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"Il virus è morto" e tutte quelle bugie che ci hanno portato a tirare lo sciacquone a una tazza piena dei sacrifici fatti da marzo a maggio

Abbiamo avuto mesi per provare ad affrontare un ritorno del virus ma abbiamo miseramente fallito.

"Il virus è morto" e tutte quelle bugie che ci hanno portato a tirare lo sciacquone a una tazza piena dei sacrifici fatti da marzo a maggio

Abbiamo avuto mesi per provare ad affrontare un ritorno del virus ma abbiamo miseramente fallito.

La vita all'aria aperta, il sole, il mare, il saluto ai malanni stagionali e una "libertà ritrovata" da difendere con ogni mezzo per la paura di una nuova ondata di contagio da scongiurare, il dolore emotivo per i tantissimi che hanno perso i loro cari e le fatiche economiche per chi ha perso lavoro e dignità, avrebbero dovuto rendere l'estate appena trascorsa una fase preparatoria per attrezzarci ad affrontare e scongiurare un disastro sanitario, economico e sociale annunciatissimo. E invece oggi ci ritroviamo di nuovo nello stesso incubo con l'aggravante che sappiamo perfettamente dove ci porterà.

In questi mesi di tregua si sarebbero dovuti perfezionare ed aumentare gli strumenti per mappare il contagio, accrescere i posti letto negl'ospedali, organizzare il trasporto pubblico, il lavoro a distanza e implementare e mettere a disposizione le tecnologie per garantire agli studenti (colpevolizzati come untori) l'apprendimento da remoto e invece cosa abbiamo fatto? Perché ci meravigliamo della crescita esponenziale dei contagiati dopo un estate in cui ci è stato dato il "liberi tutti"?

Sono state distribuite per tutta Italia ordinanze a raffica sul modello dei DPCM governativi, abbiamo costretto gl'imprenditori (moltissimi hanno risposto in maniera esemplare) di qualsiasi categoria a investire sulla sicurezza (nonostante le casse vuote) per farsi trovare pronti e provare a restare aperti, abbiamo concesso a un flusso incontrollato di persone un viavai (da e per l'Italia) per provare a dare respiro all'economia, e oggi, in questa situazione, cosa ci rimane di tutti i sacrifici fatti?

Mi direte che è facile parlare con il senno di poi, beh, questo non è un discorso retorico, a posteriori siamo tutti bravi, ma in questo caso sapevamo perfettamente che con l'autunno sarebbe ritornato prepotentemente il problema eppure abbiamo preferito chiudere gl'occhi e attraversare un incrocio a semaforo rosso, sperando nel miracolo di un Divino a cui nessuno crede.

Siamo stati degl'irresponsabili, in primis chi ha il dovere di tenere le redini del paese che ha concesso a tanti sciacalli di prendere parte al banchetto. Fin quando a concedersi alla gioia di vivere è mio cugino 15enne che in piena esplosione ormonale si lancia in assembramenti senza precauzione spinto da ragionamenti facili frutto dell'invincibilità dell'età a cui appartiene, potrebbe essere anche compreso, ma non giustifico uno Stato sull'orlo del fallimento socio-economico, consigliato dal fior fiore di professionisti pagati profumatamente per guidare il paese fuori da questo purgatorio esistenziale che rimanda le drastiche decisioni da prendere (aspettando i soldi dall'Europa? Vi erano delle elezioni da vincere?) o spera nei vari "IL VIRUS E' MORTO". Su questa frase viene fuori una pietosa incompetenza di tutte le parti in concorso.

Da oggi in poi, con quale faccia ci chiederete fiducia?

Quante perdite in termine di vite umane e fallimenti economici causeranno i virologi da salotto tv (che da mesi godono di una celebrità immeritata a cui in genere non hanno accesso) e i commentatori super-influenti da canale youtube (con i loro video in cerca di visualizzazioni) con le varie e disinvolte esclamazioni roboanti e senza alcun studio scientifico a sostegno del tipo "il virus è debole", "è clinicamente morto", "il Sud ha uno scudo genetico"?

Siamo stati irresponsabili e non abbiamo scuse, ma siamo stati spinti all'irresponsabilità da un'iperinformazione fuorviante. Dai social alla tv, dai giornali alle radio è stato un continuo sminuire dei pericoli che è stata recepita dalla maggior parte della popolazione come un "LIBERI TUTTI".

A chi sarebbe spettato creare un filtro tra la popolazione inerme e tutta questa montagna di cattiva informazione che oggi ci piove addosso come una montagna di merda? Tutto questo è stato consentito e deliberato da chi invece avrebbe dovuto dire: "QUESTO E' L'UNICO CANALE UFFICIALE PER RICEVERE INFORMAZIONI EPIDEMIOLOGICHE, CHI DIVULGHERA' FALSE NOTIZIE RISCHIERA' PENE SEVERE, IL VIRUS E' UNA COSA SERIA. VI E' IN BALLO LA SALUTE NAZIONALE". Poco democratico? Cos'ha di liberale un virus incontrollato e invisibile che sta distruggendo le nostre vite? Che ragionamento vuoi farci?

