma, nello stesso tempo, è capace di lottare per migliorarsi. Conosce la raffinatezza senza dimenticare mai se stesso.

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