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L’Inclemente – Bologna e Firenze non hanno camerieri e i motivi sono drammaticamente reali

Carenza di forza lavoro nella ristorazione, i motivi vanno cercati nell'incertezza e ammortizzatori sociali

L’Inclemente – Bologna e Firenze non hanno camerieri e i motivi sono drammaticamente reali

Metà maggio: pare – a voler essere ottimisti – che si stia pian piano arrivando ad un punto di svolta nel nostro tortuoso viaggio insieme alla pandemia da Covid-19. Tra l’estate che si avvicina, la somministrazione dei vaccini che tra alti e bassi sta procedendo, le terapie intensive che hanno sicuramente meno ospiti rispetto all’inverno, l’Italia (al netto di qualche zona rossa locale) si trova principalmente tutta in fascia gialla, cioè quella con “””minor””” rischio di contagio.

Questo nel mondo della ristorazione ha significato riprendere a lavorare, seppur tra tante difficoltà: tra l’ormai temuto-odiato coprifuoco e le sedute obbligatorie all’esterno, si è fatta strada un’altra difficoltà che ai meno avvezzi al lavoro avranno difficoltà a comprendere.

Potrebbe suonare fuori luogo, ma è vero: c’è carenza di personale nel settore ristorativo. Mancano camerieri ed addetti a svariati tipi di mansioni in cucina. Questo è quello che riporta il Corriere edizione Bologna, ma non solo; gli fa eco anche il Corriere fiorentino, palesando lo stesso problema della Grassa e Dotta nel capoluogo toscano.

Il denominatore comune pare chiaro: i lavoratori della ristorazione, molti di quelli che affollavano le nostre giornate come banconisti, camerieri, impiegati in cucina, hanno abbandonato la vasta imbarcazione che affondava senza ristoro alcuno e ha deciso di darsi ad “altro”.

Quale “altro”, direte voi? In tempi in cui un lavoro stagionale equivale davvero ad affidare il proprio futuro lavorativo al meteo (non che prima fosse così stabile), gli addetti si sono riversati in altri mercati (ad esempio, convertendosi in fattorini delle varie piattaforme delivery e comunque restando nell’ambiente del “lavoro a chiamata” tipico della gig economy) , oppure affidarsi vita natural durante ai sussidi ed ammortizzatori sociali dello Stato.

Qualcuno ha detto “sussidi ed ammortizzatori sociali”? Qui casca il somaro. Spesso, si preferisce ricorrere agli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal governo di turno (quello stra-famoso è il reddito di cittadinanza, strumento già presente ma potenziato da qualche anno) e “potenziati” per alcune categorie durante la pandemia da Covid-19.

Per il tenore di vita di qualcuno, potrebbero sembrare briciole in effetti: parliamo di importi che si aggirano tra gli 8.000 e i 15.000 euro annui (dipende dal tipo di sussidio ricevuto, tra quelli “soliti” a quelli “spot” come quelli per l’infanzia o altro), che per tirarci su una famiglia sono davvero pochi.

Eppure, l’altro dato sconvolgente è che spesso i sussidi si equivalgono alle paghe offerte dai datori di lavoro o presunti tali: si crea un circolo vizioso quindi di sussidi, lavoro nero e lavoro grigio (i famosi “part time” che in realtà sono full time…)

Pare evidente che il problema abbia molteplici teste, ma davvero impossibile iniziare a tagliarne qualcuna?

In questo Inclemente però una dose di “inclementitudine” da sola non basta: mi sembrerebbe di essere la Signorina Rottenmaier, quindi c’è bisogno di una dose più che inclemente direi luciferina: Antonio Lucifero, da imprenditore e commerciante da anni, ha una visione molto lucida della questione e non la manda a dire.

E' chiaro che strumenti come il reddito di cittadinanza, in un momento come questo, oltre a essere un vero e proprio deterrente occupazionale è anche il porto sicuro in cui si sono rifugiati i tanti che già dal un bel po' erano fuori (o non ne hanno mai fatto parte) dal mercato del lavoro, braccia che si vanno a sommare alla nutrita folla (non per loro scelta) che si gode una disoccupazione a cui non vale la pena rinunciare. L'uomo per natura è comodo, si adatta a vivere con meno se per poter aver di più significa rischiare di uscire dalla propria zona di comodo. E poi ci sono esclamazioni magiche che danno conforto soprattutto quando hai passato una giornata sul divano a guardare notiziari catastrofisti "Non c'è lavoro", "Siamo in crisi", "Aspettiamo tempi migliori", "Andrà tutto bene" e fior fior di esperti che ogni giorno dicono tutto e il suo contrario etc etc.