"Il virus è morto" e tutte quelle bugie che ci hanno portato a tirare lo sciacquone a una tazza piena dei sacrifici fatti da marzo a maggio

Abbiamo tutti negl'occhi le immagini di un'estate vissuta come se nulla fosse mai successo prima. Vacanze all'estero, spiagge superaffollate, piste da ballo al limite della capienza, i party dei milionari nei locali alla moda capresi (per esempio) che si mostravano senza alcuna precauzione sui loro profili instagram a migliaia di aspiranti vip. Ci siamo illusi che tutto fosse finito e questa è il conto di un evento annunciatissimo.

Abbiamo tirato lo sciacquone consapevolmente a una tazza piena tutti i sacrifici fatti da marzo a maggio.

"Il virus è morto" e tutte quelle bugie che ci hanno portato a tirare lo sciacquone a una tazza piena dei sacrifici fatti da marzo a maggio
"Il virus è morto" e tutte quelle bugie che ci hanno portato a tirare lo sciacquone a una tazza piena dei sacrifici fatti da marzo a maggio

La differenza tra la prima ondata e la preannunciata emergenza di ottobre è che allora non sapevamo minimamente a cosa stavamo andando incontro e decreto su decreto, ci hanno portati lentamente ad abbandonare le nostre vite e a vivere in una bolla.

Oggi è tutto inevitabilmente diverso, sappiamo esattamente cosa sarà e al solo pensiero di dover rivivere, ancora una volta ore incollati alla tv o a facebook in attesa della diretta della fiction più seguita dagl'italiani "IL DECRETO DI CONTE", ad ascoltare promesse (alcune mantenute, altre perse e dimenticate tra la montagna di provvedimenti emanati) ci fa mancare l'aria e questa esasperazione è evidente nelle piazze italiane dove sta montando una protesta poco pacifica e pericolosa (per la salute di chi protesta e per le forze dell'ordine che non hanno alcuna colpa) che va fermata subito dando risposte concrete, pratiche e immediate prima ancora degl'annunci stessi.

Tutti si urlano contro. Urlano tutti, i più forti più di tutti, si parla di complotti, dittature sanitarie, dittature virtuali, dittature di fatto, Bill Gates, Bitcoin, Amazon e aziende farmaceutiche che vogliono cambiare l'ordine mondiale, ma la realtà è una sola: i sacrifici, a cui tutti gl'italiani si sono prestati, sono andati sprecati e ritornano i protagonisti di sempre.

"Il virus è morto" e tutte quelle bugie che ci hanno portato a tirare lo sciacquone a una tazza piena dei sacrifici fatti da marzo a maggio

Lo "sceriffo" con il piacere del tutto personale di prendere provvedimenti prima degl'altri, il governo con le sue dirette a tarda serata, l'opposizione con le loro ricette magiche, i conduttori tv che raccolgono sdegno dei cittadini e analisi virologiche improbabili. Non è cambiato nulla, siamo esattamente lì dov'eravamo, ma noi non siamo più gli stessi, stavolta nessuno è più disposto a credere. Questi mesi hanno messo a dura prova economia e salute psicologica degl'italiani buttando all'aria (molto probabilmente) l'unica possibilità che avevamo di far tornare tutto com'era prima di tutto questo.

Non sono un politico, non governo un paese, non ho le loro conoscenze, né tantomeno ho un gruppo di esperti con cattedre universitarie a sostegno della mia teoria e molto maccheronicamente mi domando:

Visto e considerato che con questi numeri è stato dimostrato che è impossibile tracciare i positivi e contenere il contagio, visto che da quanto dicono le autorità sanitarie il virus si manifesta non oltre i 14 giorni (incubazione massima) e la degenza media è di 19 giorni, non sarebbe stato forse il caso di proteggere l'Italia serrandola ai flussi stranieri e adottare (una strategia che in formula 1 è chiamata Undercut) un vero e proprio lockdown che dia il tempo a tutti gli italiani di manifestare sintomi, guarire e cancellare definitivamente il virus dal suolo italiano?

Anziché chiuderci a settimane alterne per provare ad adottare un sistema che faccia meno male (ma che alla lunga si sta dimostrando un continuo rimando in attesa di un improbabile vaccino e dalle tempistiche incerte), 40 forse 45 giorni di chiusura totale per ogni genere di attività (tranne le essenziali gestite dalle protezione civile e dai militari con viveri e farmaceutici direttamente a domicilio) non renderebbero l'Italia l'unico paese occidentale pronto a ripartire sul serio e totalmente Covid free?

Pensateci, "solo" 45 giorni per buttarci tutto questo alle spalle. Che spinta darebbe alla nostra economia? Forse sarebbe l'unica promessa che ci farebbe accettare quello che sarebbe da considerare come l'ultimo sacrificio.

40 giorni per liberare l'Italia dal nemico e renderla la nazione trainante di nuova epoca: niente mascherine, niente distanziamento sociale, niente plexiglass, niente più bollettini di guerra, niente decreti e dirette facebook. Niente di niente. Un'Italia sana, libera e pronta alla vita, come sempre, e stavolta da leader di un'Europa con le ossa rotte