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Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

La morte nel piatto. Tra vegani, vegetariani e onnivori non vogliamo consapevolezza di nutrirci con una vita

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

La morte nel piatto: quando fa scalpore? L'uomo: il superpredatore indignato.

Mangiamo animali, questo è quello che facciamo ed è quello che siamo, ma da un po' di tempo a questa parte alcuni infervorati dall'etica e dal buon costume non ne vogliono sapere, cioè lo sanno, ma non vogliono questa evidenza nel piatto. Rispettabilissima la scelta di non mangiare carni, ma finché sarà legale, che colpa ne ha chi la consuma? E' realmente la forma a fare la differenza?

Qualche giorno fa, dopo aver pubblicato sul profilo instagram di foodclubintheworld un piatto di John Shields, sono arrivati in sequenza WWF, Greanpeace, l'Onu e il tribunale internazionale per il diritto alla vita dei cubetti di maiale in scatola (si fa per dire) a criminalizzare l'impiattamento "irrispettoso" dello chef statunitense; in moltissimi hanno smesso di seguire la pagina in quanto reputavano il contenuto oltraggioso, offensivo e irrispettoso verso la vita e la natura.

Guardandomi intorno, soprattutto alle preparazioni servite normalmente in casa nostra, non riesco a trovare spiegazioni plausibili dietro questo inalberarsi se non un'ipocrisia culturale. Insomma, reputiamo passabile tutto quanto rientra nei nostri costumi gastronomici e ci scandalizziamo alla vista di "novità", presentazioni che, secondo me, andrebbero osservate con lo stesso metro di giudizio con cui valutiamo golose preparazioni nostrane, ricche di animali morti e in bella vista.

Una zampa di maiale è più o meno scandalosa di una zampa di gallina?

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

Il piatto di John Shields. Un uccello dovrebbe volare libero se servito intero e mangiato solo se servito a pezzettini.

Perché un pesce intero è normalmente accettato mentre un uccello è un'oscenità? Le loro vite hanno valore diverso?

E allora mi sono chiesto: è così per tutti gli animali? Cosa ci fa orrore e cosa invece riteniamo accettabile? Perché una porchetta intera in bella vista al banco salumi ci farà immediatamente salivare mentre un uccello nel piatto lo riteniamo sacrilego e inaccettabile?

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

Il piatto di René Redzepi discusso dalla comunità gastronomica internazionale e che scandalizzò Pietro Leemann

Lo scorso anno si innescò una polemica simile che coinvolse René Redzepi (e fece il giro del mondo gastronomico qui) reo di aver servito al Noma 2.0 di Copenhagen una zampa di anatra usata come spiedino per le sue carni, Pietro Leemann dall'Italia scrisse una lettera aperta al cuoco albanese in cui difendeva le posizioni di animalisti, vegetariani e vegani indignati e si chiedeva se non fosse il caso di presentare la morte diversamente. La mia posizione a riguardo così come allora non è cambiata: qualsiasi forma abbia un animale resta tale, e sono necessari cuochi che ci facciano riflettere sul consumo delle carni mostrandoci quello che non vogliamo vedere girandoci spesso dall'altra parte. Quello sarebbe l'esatto momento in cui si farebbe una scelta.

Ancora oggi, non mi è chiaro per quale motivo usiamo due pesi e due misure: mentre non ci reca alcun disturbo un astice che dopo essere stato cotto vivo (eh sì, deve essere freschissimo, si deve muovere) viene servito tranciato a metà dalla testa alla coda come accompagnamento ai nostri spaghetti, proviamo profondo disgusto nel vedere generalmente animali terrestri, non sia mai carini, ancor più se quadrupedi, sviscerati e pronti per essere cotti e consumati.

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.
Esposizione al banco pescheria, qui la morte va mostrata intera perché culturalmente nel nostro paese un pesce intero è un pesce fresco.
Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.
La porchetta in bella mostra al banco salumi fa parte dei nostri costumi, per quanto sia un animale intero viene considerato un alimento e non una vita.

Al che, qualche giorno fa alla lettura di un articolo sugli insetti commestibili, osservando un gambero (che di certo non è più carino o simpatico di una blatta) una risposta me la sono data: al netto della condivisibile scelta di non consumare carni, non vi è alcuna etica, nessuna morale, nessuna religione che tenga, siamo comodi e abitudinari e siccome culturalmente abituati a mangiare determinate cose, servite in determinato modo, mangiamo senza alcun problema animali che da sempre riteniamo siano cibo, mentre ci stupiamo, ci inorridiamo, ci infervoriamo e ci emozioniamo alla vista di tutto quanto ci faccia rendere conto che quei gustosi quadratini cotti a bassa temperatura dalla pelle croccante serviti dal maitre in pompa magna come maiale, sono effettivamente una vita che consumiamo.

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

Gambero Vs Blatta: gemelli diversi.

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

Polipetti alla luciana, piatto tipico della tradizione campana, il pesce continua a essere non considerato un animale. Intero e "affogato", non crea alcun fastidio perché è sempre stato servito così.

Ipocrisia: una chela di astice si e una zampa di anatra no.

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

La zampa di anatra che fa da spiedino alle sue carni di René Redzepi è stata giudicata scandalosa.

Ipocrisia: la morte nel piatto, scandalizza solo quando non fa parte della nostra cultura gastronomica.

Per le chele invece nessun problema etico.

La vita degli animali assume valore in base a quanto li riteniamo vicini? A quanto per noi significano cibo? Un po' dell'uno e un po' dell'altro? O sarebbe il caso di scrollarsi di dosso questa ipocrisia che vuole il superpredatore uomo sopra ogni specie a decidere quali vite meritano rispetto e quali no in base al proprio background culturale?

Per quanto mi riguarda non esiste un modo per onorare la morte di un animale per il nutrimento umano se non consumandone ogni sua parte. Non si può essere in mezzo, ci si nutre di animali ammazzati oppure no, il resto è frustrazione, è girarsi dall'altra parte, è fare finta di non sapere che per quel alimento a basso costo sia stato sfruttato, schiavizzato e sottomesso un umano dall'altro capo del mondo.

E' necessario, oggi più di ieri, che viviamo in un'epoca delicata in cui stiamo mettendo in discussione i nostri modelli di consumo, responsabilizzare e mostrare ciò che siamo, ciò che mangiamo e smetterla di ragionare come dei casti padri spirituali pentiti per la loro masturbazione quotidiana.

Le vite animali sono tutte uguali e a dirla tutta mi crea molto più fastidio un deposito pieno di scatolette di tonno da consumare entro il 2030, che non ha alcun senso logico se non produrre e fatturare, che non il naturale, consapevole e legale approvvigionamento di bestie onnivore - quali siamo- finalizzato alla nutrizione. La morte è restituire all'ambiente circostante la materia di cui siamo fatti e non esiste un modo carino per presentarla, possiamo solo onorare questo sacrificio non sprecando nulla affinché non sia stato vano.

Amsterdam sarà per 3 giorni la capitale mondiale della gastronomia ospitando i The Best Chef Awards 2021

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