Certo, guai a dirlo, nessun umano vuole sentirsi dare del "fannullone" o peggio del parassita, ma fidatevi che oltre il vostro mondo ideale fatto di persone che non vedono l'ora di essere utili vi è una nutrita schiera di personaggi che, seduti in riva al fosso, se la gode e preferisce non crearsi problemi soprattutto in un periodo di instabilità come questo.

In questa variegata folla di FORZA LAVORO IN STAND BY possiamo distinguere tre diverse tipologie di usufruitori:

Il parassita: non lavorava prima, non lavora adesso e non ha alcuna intenzione di lavorare domani ne mai. Si accontenta e gode. Non sono questi a mancare all'ospitalità, questi non ci sono mai stati.

Il calcolatore: non trova assolutamente a proprio vantaggio dover abbandonare un beneficio acquisito per ricevere uno stipendio che mediamente è lievemente inferiore, se non uguale (780 euro di media elargiti senza smuoversi dalla poltrona), a quello che potrebbero ricevere lavorando nell'ospitalità. Inoltre vi è il concreto rischio, dovesse verificarsi il prossimo autunno una situazione identica allo scorso anno, di ritrovarsi a dover rifare tutta la prassi per poter accedere all'assistenzialismo e nel peggiore dei casi -se assunto a tempo indeterminato- causa blocco licenziamenti, cadere nella trappola della cassa integrazione attesa (ovviamente) da alcuni come la cometa di Halley, insomma un vero e proprio incubo.

Self Made Man: Chi non volendo perdere il beneficio, si presenta ai colloqui di lavoro, anche diversi tra loro e chiede di lavorare a nero e raggiungere con il minimo sforzo uno stipendio più che regolare se non superiore a quanto riceverebbe normalmente inquadrato.

Al netto delle "esagerazioni" in cui si rischia di cadere quando si trattano argomenti così sensibili è chiaramente il caso di rivedere l'intero sistema assistenzialista e di accesso al lavoro. I 2980 navigator, costati la bellezza di 6 milioni di euro al mese da quando sono attivi. non sono riusciti a collocare nemmeno un numero equivalente a un quarto del loro, di fatto ad oggi hanno generato 423 assunzioni su un totale di 3.238.931 persone coinvolte, tra quelli in attesa di collocazione e quelli direttamente connessi ( Nel primo trimestre 2021 erogato a 1,48 milioni di famiglie). Insomma probabilmente i Navigator sono quasi gli unici a cui è stato dato un impiego e soprattutto, com'è che mettere in contatto aspiranti lavoratori con chi ne ha bisogno?

In uno scenario come questo lo Stato ha l'obbligo di rivedere totalmente il sistema assistenziale per renderlo atto a reintrodurre queste persone nel mercato del lavoro e non sprecare risorse pubbliche che non abbiamo.

Tornando all'argomento di nostro interesse e cioè l'assenza di manodopera nell'ospitalità, il Governo dovrebbe fare chiarezza e provare a dare fiducia all'intero comparto garantendo ad ogni costo la tanto attesa immunità di gregge prima possibile per fare in modo che queste attività non siano viste come navi alla deriva da evitare ad ogni costo ma come concreta possibilità di crearsi una carriera, avere dignità lavorativa e garantirsi un'occupazione che non dia l'impressione di essere temporanea e fino a prossima chiusura.

Concludendo: è tutta colpa dei "fannulloni?"

No, se apriamo e chiudiamo le regioni come se fossero una confezione di Tic Tac.

No, se ogni 15 giorni mandiamo Astrazeneca a revisione e annunciamo una nuova variante mortale.

No, se quello che viene annunciato in pompa magna oggi non vale domani.

Allora signore e signori, non possiamo prendercela con i fannulloni se hanno scelto di stare a guardare in attesa di tempi migliori, non sono altro che la cartina tornasole di un paese che non ha riferimenti e direzione.

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