Lui Vino Rosso 2020 Az. Agr. Vintage - La new age valdostana
Valle d'Aosta Pinot Nero Az Agr Vintage Elisabetta Sedda
Località Pallein, 40, 11020 Saint Christophe
(AO) - ITALIA
Cell.+39 320 4047325
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Sono sempre più convinta del fatto che la Valle d’Aosta sia la terra che oggi abbia più da offrire a chi cerca vini di piccoli vigneron artigiani, attraverso la giusta lettura di un territorio unico.
Incastrate tra le alpi, fino a quote da capogiro, le vigne si allineano secondo un ordine antico, fidelizzato dall’esperienza dei vignaioli che da sempre si arrampicano sui ripidi costoni rocciosi, battuti dai venti gelidi. La posizione geografica, per quanto ostile, visto il clima rigido, le forti pendenze e la barriera naturale della catena alpina, ha salvato nel tempo moltissimi vitigni storici, tutti straordinariamente interessanti, presenti unicamente nella Vallée.
Un patrimonio immenso, che forse molti capiscono solo oggi. Già, perché la vitivinicoltura valdostana è stata lungamente snobbata. Direi con gravissima negligenza e pigrizia mentale da parte di chi scrive di vino, che invece dovrebbe andare a caccia di realtà così esclusive.
C’è una new age del vino valdostano, condotta da giovani che hanno presa coscienza di tanta ricchezza e vogliono dire la loro con fierezza, e con una certa libertà di espressione.
Tra questi c’è Elisabetta Sedda che a Saint Christophe, subito fuori le mura di Aosta, città di origine romana, conduce appena due ettari di vigne, distribuite su diverse parcelle, circa venti, fino a raggiungere un’altitudine di 1.200 metri sul livello del mare. Viticoltura di montagna, vecchie vigne, in punta di piedi lungo il filo dell’equilibrista che parte dalla storica esperienza dei vigneron valdostani, fino ad incontrare, e raggiungere, la contemporaneità della propria giovinezza.
Il cognome Sedda ci ricorda che Elisabetta ha origini sarde. La cosa non mi meraviglia perché la Valle d’Aosta, da prima della Seconda Guerra Mondiale, accoglie gente da altri territori, che qui cercano migliori condizioni di vita.
È stata una sommelier che ha girato tra l’Italia e l’estero, così inizia questa storia: “ qui non tornerò mai”, racconta sul suo sito web, le ultime parole famose sparse al vento perché poi è rientrata con questo bellissimo progetto.
L’azienda è nata nel 2016, insieme ad altri soci, poi persi per strada. Oggi la porta avanti insieme alla sua testardaggine. A volte un punto di forza più che un difetto.
Ho provato con grande curiosità alcuni vini suoi al ristorante Vecchio Ristoro, la stella Michelin di Aosta.
Lui vino rosso, si è fatto notare particolarmente.
Uno splendido pinot nero di montagna, l’ultimo nato nella cantina di Saint Christophe. Di questo vino sono state prodotte 240 bottiglie e 10 magnum, si legge sulla retro etichetta, questa è la n. 136.
Niente chimica di sintesi e ben poco da intervenire in cantina, è la linea guida.
Poi si legge, sempre in etichetta, “V HAMSA”, che sta per quinta annata, ovvero quel 2020 che non si vuole nominare, funesto, durante il quale però la natura è stata libera, e così anche le vigne ne hanno tratto una buona energia.
Per esprimersi in libertà nel bicchiere bisogna dargli tutto il tempo che vuole. Sa sedurre al naso con personalità decisa e elegante allo stesso tempo. Ricorda il rabarbaro, le more, poi l’eucalipto, sottilissima la liquirizia e, a sua volta, il tamarindo. L’assaggio si mostra austero, con tannini fitti, ancora giovane. Dinamico e profondo, brilla nella freschezza, e qui mi prendo la libertà di definirla “felice”.
Sì, questo è un vino felice.
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